lunedì 11 luglio 2011

Mi chiedevo, senza averne risposta, perché fossi nata!?

Quando sono accaduti questi avvenimenti... cento anni fa o solo stamattina?! ... Mi sembrava di essere precipitata in un profondo baratro, tutto era nero intorno a me anche quella palla di fuoco che illuminava il giorno, era come se la morte stessa mi avesse abbracciata lasciandomi il suo gelo ad-dosso; avrei voluto scappare, ma da sé stessi non è possibile allontanarsi. Mi stupivo io stessa, quando con fatica riuscivo ad affrontare una nuova giornata. Era estate, ma nel mio cuore mai inverno fu più cupo! Spesso guardavo i miei tre figli e li sentivo lontani, come se non mi appartenessero più, né riusciva a scuotermi la loro domanda carica di trepidazione e d’angoscia: <<Mamma vuoi morire anche tu?>>. Per quanto mi dispiacesse vedere l’espressione di dolore dei miei figli, dei genitori, dei miei fratelli, pure non riuscivo a liberarmi da questa angoscia, sentivo che il mio viaggio senza ritorno era iniziato, infatti morire era rimasto il mio unico desiderio, dissolvermi nel nulla! Mi chiedevo, senza averne risposta, perché fossi nata!? Ma nonostante la stanchezza e la disperazione, il cammino della vita seguiva il suo corso. Come un robot, compievo meccanicamente i miei doveri: preparavo la colazione, prendevo una tazzina, versavo il caffè e mi dirigevo verso la nostra camera per offrirlo a mio marito; che orrore! Mentre cominciavo a fare i primi passi, la mente mi proiettava il suo viso incorniciato in una bara. Un grido muto e disperato mi scuoteva tutta. Avevo la sensazione di essere stata squartata e speravo con tutta me stessa che quell’inutile vestito dell’anima, il mio corpo, fosse annientato dal dolore, ma purtroppo il mio desiderio non si realizzava, così cominciai a pensare di liberarmene personalmente. Vegetavo immersa in questa ossessione, quando inspiegabilmente desiderai conoscere la sorte delle anime dopo la morte. Presi a leggere il volume di una nostra enciclopedia in cui era esposta la storia delle religioni e in cui questo argomento veniva trattato. Tuttavia, il suo contenuto mi lasciò delusa per le numerose incoerenze trovate; giunta, però, in quella parte del libro che trattava come argomento il Cristianesimo, rimasi stupita per la sua bellezza e coerenza, perciò decisi di leggere il testo originale, piuttosto che l’opinione di uno scrittore. Avevo a casa i Vangeli che usavo un tempo a scuola, così iniziai a leggerli. Nel momento che avevo iniziato ad esaminare quella Sacra Parola, mi sentivo divisa in due, come un albero che un fulmine ha colpito durante una tempesta, facendo precipitare a terra la mia parte migliore. Il tarlo che ossessionava la mia mente era sempre lo stesso: raggiungere la persona amata; eppure, durante la lettura qualcosa d’imprevisto e d’insperato cominciò ad accadere dentro me.                                                                                           
Iniziai la lettura dei Vangeli con grande fatica, infatti, benché, solo poco tempo prima fossi solita leggere un libro rapidamente, ora non riuscivo a concentrarmi, era sufficiente imbattermi in una parola per uscire fuori rotta. Dovevo affrontare una lotta immane, mente, cuore e corpo erano in continuo combattimento, la ragione mandava falsi messaggi al corpo ed io mi sentivo sfinita, spesso provavo un intensa fitta ai polsi come se gli avessi recisi e per ritornare alla realtà li sbattevo sul camino per contrapporre ad un male immaginario uno vero. Ero consapevole che la mia condizione era motivo di preoccupazione sia per i miei famigliari che per i miei figli i quali, a loro volta, soffrivano intensamente. Cercavo di nascondere il mio malessere anche se con scarsi risultati. Tuttavia, man mano che la lettura dei Vangeli procedeva, lentamente avveniva in me ciò che in fisica viene definito cambiamento di stato: sentivo il gelo che avvolgeva il mio cuore sciogliersi, ma resistevo ancora, così quando lessi: : <<Nessuno ha amore più grande di dare la vita per i propri amici.>> in Gv.15:13, provai tanta rabbia, come poteva chiamarmi amica chi mi aveva privato del bene più grande. Avrei voluto colpire con pugni sul petto l’uomo che mi parlava d’amore, se veramente fosse stato un amico, se veramente era il Figlio di Dio, se veramente era in grado di leggere la disperazione del mio cuore, non per me ma per le persone che mi stavano accanto era proprio quello il momento d’intervenire. Mi trovai a pregare senza neppure rendermi conto: <<Signore Tu conosci i miei più profondi sentimenti, sai che non voglio vivere, ma per amore di chi mista accanto, non permettere che mi tolga la vita, infatti non ho il diritto di far soffrire nessuno>>. Il mio precipitare nel baratro immediatamente si arrestò, le sue braccia celesti mi avvolsero in un dolce abbraccio riportandomi in superficie. Quale serenità provavo! Subito la gratitudine mi spinse ad offrirGli quella vita che prima volevo buttare via, perché Egli la usasse per il bene delle persone che mi sarebbero state attorno. Il Signore già da tempo avrebbe voluto proteggermi, come fa una chioccia con i suoi pulcini, ma io non Glielo avevo permesso. Scoprii che Cristo è una persona viva che parla a ciascun uomo in vari modi, ma specialmente attraverso la sua Parola. Giunta a quel passo in cui il Salvatore lava i piedi ai suoi discepoli, mi resi conto che quel discorso era diretto anche a me, presi lentamente a piangere, osservando quanto arrogante, presuntuosa ed egoista fossi e provai vergogna di me stessa vedendo di quale grande amore ero oggetto. Qualche tempo dopo informai il sacerdote della mia parrocchia di quanto mi era accaduto e quindi mi misi a sua disposizione sperando di poter servire il Signore in qualche modo. Egli, commosso per quanto gli avevo raccontato, poiché mi conosceva fin da bambina, mi diede prontamente degli incarichi all’interno della sua comunità. Intanto la piccola sezione dei vangeli terminò. Chiesi al prete se poteva procurarmi una Bibbia e egli si offrì di acquistarmela. Cosa conteneva l’intera Sacra Scrittura? Tuttavia, più che incuriosita ero disperatamente assetata, assetata d’un amore che fino a quel momento non sapevo esistesse e che lentamente stavo scoprendo. Così qualche tempo dopo, visto che il sacerdote indugiava, acquistai la Bibbia per mio conto in modo da conoscere nel suo insieme ciò che Dio desiderava farmi sapere.
Fra gli incarichi, all’interno della comunità, oltre alle prime letture della Parola, durante la messa, che precedevano quelle del sacerdote e le sue meditazioni, fui scelta assieme a poche altre persone a far parte del consiglio ecclesiale, ma uno dei compiti affidatomi, da me preferito, fu quello di preparare dei giovani per la cresima, un sacramento che dovrebbe predisporre i ragazzi a diventare perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo. Come mia abitudine, prima di insegnare agli altri cercai di fare degli studi approfonditi sulla materia, non solo da vari testi, ma soprattutto da Quello che avrebbe dovuto essere il più importante, la Bibbia, in quanto contiene la Parola di Dio. Avevo iniziato a leggere il Testo Sacro, subito dopo la scoperta che Dio non è lontano dagli uomini, anzi ci sta vicino e vuole parlarci, così desideravo parlare di Lui a chiunque fosse disposto ad ascoltarmi. Per me era una grossa responsabilità parlare di Cristo e del suo sacrificio, perciò, durante questi studi, ebbi modo di notare le grandi differenze esistenti fra quanto Dio dice e quanto invece viene insegnato dagli uomini e in più circostanze ne parlai col sacerdote, che consideravo un fratello maggiore; ma perfino lui, su vari argomenti era perplesso e purtroppo non era in grado di darmi risposte soddisfacenti. Intanto il Signore mi parlava attraverso la Sua Parola e quando qualcuno mi confidava le sue difficoltà, gli suggerivo di parlarne a Gesù e di leggere la Bibbia, perché da quella lettura avrebbe tratto un gran giovamento se non la soluzione di tutti i problemi. Il mio nuovo modo d’agire e pensare era considerato alquanto stravagante dai più e una strana fissazione dai miei cari, che l'attribuivano al trauma subito dopo la tragica morte di mio marito. Fu proprio in quel periodo che, cercando una determinata stazione radio, m'imbattei in una, la quale trasmetteva la lettura e lo studio sistematico della Sacra Scrittura. Inizialmente pensai che forse questi programmi fossero frutto della mia mente malata, infatti spesso le trasmissioni erano appena percettibili e difficili da sintonizzare, ma con l'andar del tempo realizzai che era tutto reale. Ero assetata della Parola di Dio, così non spostai più la sintonia dall'emittente “Radio Vita Nuova”. Scoprivo attraverso l’ascolto di quei programmi di non essere sola ad avere un interesse così profondo verso la persona di Cristo, mentre nel mio ambiente non si era considerati normali se l’argomento Dio o le cose a Lui inerenti occupavano troppo spazio. Parlai di questa emittente al sacerdote ed egli m'informò che si trattava di una radio evangelica e mise in risalto il fatto che gli studi e le riflessioni che venivano fatti erano proprio buoni e che egli stesso, se poteva, li ascoltava. Così continuai a sintonizzarmi, seguendo spesso le trasmissioni con la Bibbia aperta e un foglio a portata di mano per trascrivere i versetti che spesso venivano consigliati per confrontare e confermare determinate affermazioni anche da altre parti del testo. Come è facile immaginare non sempre ero in sintonia con quanto veniva affermato dallo speaker, anzi la sicurezza del conduttore dei programmi del mattino spesso mi irritava, infatti scambiavo la sua fede incondizionata nella Parola di Dio, per pura presunzione. Così un giorno, avevo appena installato l’apparecchio telefonico, decisi di telefonare allo speaker della radio per avere con lui dei chiarimenti.
Quasi subito lo speaker di quella radio e sua moglie mi vennero a trovare. Raccontai loro la mia esperienza avuta con Cristo, descritta nella prima parte di questo scritto. Alle mie numerose domande essi, invece di mille chiarimenti, mi consigliarono di continuare la lettura della Bibbia per avere dal Signore stesso le risposte ai miei perché spirituali. Prima di salutarmi pregarono per me, per la mia famiglia, per la chiesa che frequentavo e per il sacerdote. Egli aveva un compito molto impegnativo, quello cioè di curare le anime della comunità che gli era stata affidata, facendo loro conoscere la verità: la via che conduce a Dio, Gesù Cristo l'unica salvezza che il Creatore abbia offerto agli uomini. Salutandomi, chiesero al Signore di benedire me e la mia casa e mi domandarono, se inseguito avrei gradito la loro visita, in caso contrario, non mi avrebbero più disturbato. Per un attimo fui presa da timore, ma considerai che il loro intento era solo quello di fare del bene, così acconsentii che venissero a trovarmi. Da quel giorno la lettura del Testo Sacro fu in qualche modo più chiara ed anche il mio desiderio di ubbidire a quanto scritto. La Domenica successiva avrei dovuto recarmi in chiesa come facevo regolarmente ma non ci riuscii, chiudendo gli occhi vedevo, attorno a me, tante statue di cui il Signore aveva vietato l’adorazione ed io stessa inginocchiata, mentre veneravo un’ostia nella quale avrebbe dovuto trovarsi Gesù. Nella mia mente, come un ritornello si ripetevano i versetti: “Non ti fare scultura alcuna... e i veri adoratori devono adorare Dio in spirito e verità”. Desideravo ubbidire a Dio e non agli uomini, così da quel giorno, se pur con tanta sofferenza non andai più in un posto dove la Parola di Dio non solo non viene insegnata ma purtroppo, anche continuamente, trasgredita. Intanto, la serenità che il Signore mi dava, si rifletteva anche sulla vita di miei figli. Ricordo il loro dolore e le continue domande che essi mi rivolgevano su Dio. Spesso erano adirati nei confronti di Gesù che li aveva privati del loro amato padre, in una di quelle circostanze risposi loro con un esempio …: se una vostra amica, in un atto d’amore, vi presta i suoi migliori giocattoli, se un giorno vi chiede di restituirgliene uno, non la insultate o ingiuriate, ma la ringraziate per tutto il tempo di cui avete goduto di quel bene. Noi non siamo padroni di alcuna cosa, ogni bene ci viene da Dio che fa piovere le sue benedizioni sui giusti e gli ingiusti, quando ci viene chiesta la restituzione di un bene, si dovrebbe essere grati per averlo avuto, sia per un attimo che per tanto tempo. Io e loro avevamo conosciuto l’amore, nel mio caso di un marito affettuoso e nel loro di un padre pieno di attenzioni, l’unica cosa che ci restava da fare era ringraziare il Padre celeste per il periodo che ce lo aveva lasciato. Intanto le persone che mi erano venute a trovare tornarono ancora, di solito la sera del giovedì, sul tardi, dopo gli studi biblici che si tenevano nella loro comunità. Si trattenevano soltanto pochi minuti, giusto il tempo di salutarmi e di pregare con me e per me e la mia famiglia. Intanto la lettura della Sacra Scrittura procedeva. Che strano! Pensavo di conoscere bene Gesù, ma ora avevo modo di viverlo intimamente, come amico, così come inizialmente si era presentato.
Realizzai che Gesù, pur essendo Dio, umiliò se stesso prendendo forma umana e dell'uomo scelse la condizione più miserabile, pur facendo del bene a tutti è stato odiato da molti, deriso e considerato pazzo persino dai suoi cari. Soffrì pene indicibili e tutto questo perché? Egli sopportò la croce, per impedire che io e ciascun uomo subisse una pena infinita, cioè la separazione eterna dall’amore infinito di Dio. Gesù, vedendo la salvezza dell’umanità, di coloro che avrebbero accettato il Suo sacrificio, ne provò una grande gioia. Ricordo, che mentre meditavo sul versetto: “Nessuno ha amore più grande di dare la vita per i propri amici” Gv.15:13 , in qualche modo il Signore mi spiegò la Sua sofferenza e la grandezza del Suo amore. Egli mi fece comprendere che ogni separazione produce dolore e questo è più intenso proporzionalmente al valore che ha per noi la perdita subita. La morte di mio marito mi aveva fatto perdere la ragione, il dolore era un vero e proprio tormento, eppure il sentimento che ci aveva unito non era perfetto, c'erano state incomprensioni, discussioni animate, mentre l'amore che unisce Cristo al Padre è sempre stato perfetto, l'inferno è il distacco della creatura dall'amore infinito di Dio, perciò la loro separazione ha prodotto nel Padre e nel Figlio un dolore infinito, percepito dai presenti ai piedi della croce con il grido di Gesù “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. Egli non è morto per le ferite subite, che pure hanno prodotto sofferenza, ma perché, in quel momento, è stato privato dell'amore del Padre. Il nostro Salvatore ha conosciuto l'inferno per me e per ogni uomo … Intanto il missionario e sua moglie continuarono a venire a trovarmi, non mi chiesero mai di partecipare alle loro riunioni, tanto che pensai di non esserne degna. Tuttavia, dopo qualche tempo forse io stessa chiesi di poter frequentare gli incontri settimanali che si tenevano in un locale in città.
Così una Domenica mattina la coppia di missionari vennero a prendermi e mi condussero nella loro sala di riunioni. Osservavo ogni cosa e presi appunti su quanto veniva detto per verificarlo con calma a casa, infatti ero sempre un po’ diffidente. Tuttavia ero stupita nel vedere come il Signore parlasse attraverso i suoi. Alla fine del culto fui salutata con un applauso dall’intera comunità la quale, informata della telefonata fatta da me alla radio, aveva pregato il Signore per tutto quel tempo. Era tutto così bello, sentivo un calore e un amore profondo verso quelle persone mai viste prima e contemporaneamente era come se tante braccia mi trasmettessero l’amore dello stesso Gesù. Da quel giorno sono trascorsi molti anni, la mia vita non è priva di problemi, anzi, in qualche caso, spesso sono stati molto dolorosi, ma, con l’aiuto del Signore, le difficoltà sono state affrontate e risolte, non sempre nel modo che avrei pensato, tuttavia accetto ciò che il mio Creatore permette per il mio bene. Man mano ho scoperto nel tempo che la Parola di Dio è l’unico tesoro che arricchisce per sempre. Desidero ringraziare Gesù per tutto quello che ha fatto per me, posso veramente affermare che “Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore.” Ger.15:16. Alla fine di un temporale gli alberi sembrano grondare infinite goccioline simili a lacrime, ma basta un raggio di sole per trasformarle in stupendi brillanti, il mio Redentore ha fatto lo stesso col mio dolore, dandomi nel cuore una gioia che mai più avrei sperato di provare. E´ proprio per questo motivo che ho scritto questo episodio della mia vita, di cui, essendo un fatto intimo, non avrei parlato volentieri, ma l’ho raccontato proprio a te perché ti aiuti a trovare il bene più prezioso: ”DIO”.
Grazie a chi ha voluto starmi ad ascoltare, come si fa con i vecchi.

P.S.
È probabile che tu, come un tempo io stessa, sia curioso di sapere che fine fanno le anime di chi muore, credimi il Signore, per mezzo della Sua Parola te lo spiegherà in modo del tutto personale.
Ho omesso i fatti più dolorosi, avvenuti anche dopo la conversione, non perché non desidero glorificare il Signore, ma per non appesantire il racconto. ma chi fosse interessato son disposta a raccontarli solo se servono come aiuto.
                                                                                      TERESA CANU

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