mercoledì 13 luglio 2011

Una guerra che purtroppo è stata anche mia

  ELIO LAZZARINI RACCONTA GLI ANNI PRECEDENTI ALLA SUA CONVERSIONE A CRISTO
Era nel mese di marzo 1943 dove mi trovavo bordo di un sommergibile operante nel Mediterraneo. Avevo perduto i miei genitori da giovanissimo. Avevo 7 anni quando mia madre mori,' dieci anni piu tardi fu la volta di mio padre. Ero sempre triste.Avevo lavorato in un stabilimento dei cantieri navali,lavoro duro e pesante. Volevo migliorare la mia vita, e per fa cio' mi iscrissi in una scuola privata serale . Avrei potuto conseguire il diploma di geometra. Purtroppo la guerra fece svanire tutte le mie speranze, tutte le nottate spese sui libri , il costo delle lezioni erano state spazzate via. Ed ora rinchiuso in quella barra di acciaio, ero seduto davanti a due microfoni nella camera di manovra, ricevendo e trasmettendo gli ordini che mi giungevano.
Eravamo appena emersi, quando una voce eccitata mi comunico' due parole
"Allarme navale!" Era il comandante che era appena salito sopra sulla plancia
mi comunicava quella notizia. Cercai di tenermi calmo, infatti confermai che avevo capito, apersi l`altro interfonico diramando l`ordine ricevuto. A quelle parole tutto l`eqipaggio rimase come elettrizzato.
Era stata avvistata una grossa nave scortata da due torpediniere.
Ricevetti altri ordini di cambiare la rotta e la preparazione dei tubi di lancio dei siluri. Poco dopo potevo comunicare che i siluri erano pronti al lancio.
Al momento che mi arrivo' l`ordine; fuori uno, fuori due fuori tre e quattro.
La mia gola si chiuse, fu l`ufficiale di macchina a rilanciare quell`ordine.
I siluri partatori di morte si avviavano al traguardo, mentre il sommergibile si immergeva. Mi sedetti davanti ai timoni di immersione per guidare la nave, ma il mio cuore era in tumulto. Scendemmo a 100 metri, pochi istanti dopo si udi lo scoppio di due siluri, seguiti poco dopo da un boato, le caldaie della nave colpita erano saltate in aria. A nostra volta fummo soggetti ad un bombardamento con cariche subaque da uno dei caccia.Ma dovette limitarsi a poche cariche per non mettere in pericolo i naufraghi. La pressione prodotta da quelle bombe avrebbe potuto spezzare la schiena di quei malcapitati. Ritornammo a Cagliari.
Il giorno seguente del nostro arrivo, ricevemmo l`ordine di indossare la divisa di uscita, e con il comandante in testa marciammo per le vie della citta' dove entrammo in una chiesa cattolica dove venne fatta una messa. Ma ero nauseato
alla fine chiesi ad un sottufficiale il motivo perche' eravamo stati condotti li. Mi rispose, per ringraziare il Signore che ci ha fatti rientrare sani e salvi. e poi per ringraziamento per la vittoria che abbiamo avuto. Risposi a mia volta,sono daccordo quanto riguarda la nostra incolumita' e il nostro ritorno in porto, ma non nel considerare che Dio sia un discriminatore...probabilmente dissi, su quella nave ci potevano essere dei cristiani migliori di noi.

Secondo capitolo
: "Io vi lascio pace, io vi do la mia pace.'Giov.14:27
Dopo che abbiamo cacciato i tedeschi da La Maddalena. mi mandarono in una batteria anti aerea a difesa dell`isola. La vita era di gran lunga migliore, potevo dormire in una cuccetta pulita, mentre a bordo del sommergibile mi avevano dato un sacco sudicio di unto e di grasso, ma quando mi alzavo un`altro marinaio si metteva al mio posto.Per lavarci, potevamo usare soltanto acqua di mare. Ora la situazione era diversa.Soltanto il cibo era scarso. Ricevevamo un po di pasta e un po di riso. Ma nessun condimento come olio, burro o sugna. Anche il pane era scarso. Eravamo in due sottocapi che ci dividevamo i compiti. Un mese uno dei due si occupava dell`approvigionamento e della cucina, l`altro di affidare i posti di guardia, della pulizia e della raccolta di di legna per la cucina. Spesso i marinai venivano da me chiedendomi di tenere uno dei due pannini che ci davano, ed usarlo per la cena. Avevano fame.
Avevamo un gatto, ma un bel giorno non lo trovammo piu'. Credo che durante il periodo della guerra, molti gatti morirono per la patria, e furono onorati alle mense.
Una notte, una delle sentinelle mi sveglio', dicendomi che nella batteria c`era una capra, - chiese cosa doveva fare! - Spara un colpo sull`animale, e il secondo colpo in aria risposi. - Secondo la regola avrei dovuto dare l`ordine di sparare in aria per primo. Pochi minuti dopo, suono' il telefono, era il comandante che aveva sentito gli spari. Gi spiegai che la sentinella aveva visto un`ombra muoversi, aveva intimato il "chi va la,e alto la. non ricevendo risposta sparo' in aria e poi dove aveva visto muoversi sparo' la seconda volta colpendo una capra.
La mattina dopo, i marinai non si fecero pregare di darsi da fare tagliando a pezzi l`animale.
Il cuoco fece il suo meglio per preparare un `arrosto. La carne era un po dura perche' il caprone era vecchio. Ma con tutto cio' tutti si riempirono lo stomaco.
Non c`e'ra molto da fare in quella batteria, spesso pensavo alla mia condizione,
ero molto depresso. Un giorno mi trovai con un moschetto in mano, lo puntai sulla fronte e una mano sul grilletto. Satana dev`essere stato ben felice in quel momento. - No!- Dissi a me stesso, questo non lo devi fare. Alle volte dicevo:
Se veramenti esisti e sei un Dio, mi hai preso mia madre e mio padre assieme a due fratellini di pochi mesi. Perche' non hai preso anche me? Che male ti ho fatto per procurarmi questa sofferenza? Se avessi avuto in mano la Parola del Signore, avrei trovato conforto, una parola di speranza. Cosa m`importava di ritualismi sterili, di funzioni religiose piu' che altro pagane. Alle volte senza esser visto piangevo. Piu' tardi conobbi che il Signore consola gli afflitti. Salmo22:24 Ma dovevano trascorre alcuni anni
Terzo capitolo

Passarono molti mesi di inedia, senza speranza di vedere una fine. La nostra vita a La Maddalena non prometteva nessun miglioramento. Sul continente le divisioni alleate avanzano e si sperava che ben presto i tedeschi sarebbero stati ricacciati. La nostra vita rassomigliava molto a quella del famoso Robinson Crouse. Non avevamo dentifrici, i sostituivamo con delle ossa di seppia, per lavare i nostri panni adoperavamo la cenere di legna, con delle molle di una poltrona che trovai fra le immondizie, feci una fiocina per pescare tra gli scogli. Purtroppo non avevo degli ami. Ci industriavamo preparando dei souvenir dove poi li scambiavamo con delle scatole di minestra nell`accampamento Americano. Nel`autunno del 1944 ricevemmo una circolare si richiedeva dei volontari per la formazione di un battaglione nel reggimento S.Marco. Feci la domanda, che fu accolta.Lasciai l`Isolaalla volta di Napoli. Vestimmo l`uniforme grigio-verde, ma poi ci diedero l`uniforme inglese,con la bandierina Italiana sul braccio.
Venni assegnato ad una compagnia di artiglieria, che consisteva in piccoli cannoncini anti carro trainati da mezzi cingolati. Passammo l`inverno in Abruzzo Molise. La neve era ancora molto alta quando ripartimmo verso il Nord. Ero assai dispiaciuto lasciare Mossiano S.Angelo quel paesetto che avevo trovato tanta brava gente, spesso andavo a trovare delle famiglie, che mi accoglievano come un figlio.
Mi trovavo a Faenza era esattamente il 28 Aprile 1945 quando ricevemmo la notizia che Benito Mussolini era stato giustiziato assieme alla sua amante Petacci.
I tedeschi si ritiravano e noi continuavamo ad avvanzare. Mi mandarono in prima linea, avevamo di fronte a noi a non piu' di 300 metri la linea tedesca. Vi erano delle sparatorie casuali, Ma tutto era fermo.
Finalmente ci siamo messi in moto con i nostri cingolati, passammo per Brescia
prendendo poi la direzione di Bolzano. Dovevamo raggiungere un paesino a 30 Km prima del confine con l`Austria.

Di fronte ad una tragedia


Prima di partire i cinque marinai che avevo a bordo del mio cingolato, mi dissero che era preparati a rimaner un po indietro della colonna in marcia, aspetavano il mio consenso dato che ero io a comandare. Si trattava di fare un piccolo buco nel radiatore.In tal caso dovevamo fermarci a riempirlo frequentemente. Bene dissi! fate le cose che non si accorgano pero'.-Stai trnquillo mi risposero.
Parlai con l`ufficiale che comandava il nostro gruppo, infatti restammo indietro
eravo in maggio,mi riempivo i polmoni del profumo della campagna e godere gli alberi in fiore. Sembravamo dei turisti in vacanza. Un certo momento l`autista del cingolato,mi disse che dovevamo procurarci un po d`acqua; - fermati vicino a quella cascina in fondo alla stada dissi. Arrivati, presi tutte le boracce che avevamo e bussai alla porta della cascina. Mi aperse una giovane donna, La salutai militarmente chiedendole un po d`acqua. -Mi guardo' con gli occhi dilattati;
-Siete italiani, mi chiese? - Si ho risposto siamo marinai del reggimento S.Marco.
A quelle parole quella giovane donna mi butto le braccia al collo e mi bacio'
Poi scoppiando in singhiozzi disse, "Perche' non siete arrivati cinque giorni fa?"
tra i singhiozzi mi racconto' che dei soldati tedeschi erano entrati in casa sua, avevano rovistato da per tutto, poi uno di loro trovo' in una culla il bambino di quella povera madre di solo poche settimane. Lo levo fuori e si mise a giocare al calcio con gli altri adoperando quella creaturina al posto del pallone.
Mi venne un nodo alla gola, poi accoratamente dissi alla giovane mamma.
Non ho parole sufficenti per darle un po di conforto, a mia volta l`abbracciai, feci uno sforzo enorme per non piangere. Mi riempi poi le boracce d`acqua, la salutai con affetto. I miei compagni, mi lessero sul volto che qualche cosa di grave era successo. me lo chiesero.- Riempi il radiatore dissi all`autista e andiamo via di qui, poi vi raccontero risposi. Quando raccontai l`accaduto tutti rimasero colpiti.
Riprendemmo tristemente il cammino, ognuno aveva imbracciato le mitragliette
che avevamo. Se per caso ci fossimo imbattuti con qualche tedesco, non avrei potuto trattenere i miei marinai di aprire il fuoco anche se questi si fossero arresi.
Questa era l`amara verita' di quello che sono stato testimonio. Alle volte in tanti anni, mi sono chiesto: hanno avuto un bricciolo di rimorso per l`atto vile che hanno
fatto tutti quei soldati se sono ancora vivi? Al processo di Norimbega i responsabili di tanti eccidi, si scagionavano dicendo: Abbiamo seguito gli ordini!" Ma uccidere un piccolo neonato in quel modo, non vi poteva essere la scusa di aver ricevuto degli ordini. Non risuona ancora nei loro orecchi il grido disperato di quella povera madre che chiede pieta'? Gesu' ha detto di amare i nostri nemici. Sono d`accordo.
"A me la vendetta e la retribuzione,dice il Signore Deu. 32:35 ma cedete il posto all`ira di Dio Rom.12:19. Certamente nel leggere questa mia testimonianza, ogniuno di voi potra' fare delle riflessioni in merito e dire: Come avrei reagito al posto di quei marinai? Le belve uccidono per due motivi; ho hanno fame, oppure si difendono dai nemici, non per il gusto di fare del male .... CONTINUA


Nessun commento:

Posta un commento