lunedì 29 agosto 2011

Ma certo ! Ce la possiamo fare !"

Un mattino, il soffione, fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria."Addio, addio"si salutavano i piccoli semi.Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato."Ma è tutta mia !"si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto. Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno.Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai ! Sei come me !"e con un piede le calpestò.Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro.Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità.Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo ! Ce la possiamo fare !"Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita.

Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi. Tu sei un messaggio.Anche queste piccole storie sono semi portati dal Vento. Dove atterreranno e che cosa faranno solo Lui  lo sa.

domenica 28 agosto 2011

Dopo sedici mesi di lotta per comprendere la propria sofferenza, papà toccò il fondo

Nel film" Affrontando i Giganti" c’è un personaggio di nome LarryChiders. E confinato su una sedia a rotelle a causa di una malattia nominata sclerosi multipla, ma la sua visione della vita e il suo livello di fede superano di gran lunga quelli di tanti uomini. Egli incoraggia il figlio anon darsi per vinto quando le... cose si fanno difficili e crede fermamente Dio può fare impossibile, Ecco la sua testimonianza raccontata dai figli che per’altro sono gli autori del film.

Ricordiamo bene quel giorno del 1984 in cui, mentre ci preparavamo per andare a scuola, notammo che papà era ancora a letto. Non era da lui alzarsi per ultimo. Di solito a quell’ora era già pronto ad andare a lavorare in chiesa. “Oggi papà ha bisogno di riposare ancora un po”, ci disse a mamma. Ma la storia si ripeté il giorno successivo e a settimana successiva. Apprendemmo allora che a papà era stata diagnosticata una malattia che chiamavano sclerosi multipla. Cadde ben presto in depressione e noi cominciammo a renderci conto di quanto la sua condizione tosse grave.
Nei mesi immediatamente successivi papà lottò per comprendere ciò che Dio stava facendo e perché gli stesse succedendo questo. Il suo corpo cominciò a perdere colpì e in breve sperimentò di tutto, da un estremo torpore a un dolore lancinante, I medici gli prescrissero una serie di farmaci sperimentali, ma nessuna cura definitiva. Gli fu detto che nei prossimo futuro avrebbe potuto perdere la vista, l’udito o ritrovarsi paralizzato. La cosa non spaventò soltanto lui, ma anche noi. Mentre mamma pregava e cercava di tenerci occupati, papà scivolò silenziosamente nella depressione più cupa.
Quando un uomo si rende conto di non poter proteggere la sua famiglia o provvedere per essa come vorrebbe, gli succede qualcosa. La sua autostima cola a picco, seguita dal suo atteggiamento nei confronti della vita. L’apatia e la depressione prendono presto il sopravvento e la speranza gli viene lentamente sottratta. Adesso sappiamo che la più grande prova di fede ha luogo quando ci si sente abbandonati da Dio.
Dopo sedici mesi di lotta per comprendere la propria sofferenza, papà toccò il fondo. Un giorno, mentre noi eravamo a scuola e mamma era al lavoro, si inginocchiò accanto al letto e diede sfogo a tutta la frustrazione e la confusione che aveva dentro. Pianse a dirotto davanti al Signore e disse a Dio che rinunciava a cercare di comprendere. “Prendimi con te o guariscimi, ma non lasciarmi così! Non posso più sopportare questo inferno personale! Gesù, tu sei il mio Signore e tu puoi fare tutto, ma non so dove tu sia in questo incubo! Ho confessato ogni peccato che mi è venuto in mente e ti ho aspettato, ma tu sei rimasto in silenzio! Perché, Signore? Perché non mi aiuti? Non sei il Dio che guarisce? Non puoi allungare il braccio e tirarmi fuori da questo baratro?”
Aveva deciso di servire Dio con la propria vita e di amare la sua famiglia con tutto ciò che aveva. Aveva condotto una vita integra e onorevole per poi ritrovarsi in quelle condizioni e perdere inesorabilmente le forze in mezzo a indicibili sofferenze. Ma la sua preghiera non si era conclusa lì. Tra le lacrime e il tremore prese anche un impegno più profondo. “Gesù, sebbene io non comprenda, ti loderò comunque, che tu mi guarisca oppure no! Non mi aliontanerò da te!”
Molti uomini, quando vengono messi alla prova, non si aggrappano al Signore. Molti rinunciano. Ma nostro padre non è così. Egli si aggrappò con fede sorprendente a un Dio sorprendente che vuole che viviamo la nostra vita in completa dipendenza da lui. Fu allora, mentre papà era in ginocchio, che Dio gli manifestò la sua presenza dopo mesi di silenzio. Ricordò amorevolmente a papà che io amava, che era con lui e che non lo aveva mai abbandonato. Allora papà si alzò, si vestì e iniziò il resto della sua vita.
Una fede rinnovata
Nei mesi successivi i dottori non poterono fare a meno di Stupirsi. Sebbene  papà non fosse completamente guarito, la malattia rallentò ma il suo atteggiamento cambio E il suo morale migliorò.
Lo notammo tutti. Papà aveva qualcosa di diverso. Faceva tutto cio’ che era necessario per non mancare agli appuntamenti con la nostra scuola e agli eventi della chiesa, Pregava con un nuovo zelo e ci parlava del suo rinnovato impegno nei confronti di Dio. Eravamo sbalorditi.
Anche altri lo notarono. “Che cos’è successo a Larry Kendrick?” chiedevano. “Pensavamo che sarebbe peggiorato, non migliorato”. Ma a guarigione era fondamentalmente interiore. La sua fede in Dio non si basava più sulle benedizioni accordate da Dio, ma sul fatto che Dio è degno di lode e di adorazione a motivo di chi egli è e non soltanto per ciò che egli fa per noi.
Papà cominciò a prepararsi per il prossimo incarico da parte di Dio quando gli venne chiesto di insegnare nella scuola cristiana che Stephen e io frequentavamo. Subito dopo che ebbi conseguito il diploma, la scuola chiuse e centinaia di studenti non sapevano dove andare. Allora Dio diede a papà la visione di una scuola nuova e lui ci rese partecipi delle sue speranze al riguardo. “Serviamo un Dio che apre porte che nessun uomo può chiudere”, era solito ripeterci citando la Bibbia (Apocalisse 3:7). Ma sulla carta sembrava non avere senso! Aveva bisogno di insegnanti, strutture e fondi e di suo non aveva quasi niente! Ma credeva nella presenza di Dio in quel progetto ed era determinato a non darsi per vinto. Vedemmo papà fare ciò che adesso siamo soliti chiamare “preparazione in vista della pioggia”. Pregava e allo stesso tempo andava avanti per fede.
Nel 1989 fondò la Cumberland Christian Academy usando le strutture di una chiesa locale. Diversi insegnanti e ottantuno studenti si imbarcarono nel progetto e sebbene molti lo reputassero impossibile, la nuova scuola salpò.
Nel corso degli anni immediatamente successivi, la frequenza salì a quattrocento studenti e vennero inaugurati nuovi campus. Molti studenti si convertirono a Cristo e vennero incoraggiati a vivere con fede perseverante. li corpo di papà continuava a indebolirsi, ma la sua fede non faceva che crescere.
Oggi la scuola è al suo diciottesimo anno di vita e Larry Kendrick è ancora il preside e viaggia tra i vari campus parlando agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie dalla sua sedia a rotelle motorizzata. Papà non riesce più a stare in piedi, ma continua a intercedere per noi e per i suoi tredici nipoti ogni giorno. Quando la gente nota il suo impegno per Dio e il suo atteggiamento positivo nonostante le dure sfide impostegli dalla malattia, comincia a considerare i propri problemi in maniera differente. Adesso ci rendiamo conto che proprio i suoi limiti fisici gli permettono di avere un maggiore impatto spirituale su tutti coloro con cui entra in contatto.

Le frecce di papà

Durante gli anni di papà a Cumberland, Shannon, Stephen e io completammo gli studi al college. Shannon andò a lavorare per la IBM, mentre Stephen e io frequentammo il seminario e rispondemmo alla chiamata di Dio al ministero a tempo pieno. Negli anni immediatamente successivi, Dio diede a ognuno di noi una moglie devota. Su nostra esplicita richiesta fu nostro padre a celebrare i matrimoni, dando a ognuno di noi un dono speciale. Di fronte ai familiari e agli amici ci impartì la sua benedizione di padre. Parlò del suo grande amore per noi e dell’accettazione incondizionata delle sue nuove figlie. Ci garantì la sua amicizia e il suo sostegno in preghiera per tutta la vita e disse che, come frecce del suo arco, ci scoccava nel mondo affinché facessimo la volontà di Dio. Ogni giovane dovrebbe sentirsi rivolgere queste parole dal padre. Fu uno di quei momenti indimenticabili che ci riempì completamente il cuore”

sabato 27 agosto 2011

Dio ha cambiato la loro vita   CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO

Per natura sono una persona molto impaziente e corro il rischio di pretendere troppo dagli altri.

 E’ da molto tempo che mi sono resa conto che questo è sbagliato e ho anche tentato di lottare contro questa tendenza, ma troppo spesso ci ho provato con le mie forze. Il risultato è stato che la mia stizza o l’impazienza n...on erano più visibili esteriormente, ma nel mio cuore la situazione era invariata. Non era questo il modo di risolvere il problema. Come potevo cambiare praticamente in questo campo? Quando mi rendo conto che l’impazienza nei confronti di un’altra persona inizia a prendere il sopravvento in me, allora penso a quanta pazienza e misericordia Dio dimostra ogni giorno nei miei confronti. Quante volte anch’io non ho voluto imparare le lezioni che lui stava insegnandomi. Rendermi conto di questo fatto mi rende umile e crea i presupposti per cui posso essere paziente anche con le altre persone. Non è più soltanto un’ira repressa, ma una vera liberazione interiore. Accanto alla luce di Dio, che vuole rivelare i veri motivi del nostro cuore, c’è l’amore di Dio che produce calore e crescita
                                                                                                         ANONIMA

Come puoi continuare a sorridere, quando ogni giorno la tua salute peggiora?

Ho visto la donna sulla sedia: era di nuovo in chiesa oggi.
Qualcuno ha detto che hanno venduto la loro casa: se ne vanno
lontano
No Ho gridato, non possono andarsene lontano.
Non ho avuto la possibilità di conoscerla: cè qualcosa che devo
...dirle:
Per favore svelami il tuo segreto: voglio sedermi ai tuoi piedi.
Ho bisogno di sapere come gestisci il tuo dolore, che è il tuo pane
quotidiano.
Come puoi continuare a sorridere, quando ogni giorno la tua salute peggiora?
Come puoi continuare a dipendere da Dio. quando vivi una vita
maledetta?
Ogni volta che la vedo: vedo il suo sorriso che viene da dentro,
dal profondo.
lo so che la sua comunione con Dio non soffre a motivo della
sedia su cui vive.
Lei sa che la sua salute viene meno: lei sa che sta svanendo. Come può lei rimanere così calma mentre io scappo lontano? Amica mia, dimmi come puoi confidare nel signore Dimmi come puoi rimanere così calma e dolce, quando lui sembra aver brandito la spada contro di te?
Tu sei per me una promessa che, perfino in mezzo al dolore.
Dio è vicino e fedele se mi rivolgo a lui, di nuovo.
Liz Hupp

venerdì 19 agosto 2011

Quand'ebbero finita l'ultima strofa, il tenente comandò di sparare.

Era l'inverno di guerra 1939-40. Ecco che cosa potè fare la grazia di Dio, fra le più crudeli scene dell'odio umano. Un ingegnere finlandese, ben conosciuto narra i fatti seguenti:


“Avevamo riconquistata una città che i nemici ci avevano presa. In quell'occasione ebbi da custodire un buon numero di prigionieri russi: sette di essi dovevano esser fucilati la mattina seguente.
Non dimenticherò mai la domenica che precedette quell'esecuzione. I sette condannati erano nelle cantine del municipio. I miei uomini, armati di fucile, li sorvegliavano. L'atmosfera era satura d'odio, perché i miei soldati, inebriati dal successo, si beffavano dei prigionieri. Questi bestemmiavano e colpivano i muri coi pugni insanguinati; altri gemevano, pensando alle mogli ed ai figlioli nella Russia lontana… L'indomani, all'alba, dovevan morire.
Ad un tratto, uno dei condannati si mise a cantare. Tutti pensarono che fosse impazzito. Avevo notato che quell'uomo, chiamato Koskino, non bestemmiava come gli altri e, benché apparisse disperato, v'era rimasto seduto su di una panca, senza manifestare rabbia. Cantò dapprima timidamente, poi a poco a poco la sua voce prese forza. Tutti i prigionieri si volsero verso di lui per ascoltare il suo canto:
Sicura in man di Cristo
Sicura nel Suo cuor
L'anima mi riposa
All'ombra dell'Amor.
S'ode una voce d'angeli
Qual inno di vittoria
Dai campi della gloria
Al fiammeggiante mar.
Sicura in man di Cristo
………………………
Ripetè diverse volte queste strofe. Quand'ebbe finito, ci furono alcuni minuti di silenzio. Poi un uomo, il più furibondo, esclamò:
“Koskino, dove hai preso quel cantico? Vuoi provare di renderci religiosi?”
Koskino guardò i compagni con occhi pieni di lagrime e rispose: “Compagni, ascoltatemi un momento. Mi chiedete dove ho imparato quest'inno. Ebbene, l'ho sentito cantare… Mia madre cantava degl'inni di Gesù, mia madre pregava Gesù”.
Si fermò come se avesse bisogno di nuove forze. Poi, alzandosi, da vero soldato qual era, fissò gli altri negli occhi e continuò:
“È da vile nascondere ciò che si crede. L'Iddio di mia madre è ora il mio Dio. Ieri sera ero sveglio e all'improvviso vidi la faccia di mia madre davanti a me. Sentii che dovevo trovare il suo Salvatore, il mio Salvatore, per rifugiarmi in Lui. E allora pregai come il brigante in croce: supplicai Cristo di perdonarmi, di purificare l'anima mia peccatrice, di prepararmi per presentarmi a Lui, poiché Lo dovevo incontrare così presto! Fu una notte strana: in certi momenti mi sembrava che intorno a me tutto fosse luce. Versetti della Bibbia e dell'innario della mia cara madre mi tornavano in mente e mi portavano dei messaggi del Salvatore. Lo accettai, resi grazie e da allora questa strofa risuona senza tregua in me. È la risposta di Dio alla mia preghiera. Non posso più tener la cosa celata, poiché fra poche ore sarò col Signore, io, peccatore salvato per grazia!”
Il viso di Koskino era raggiante. I suoi compagni tacevano, mentre egli rimaneva in piedi, come se fosse radicato al suolo. Anche i miei soldati finlandesi ascoltavano in silenzio. Ad un tratto uno dei russi disse:
“Koskino, hai ragione… Oh se soltanto sapessi che v'è ancora misericordia per me! Ma le mie mani han versato il sangue, la mia lingua ha bestemmiato Dio, i miei piedi han calpestato tutto ciò che è sacro. So che c'è un inferno ed è l'unico posto dove io possa andare!”
Stramazzò in terra, gemendo, in preda alla disperazione e diceva: “Koskino, prega per me! Domani dovrò morire e la mia anima andrà in man del diavolo”.
Allora quei soldati si gettarono in ginocchio, l'uno accanto all'altro, pregando l'uno per l'altro. Non fu una preghiera lunga, ma giunse in cielo.
E noi, finlandesi, ascoltavamo, mentre tutto il nostro odio si scioglieva alla luce celeste. Eravamo quasi in estasi davanti a quella scena. Quegli uomini cercavano la riconciliazione con Dio, mentre una porta, conducente all'invisibile, era già aperta …
Alle quattro del mattino, tutti i compagni di Koskino avevano seguito il suo esempio e pregavano. Il mutamento d'atmosfera era indescrivibile: gli uni erano in terra, gli altri sulla panca; chi piangeva dolcemente, chi parlava di cose spirituali… Nessuno aveva la Bibbia, ma lo Spirito di Dio parlava.
Pensarono pure alle loro famiglie e impiegarono l'ora che seguì a scrivere lettere che contenevano confessioni e portavano traccie di lagrime. La notte era quasi finita: il giorno stava per spuntare e nessuno aveva chiuso occhio, neppure per un istante.
Uno dei russi disse:
“Koskino, cantaci ancora l'inno!”.
Questa volta cantarono tutti insieme. I soldati finlandesi unirono le loro voci e le cantine di quel vetusto municipio risuonarono d'inni, celebranti il Sangue dell'Agnello.
Scoccarono le sei. Oh! Come avrei voluto ottenere la grazia per quei prigionieri! Ma sapevo che era impossibile.
Uscirono per l'esecuzione, tra due file di soldati finlandesi. Uno dei prigionieri domandò il permesso di cantare ancora una volta l'inno di Koskino, il che fu loro concesso. Domandarono anche la grazia di morire col viso scoperto e la mano alzata verso il cielo. Cantarono con una potenza straordinaria:
Sicura in man di Cristo…
Quand'ebbero finita l'ultima strofa, il tenente comandò di sparare. Eravamo tutti inginocchiati in preghiera.
Non posso dire ciò che accadde nel cuore degli altri, ma questo posso dichiarare: da quell'ora, io, ufficiale finlandese, sono un uomo cambiato, per avere incontrato il Cristo in uno dei Suoi umili discepoli. Fu questi a farmi capire che anch'io potevo appartenere al Salvatore.
                                                                                                                                                          L. M.
(“Tribune de Genève”, 21.03.1944)
[Tratto da un opuscolo di evangelizzazione intitolato: “Incredibile ma vero…”, “Tre racconti autentici”]