venerdì 30 settembre 2011

Ad una parete appese il numero di soccorso «5015».

Franz Huber morì all’età di 52 anni a seguito di un’emorragia cerebrale. Fu un criminale, un tossicodipendente ed un aiuto straordinario per i suoi simili.
Per cinque anni era stato in carcere (rapine, furti). Nel 1980 la forza di vivere del ragazzo di Neuhausen era esaurita. Viaggiò in Olanda per un’ultima porzione di eroina perché nessuno si occupava di lui. Non ce la faceva più.
In questo stato di depressione Franz incontrò in Olanda un vecchio amico di nome tJlf che gli fece conoscere un gruppo di credenti cristiani in un locale, I membri del gruppo lo invitarono in un ex-convento per una cura di disintossicazione... questo primo passo riuscì. In seguito Franz lavorò per un anno nello stesso convento occupandosi della cucina, del giardino e di lavori di riordino.
Liberato dall’eroina, ritornò nella città natale di Monaco di Baviera. Spalò neve per il comune di Monaco, lavorò per un pizzaiolo, fece lo spazzino in occasione delle partite di calcio della squadra di serie A locale e di fiere campionarie.
Il lavoratore occasionale cercò il contatto con la gente che lo aveva aiutato, con i cristiani. Così capitò in una chiesa locale che si fa chiamare «Assemblea cristiana» e ha sede in piazza Collier nel Westend. In questa piazza Franz Huber, il tossicomane, affittò un appartamento di 30 metri quadrati. Ad una parete appese il numero di soccorso «5015». Si tratta del riferimento al Salmo di Davide che dice: «Invocami nel giorno della sventura, io ti salverò».
Franz Huber visse come i primi cristiani, praticando l’amore per il prossimo: non c’era tossicodipendente a Monaco per il quale non avesse una parola gentile o un aiuto materiale. La sua stanza era aperta ventiquattro ore su ventiquattro per chiunque avesse bisogno di aiuto. Tenne persino delle conferenze sui pericoli della dipendenza nelle scuole e nei centri giovanili di tutta la Baviera.
Dal 1982 fino alla data della sua morte fu in giro nel nome di Gesù Cristo per annunciare ai disperati il messaggio dell’evangelo, per pregare con loro e per dimostrare, con la propria esistenza, che la fede può spostare delle montagne.
Un tossicodipendente diventa missionario, Esiste una carriera migliore?

martedì 27 settembre 2011

Mi vidi meschina e mi vergognai della mia indecisione, perché tardare?

Quando si osserva un pittore dipingere, si rimane stupiti vedendo come dei tratti indistinti, poco per volta, prendono forma, sino a diventare l’opera che l’artista aveva in mente. Lo stupore si trasforma in ammirazione quando si ascolta come il Signore agisce nel cuore dei propri figli, trasformandoli nel tempo da esseri insensibili e superficiali in persone che vivono e palpitano per Lui. Voglio raccontarvi in che modo il Sommo Maestro agì nella mia vita. Il mio nome é Daniela, vivo alla periferia di Sassari, sono sposata ed ho due figli. Un giorno, Maria Antonietta, una mia cara amica, venne a trovarmi, sprizzava gioia da tutti i pori e desiderava condividere con me la causa di tanta felicità, nella speranza che anch’io prima o poi potessi esserne partecipe. Cominciò a parlarmi di Gesù, del Suo grande amore verso lei e verso ogni singolo uomo, del Suo sacrificio sulla croce per riscattarci dalle grinfie di Satana che vuole tenerci prigionieri. Dopo averla ascoltata per un po' le chiesi di smettere di parlare in  modo così sconclusionato se non voleva che la nostra amicizia finisse drasticamente. Ero indignata! Che cosa  andava farneticando! ...<<Aveva conosciuto il Signore >>. Povera illusa !... <<Io invece non  volevo conoscerLo!>>.  Come se non mi avesse sentito, ella continuò il suo discorso dicendomi che Dio si fa conoscere solo attraverso la Sua Parola, La Bibbia. Dovevo fermare quel fiume di parole,  non  perché temessi che in qualche modo potesse convincermi, ma perché ero certa che ognuno é libero di pensare ciò che vuole, l’importante é essere sicuri che la propria opinione sia quella giusta  (all’epoca non mi chiedevo se quell’opinione venisse da una fonte non inquinata).  Per me era inammissibile che proprio lei mi facesse una predica, lei che non era mai andata regolarmente in chiesa; io invece mi ero sempre preoccupata ed avevo curato la preparazione dei miei figli alla religione cattolica di Roma, certo li avevo affidati alla cura del Sacerdote e dei suoi collaboratori, persone preparate, perché mi rendevo conto di avere sull’argomento solo una vaga infarinatura, tuttavia, avevo sentito il giusto impulso, che almeno i membri della mia famiglia avessero una  maggiore conoscenza in merito.  Il fatto che ormai ogni persona della famiglia avesse ricevuto tutti i sacramenti relativi alla loro età, mi dava una certa tranquillità e in più la sicurezza che avessero tutti i requisiti per essere dei buoni cristiani; la mia amica che invece parlava così tanto di Cristo, non aveva  neppure battezzato il suo ultimo nato, asserendo che  “ si diventa figli di Dio, non per una scelta fatta da altri, ma responsabilmente, dopo aver conosciuto e creduto a quanto Dio dice nella Sua Parola”. Ero proprio scandalizzata e salutandola sperai di rivederla il più tardi possibile. Quando alle volte capitava di parlare di lei non le risparmiavo le critiche, non certo costruttive, per quanto ritenessi di essere una buona cristiana. Tuttavia, per quanto possa sembrare strano fu proprio dal nostro ultimo incontro-scontro che il Signore cominciò a chiamarmi, proprio come il Buon Pastore che cerca e chiama con premura e trepidazione la Sua pecorella smarrita.. Molto prima di questi avvenimenti, mio marito ed io avevamo acquistato con tanti sacrifici un piccolo appezzamento di terreno sul quale poi avevamo costruito la casa che ora abitiamo; nonostante fosse chiaro a me e agli altri il prezzo pagato in rinunce e preoccupazioni, tuttavia realizzavo che l’aiuto del Signore era stato determinante per realizzare il nostro sogno. Proprio per questo motivo sentivo la necessità di ringraziare Colui che mi aveva aiutato, non con le solite preghiere imparate a memoria, ma in modo più tangibile, imponevo che, prima d’ogni altra cosa, tutta la famiglia la Domenica venisse in chiesa, per me era un modo per dimostrarGli la mia gratitudine. Così facendo mi sentivo veramente a posto!
La nostra per molti versi, anche alle altre persone sembrava essere una perfetta famiglia cristiana, e io stessa in qualche modo ci credevo e ne andavo orgogliosa.

 Come mi sbagliavo!

Oggi devo ringraziare il Signore Cristo Gesù e lodarlo, perché vedendo la mia sincerità nel cercare di mostrarGli la mia gratitudine, Egli ha guidato la mia vita in modo tale da poterLo adorare e servire non come a me sembrava giusto ma proprio come  Lui vuole e soprattutto come un atto spontaneo e d’amore non perché costretti e per di più con noia. La mia amica, come é facile immaginare, non perdeva occasione di parlarmi del Suo amato Gesù, ma alla fine vedendo la mia totale chiusura sull’argomento, smise. Meno male che il Signore non si stanca, così un giorno parlando con lei dei figli, delle difficoltà che trovavano negli studi e di come purtroppo non potessi permettermi una insegnante privata, la mia amica interrompendomi mi propose di mandarli da una sua sorella in Cristo che dava lezioni private gratuite, richiedeva solamente che i suoi alunni comprassero una Bibbia e che alla fine delle lezioni si leggesse con lei per una decina di minuti. Che fare? Mi rendevo conto che i miei figli necessitavano di un aiuto scolastico e che non potevo permettermi in quel periodo una spesa in più nel nostro bilancio famigliare, ma sapevo molto bene che purtroppo nel caso che avessi accettato non avrei potuto evitare di parlare della Bibbia; ritenendo tuttavia che il nostro incontro sarebbe stato di breve durata e per il solo periodo estivo e che inoltre niente mi avrebbe impedito di barare, accettai. Per qualche tempo rimandai quella compera adducendo mille scuse, ma vedendo l’applicazione e la cura che questa persona aveva nei confronti di miei figli, mi vergognai rendendomi conto che quanto facevo non era onesto. Quando parlando con lei le chiedevo il perché spendesse così il suo tempo, lei affermava che in verità era il miglior modo di trascorrerlo, infatti faceva tutto questo per il Suo Salvatore. Decisi così di fare anch’io la mia parte acquistando il Grande Libro; proprio in quel periodo ricevetti dall’Enel un rimborso e approfittando di questa circostanza lo comperai trovando anche una vendita promozionale con un grande sconto. E´proprio strano il Signore mi venne incontro in tutti i modi!  Iniziai a leggere la Bibbia quasi subito e in breve tempo cominciai a vedermi come in uno specchio che evidenziava tutto ciò che in me non andava bene. L’immagine di brava persona, che mi ero costruita, basata sui meriti ottenuti grazie alle buone opere, crollava miseramente. Che disastro ero! Capivo che contava poco che fossi stimata persona dabbene dal prossimo, ciò che contava era piacere a Dio e non agli uomini e purtroppo davanti a Lui non potevo mentire. Mi ritornava continuamente alla mente il versetto di Mat.15:8  “Questo popolo Mi onora con le labbra ma il loro cuore é lontano da me>>. Stavo proprio male, mi rendevo conto di trovarmi ad un bivio, uno portava alla perdizione eterna, l’altro alla vita eterna con Cristo, sapevo di dover fare una scelta e questo mi arrecava non pochi problemi. Pensai ai miei genitori, ai fratelli, a mio marito, ai miei stessi figli, avrebbero capito la mia scelta? Ero combattuta e questo dilemma mi faceva stare ancora più male, eppure mi era ormai chiaro che “l’amicizia col mondo é inimicizia con Dio”, cominciai a pregare perché chi era morto per me sulla croce mi desse anche la forza di fare la giusta scelta anche se per andare da Lui dovevo passare per “la porta stretta”.  Man mano che progredivo nella lettura della Sua Parola, il Signore stesso rispondeva ai miei dubbi dandomi coraggio e facendomi capire ciò che voleva da me, in particolare: non una fede fredda basata sulle tradizioni umane o su ciò che é esteriore, ma desidera che lo si ami non a parole ma a fatti, rendendoGli un culto espressione di un cuore innamorato e non una recita imparata da precetti umani. Ormai era tutto chiaro ed anche per quanto riguarda la famiglia (parenti – amici - conoscenti), Gesù  aveva confutato le mie argomentazioni dicendomi chiaramente: <<Chi ama padre e madre più di me non é degno di me>>.    Il Signore aspettava da me una risposta , stava a me decidere che tipo d’amore volevo darGli. Pensai con tristezza al mio continuo tentennare, eppure il mio Salvatore non  esitò davanti alla croce pur di salvarmi, non  rimase mesi valutando le conseguenze del Suo gesto, Egli poiché mi amava lo dimostrò con i fatti.  Continuavo a ripetermi una Sua frase: <<Se uno mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che é nei cieli, se mi rinnegherà  anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che é nei cieli>>. Mi vidi meschina e mi vergognai della mia indecisione, perché tardare?  Il Signore mi amava e mi stava chiamando a Sé.  Accettai con gratitudine il dono della Salvezza, riconoscendomi davanti a Lui e agli uomini una peccatrice indegna del Suo perdono, ma desiderosa di offrirGli la mia vita perché ormai capivo chiaramente che solo Dio Padre per mezzo di Gesù poteva cambiarmi e rendermi degna di Lui purificandomi col suo sacrificio. E´ stato meraviglioso arrendermi al mio Salvatore e scoprire che veramente sulla croce aveva per intero pagati i miei peccati, ora poteva presentarmi al Padre pura. Ero veramente felice. Dal momento in cui ho preso questa decisione il mio più grande desiderio é quello di condividere con altri questo dono senza prezzo. Nel tempo, neppure tanto, ho potuto vedere mio marito e mia figlia riconoscere ed accettare per sé il dono di Dio “la salvezza delle loro anime”, per quanto riguarda le altre persone spero e prego e quando il Signore lo permette parlo di Lui, come in questa circostanza e prego per chi sta cercando la Verità che quanto prima la possa trovare, infatti Gesù ci ha garantito che Lui é la Verità e la Vita ... e che chiunque viene a Lui Egli non lo caccerà via. Ringrazio il Signore Gesù per tutto il Suo amore e desidero che il Suo nome sia lodato e glorificato in eterno. Amen 
Daniela N.


mercoledì 21 settembre 2011

Il Signore stava operando e operava ancora durante le mie estati ai campi dei ragazzi

Carissimi fratelli e sorelle, ecco la mia storia col Signore Gesù!
E' la storia della bambina, che ero allora, di circa 6-7 anni (i miei ricordi più nitidi risalgono a quell'epoca) figlia di un cristiano professante la fede evangelica e di una cattolica però simpatizzante della fede vera in Cristo Gesù. Ho vissuto da sempre nel piccolo capoluogo molisano, Campobasso, dove per taaaanto tempo, divisa tra le rare frequenze ai culti della chiesa di provenienza dei mio padre (Poggio Imperiale-FG) o dei miei zii paterni (a Sansevero-FG) e gli insegnamenti scolastici e materni relativi alla dottrina cattolica, ho trascorsi gli anni dell'infanzia nella confusione e nella mancanza di una vera identità di fede...e diciamola tutta, nella vergogna nei confronti dei compagni di scuola, amichetti ecc. che volevo emulare circa i comportamenti religiosi, ma che non mi potevano calzare bene completamente!
In questo modo ero a conoscenza di Gesù, ma il tutto in maniera molto confusa e lontana. Ma il bello è cominciato quando da Termoli il fratello Michele tancredi, compaesano di mio padre, venne a cercare, avendo nel cuore di espandere l'opera del Signore nell'intero Molise, proprio la mia famiglia per cominciare a portare il messaggio della parola di Dio nell'abitazione di una sorella in un paese vicino. Così cominciarono le riunioni, di cui ricordo i canti, i film (ricordo bene "Il pellegrinaggio del Cristiano che ci veniva spiegato dai fratelli M. Tancredi e Nino Rosta), i versetti a memoria in un atmosfera calda e familiare e ricordo ancora i viaggi in macchina che la mia famiglia affrontava nelle serate d'inverno sia con la neve, sia con la nebbia (molto fitta in quelle zone) e che tra l'altro affronto ancora di notte a motivo del mio lavoro di medico di guardia che, guarda un pò, Dio ha voluto che svolgessi lì da ormai 10 anni. Il Signore stava operando e operava ancora durante le mie estati ai campi dei ragazzi, durante uno dei quali infatti decisi di dare il mio cuore di ragazzina di 12 anni a Gesù (ad Isola del Gran Sasso)! Per la verità non posso dire che ricordo esattamente come andò, ma Dio ha messo in me la certezza che da quel giorno sono stata Sua. Tutto era bello quando condividevo la vita dei campi ad Isola e questo continuò anche negli anni dell'adolescenza (mio padre ha sempre investito sui campi estivi e più tardi invernali per me...e lo proponeva anche a mio fratello, però restio) e faceva bene, perchè sapeva che nella mia città ero sola, senza amicizie che potessero condividere con me l'amore per Gesù e per la Sua Parola!
Però....però non bastava...cioè avevo ricevuto la salvezza, ma non facevo in modo che lo Spirito Santo mi trasformasse, perchè cullata dal fatto che era mio padre che mi portava ai culti, mi proponeva i campeggi...e poi a scuola rimanevo nell'anonimato religioso (bisogna però provare la sensazione di essere SOLA come una mosca bianca nel periodo dell'adolescenza, quando cerchi e hai bisogno d'identificarti con un gruppo!)
Sapete qual è stato il momento in cui ho "afferrato" la vita nelle mie mani comprendendo che la vita era mia ed io sola dovevo prendere decisioni per essa (cioè se volevo vivere da seguace di Cristo o una semplice credente...e beh, molti CREDONO nella figura di Gesù, ma non per questo lo riconoscono come proprio Signore e Salvatore!)? Quando andai a Roma per i miei studi Universitari e andai a vivere in uno studentato pieno di ragazzi e ragazze come me, con cui ho trascorso parte della mia vita come in famiglia. e in quella situazione nn puoi fingere, in famiglia si sa tutto l'uno dell'altra! E poi della tua vita cosa fai da sola lontana dalla famiglia? Cominci a pensare fin dalla mattina: come organizzo la mia giornata? Cosa mangio? Cosa vado a comprare? Quando e come studio? E....di cosa parlo ai miei amici? Beh, cominciai a parlare di me, ma non solo: anche di me in relazione alla persona di Cristo, fino al punto anche di leggere la Bibbia insieme alla mia compagna di stanza cattolica!!! Cominciai a desiderare di trovare una chiesa locale dove andare al culto (quando rimanevo in sede universitaria) e, udite udite, questo lo ripeto sempre perchè per me fu una conquista: feci mia la gioia di proclamare di essere privilegiata di appartenere a Cristo Gesù a tutti!
Di lì è stato un cammino di continuo modellamento da parte di Dio, che ha agito anche, usandosi di questo per il mio bene, durante due anni di depressione...in quel periodo ho imparato la vera dipendenza da Dio, che i pesi vanno "gettati" proprio letteralmente su di Lui, che il peso delle ansie (sia quelle legate allo studio che quelle frutto di un'educazione un tantino rigida, seppure piena di affetto) non te lo puoi portare come un fardello, ripetendo a te stessa che "basta credere in te", nooooo "basta credere in Dio e dare a Lui la tua vita di OGNI GIORNO! Ho imparato tanto ed ora sono una persona nuova, che continua a sbagliare certo, ma che ha fiducia nella persona del Signor Gesù, che non ha ansie per il futuro perchè nè il presente, nè il futuro mi appartengono....e, credetemi, che solllievo!!!!
P.S. Non ho voluto lasciarlo per ultimo per dimenticanza, ma per l'importante ruolo che ha avuto nella mia vita, anzi era proprio per evidenziarlo: si tratta di mio marito, Enzo Squeo che ho incontrato all'età di 21 anni....è stato per me un grande sostegno spirituale (come ancora lo è) e con lui ho costruito la bella famiglia che il Signore ci ha voluto dare coi nostri figli, in ordine di nascita, Niccolò, Natalia e Gionatan. Insieme serviamo il Signore, pur svolgendo i nostri lavori secolari, nella chiesa di Campobasso Centro Biblico di CB, per la quale chiedo preghiere!
Non posso dimenticare di annunciarvi la notizia più bella che ho potuto ascoltare in questi ultimi giorni: dopo tanti anni in cui mia madre è stata un "simpatizzante", ha dato la sua vita a Cristo: Dio è veramente buono e paziente!!!
                                                         FILOMENA GALLO

E' meglio ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”.

       Se poteste ascoltarmi, non avrei bisogno di dirvi dove sono nato, infatti, per quanto abiti nella città di Sassari da tanti anni, la mia voce, il mio carattere gioioso, tradiscono le mio origini napoletane, di cui sono fiero.
                                     LA MIA TESTIMONIANZA
 Al mio rientro a casa, mia nipotina mi corse incontro, il mio cuore traboccò d’amore nel stringerla a me. Da quando le mie figlie si erano sposate, la mia abitazione sembrava vuota, ma, grazie al Signore, di tanto in tanto venivano a trovarci con i loro piccoli tesori e la casa risuonava ancora delle loro allegre risate. Mi trovai a pensare al matrimonio della figlia più piccola, l’ultima che aveva lasciato il nido e quasi senza volerlo mi trovai a ripensare a quanto diverso era stato il mio.    Come la maggioranza degli Italiani, anche la mia famiglia era estremamente religiosa, di quella religiosità mista a superstizione ed idolatria, propria della chiesa di Roma; ricordo ancora, in modo vivissimo, il saio marrone fattomi indossare da mia madre, per mantenere il voto fatto a San Ciro, per una presunta guarigione dovuta al suo santo intervento e il lungo percorso a piedi fatto da Napoli a Portici, nonostante la mia giovane età, ero ancora un bambino. Purtroppo si era completamente all’oscuro della Verità, ignorandone anche i più semplici elementi.  Crescendo, cominciai a riflettere sul perché fossero necessari così tanti intermediari per raggiungere Dio, visto che essendo Onnipotente, Onnipossente e Onnisciente, Egli solo era in grado di poterci capire ed esaudire ascoltando in ogni luogo le nostre suppliche, mentre gli uomini, né da vivi né, tanto meno da morti possono farlo. Così, quasi da subito, preferii rivolgere le mie preghiere solo a Dio e a Gesù, che come in seguito ebbi modo di leggere nella prima lettera a Timoteo é  l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini. Purtroppo, a quel tempo, non conoscevo la Parola di Dio, così il mio modo d’agire non era regolato da questo Libro sacro. Come tutti i giovani, la mia prorompente esuberanza mi portava a compiere degli errori, che per me erano invece normali modi d’agire. M’innamorai di una giovane e dopo qualche tempo iniziammo a programmare  la nostra futura vita assieme, coronata da un incantevole matrimonio, soprattutto per la mia sposa. Intanto, per ragioni di lavoro, venni per qualche tempo nella città di Sassari, dove incontrai un giovane, egli riponeva la sua completa fiducia nella Parola di Dio e nell’opera compiuta da Gesù sulla croce e si definiva cristiano evangelico.  Pensai che al giorno d’oggi ognuno ha un proprio modo di credere, “chissà dove saremo arrivati con tutte queste strani modi di pensare”.  Egli mi parlò della Bibbia, mi chiese se ne conoscevo il contenuto e alla mia risposta negativa mi propose di leggerla ed io accettai, chiedendogli di procurarmene una. Qualche tempo dopo me la consegnò ed io iniziai a rifletterci sopra, senza tuttavia averla molto chiara. Quando ebbi modo d’incontrarlo successivamente, il mio amico m’invitò in una sala dove i credenti si riunivano per fare degli studi biblici, in questo modo, di volta in volta, sia da solo che leggendo con altre persone che con l’aiuto del Signore capivano la Parola di Dio, ebbi modo di conoscere sempre più il mio Creatore o meglio Egli si fece conoscere ogni giorno di più da me. Con la lettura delle Sacre Scritture, il castello di carte su cui basava la mia fede, frutto di favole profane, crollò. Scoprii che “la salvezza é un dono di Dio, non dipende dai nostri sforzi” e quindi tutta la marea di santi conosciuta prima non poteva gloriarsi di un regalo ricevuto immeritatamente e che i veri giusti, tutti quelli hanno accattato il sacrificio di Gesù, si sentono indegni di una così immeritata grazia e sono del continuo riconoscenti al Signore. Anch’io accettai, quell’espressione così grande dell’amore di Dio, ma purtroppo, a quel tempo, ero all’oscuro di tante cose che il nostro Padre celeste vuole dai suoi figli. Ritornato a Napoli, parlai con la mia fidanzata dell’amore così grande che il Signore ha verso ciascun uomo, nella speranza che anche lei accettasse per sé il Sacrificio compiuto da Gesù sulla croce per pagare il prezzo dei nostri peccati, ma forse era troppo presto e le era necessario più tempo. Nel frattempo, avevo già fissato la data delle nozze, pensando che fosse sufficiente che io non credessi a quella cerimonia fatta in una chiesa di mura morte, e che, non essendo coinvolto in prima persona, potessi giungere tuttavia a un compromesso accontentando sia la mia fidanzata che i nostri familiari. Ma il Signore non la pensava allo stesso modo, così scoprii leggendo la seconda lettera ai Corinzi che Egli non ama i matrimoni tra chi vuole servirLO e chi invece no, perché inevitabilmente nascerebbero dei contrasti tra due volontà diametralmente diverse, infatti chi ama Dio si preoccupa maggiormente del regno dei cieli, chi non lo conosce, si preoccupa esclusivamente di questa vita terrena. Dopo questa scoperta ebbi una profonda lotta interiore, alla fine presi la decisione più drastica ma senza dubbio la più giusta: parlai con la mia fidanzata di quanto il Signore voleva da ogni Suo figlio e la informai della mia risoluzione di voler rompere la nostra relazione, perché il mio solo desiderio era ed é, quello di fare la volontà del Padre celeste. Non so se fu per il suo grande amore per me o per il suo Salvatore che la mia fidanzata decise a sua volta di voler seguire la volontà di Dio; certo é che tutti i nostri famigliari, in men che non si dica ci furono tutti contro, chi con minacce, chi con amore, ci suggeriva di fare comunque il matrimonio nella chiesa che ci aveva visti nascere. Le frasi più comuni erano: <<perché ci date questo dispiacere>>, oppure : <<perché volete perdere tutti i regali di nozze, sposatevi nella nostra chiesa e pazienza se non ci credete, in seguito farete come volete voi>>;  infine, visto ch’eravamo irremovibili ci minacciarono di non venire alle nozze, ma neppure questa minaccia ci poté dissuadere, sapevo bene che “é meglio ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”. I miei suoceri non vennero alle nozze, come avevano minacciato e furono tantissimi coloro che non ci fecero i loro doni. Il matrimonio non fu come la mia fidanzata aveva sognato e certo soffrì moltissimo per l’assenza dei suoi cari, ma rimase fedele a quanto il Signore voleva da lei.  Con i nostri pochi averi, ma ricchi dell’amore di Gesù ci trasferimmo nella città di Sassari. Qui conoscemmo due missionari, Klaus ed Evangelina, persone che amano profondamente il Signore, essi ci aiutarono veramente tanto nella nostra crescita spirituale e nei loro confronti sentiamo una profonda gratitudine. Da allora é passato molto tempo, i problemi nella nostra vita non sono mancati, ma il Signore ha benedetto grandemente la mia famiglia. Le mie figlie, tutte credenti, hanno sposato dei fratelli in Cristo in un’atmosfera di serenità e di pace che noi purtroppo non potemmo avere. Oggi prego il mio Salvatore che porti ad una fede più profonda in Lui anche gli altri due figli maschi. Sono riconoscente al Signore per tutte le Sue benedizioni che Egli mi ha elargito in tutti questi anni, riconosco che senza il Suo Sacrificio sulla croce, nessuno é in grado di raggiungere il cielo e vorrei che questa mia testimonianza inducesse chi legge a riflettere e a controllare se gli insegnamenti ricevuti corrispondano a ciò che Dio vuole da loro. Che la grazia del Signore sia con tutti voi.
Gesù morì per tutti, affinché quelli che vivono, non vivano più per loro stessi, ma per Colui che é morto e risorto per loro.
                       Raffaele Neri



lunedì 19 settembre 2011

Non riuscivo a capire cosa mi succedesse,

      Sono un uomo normalissimo, il mio nome é Angelo Simula ed abito a Sassari; fino al settembre del 1991 mi ritenevo  una brava persona, conducevo una vita serena, tutto casa e lavoro, con un’unica grande passione: il calcio, che praticavo con abilità come giocatore ed anche a cui partecipavo con entusiasmo dagli spalti come tifoso. La mia esistenza procedeva abbastanza tranquilla, il rapporto con la donna che avevo sposato era caratterizzato da un buon affiatamento, anche se nella nostra vita non mancavano piccoli problemi, soprattutto di natura economica, nonostante anche mia moglie lavorasse, infatti, da poco tempo, avevamo finito la costruzione della nostra nuova casa. Fu proprio in quel periodo che una persona parlò con Daniela, mia moglie, della Bibbia affermando che fosse  la Parola di Dio e del perché fosse tanto importante la sua conoscenza. Solo tramite la sua conoscenza è possibile sapere che cosa il Signore stesso  dice riguardo all’uomo, al peccato e alla salvezza della sua anima. Secondo l’amica di mia moglie credere a quanto scritto  nei testi sacri è l’unico modo necessario per vivere per tutta l’eternità con il Padre celeste. Mi resi conto che la mia sposa non era indifferente a quanto le veniva detto, anzi controllava sulla Bibbia se “le cose stavano davvero così”. Davanti alla Verità capì che non poteva continuare a vivere ignorando quanto il suo Creatore le diceva, così decise di credere e accettare per sé l’unica salvezza che Dio offre tramite il sacrificio di Gesù. Da quel momento Daniela prese a farmi strani discorsi su l’unico Salvatore, su quanto il Signore aveva fatto per me e come se ciò non bastasse, mi faceva trovare opuscoli dappertutto, in cui quei suoi discorsi venivano ulteriormente chiariti. Per quanto non lo dessi a vedere, la lettura di quei piccoli messaggi era interessante e piacevole.  Mia moglie era instancabile, spesso quando leggeva la Bibbia,  trovando dei versetti che potevano chiarire i miei dubbi, voleva che io stesso li controllassi per verificare di persona quale fosse la verità. Io l’ascoltavo più per accontentarla che per vero interesse e non capivo che cosa lei ci trovasse di tanto meraviglioso in Quel Libro; pure, leggi oggi, leggi domani, alla fine mi decisi a leggere il Nuovo Testamento che un’amica, oggi sorella in fede, mi aveva donato. La lettura della Parola di Dio ebbe su di me un’ influenza positiva, la larga e comoda strada che fino a quel momento avevo percorso non portava a Dio...con i miei pensieri e con i pareri degli uomini avevo perso la via che conduce al cielo, dovevo trovare l’orientamento. Scoprii che per quanto che mi considerassi una persona moralmente a posto, non lo ero agli occhi di Dio, davanti a Lui dovevo riconoscere che non sempre il mio parlare era irreprensibile e allo stesso tempo, le invidie, la maldicenza, le gelosie, i cattivi pensieri  che io non consideravo gravi o meglio non volevo neppure ammettere come peccati, lo erano invece per il Signore. Man mano che andavo avanti nella lettura Gesù, tramite la Sua Parola, mi aprì gli occhi, non solo sulle mie colpe, ma anche sul modo sbagliato di condurre la mia vita, credendo ed affidandomi a degli insegnamenti che non venivano da Lui. Cominciai a frequentare con mia moglie il locale dove si tenevano le riunioni della chiesa evangelica di Sassari, ebbi modo così di conoscere molti credenti di quella comunità e di fraternizzare con loro, tuttavia, pur capendo tante cose, non sentivo la necessità di convertirmi, di prendere un impegno personale per Cristo Gesù. La primavera successiva, mia moglie mi comunicò la sua decisione di testimoniare pubblicamente della sua fede in Gesù Cristo, facendosi battezzare, perché da quel momento intendeva ubbidire al Signore. Io non le dissi niente, del resto era una sua scelta, pure in cuor mio non ero contento, perché avvertivo, per quanto non chiaramente, che da quel momento il nostro cammino volgeva verso mete diverse. Questa constatazione mi fece soffrire non poco, ma non mi sentivo ancora in grado di condividere quel suo credo e il dolore aumentava di giorno in giorno e non mi era di conforto il sapere che lei pregava per me. Mentre dentro di me sentivo prepotente il desiderio di star fuori da tutto ciò, il Signore stava preparando per me tutto un Suo piano, Egli desiderava che io e mia moglie giungessimo a una meta comune, così come aveva unito le nostre vite sulla terra, voleva che lo fossero anche in cielo. Gloria a Dio! Prima dei battesimi, ci furono a Porto Torres delle serate di evangelizzazione a cui decisi di partecipare più per accontentare mia moglie che per vero interesse e de resto, se interesse ci fosse stato, mi sarei  guardato bene dall’ammetterlo. A quelle conferenze partecipava un predicatore americano, J. Lines che aveva un modo del tutto particolare di esporre la Parola del Signore, (seppi in seguito che anche questo é un dono dello Spirito Santo). Durante tutta la predicazione, sembrava che rivolgesse ogni sua parola proprio a me, spigava in modo molto chiaro che la condizione di peccato dell’uomo non gli avrebbe mai potuto permettere di vivere alla presenza di Dio e che in nessun modo gli esseri umani possono auto migliorarsi, per quanto Dio sia amore, Egli non poteva andare contro la Sua stessa giustizia, per cui, così com’é scritto: “il salario del peccato é la morte.”, Rom.6:23, il Padre celeste, per il Suo grande amore aveva permesso che il Suo amato figlio ci sostituisse nella pena, l’unico modo per aver pace con Dio é proprio credere che il castigo che dovrebbe stare su noi è stato espiato da Gesù. Per tre sere di seguito affrontò questo argomento e ogni volta, andando via, provai un profondo senso di disaggio e una volta ritornato a casa ripensando a quanto udito mi sentivo strano. Il quarto giorno. era una Domenica, dovevano aver luogo la mattina i battesimi e la sera l’ultima conferenza, ricordo che sentii tanta tristezza e che mi ritrovai persino a piangere. Per mia moglie, quel giorno sarebbe dovuto essere ricco di gioia e invece proprio a causa della mia durezza di cuore sapevo che soffriva. Avvertivo quasi inconsciamente che stavo perdendola perché capivo che pur essendo nel mondo, lei non era più del mondo, questo pensiero mi rendeva ancora più triste. Arrivò anche la fine di quel lungo giorno, mentre nella sala delle conferenze ascoltavo l’ultimo messaggio, già decidevo in cuor mio che prima dell’appello ad accettare Gesù come Salvatore, sarei andato fuori dal locale, non volevo lasciarmi influenzare. Intanto giunse il momento di alzarmi e andare via, ma qualcosa o Qualcuno me lo impediva, c’era una strana forza che mi teneva incollato a quella poltroncina, non riuscivo a capire cosa mi succedesse, dovevo assolutamente andar via eppure non ci riuscivo, avevo una strana sensazione di malessere, mi sentivo come paralizzato. Intanto il predicatore aveva già rivolto l’invito ad accettare la grazia che Dio ci stava offrendo per mezzo del sacrificio di Gesù. ed io ben sapevo che quell’invito era rivolto anche a me, capii che dovevo accettare e nel momento che decisi di arrendermi a Cristo Gesù e di abbandonarmi alla Sua guida, riuscii ad alzarmi e a rispondere a quella chiamata che Dio stesso mi stava rivolgendo tramite un Suo servitore.  Grazie a Dio, oggi faccio parte della Sua famiglia e voglio anch’io, proprio col battesimo, testimoniare di quanto il Signore ha fatto per me. ”Vi é tal via che all’uomo par diritta e finisce col menare alla morte.”,  Prov.14:12. Gesù ci dice: “Io sono la via la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, Giov.14:6. Non lasciarti ingannare se hai perduto l’orientamento per il cielo, l’unica bussola per arrivarci é Gesù per mezzo della Sua Parola. “Lode e grazie siano rese a Dio per mezzo del Suo figlio Gesù Cristo per il dono della Sua grazia.” Amen  

domenica 18 settembre 2011

Non avevo alcuna speranza di guarirmi da me stesso

LA MIA VITA, LA MIA STORIA, LA MIA TESTIMONIANZA
Mi chiamo Guerino.
La mia storia è una semplice storia d’un uomo come tanti. Ma è la mia storia e so che per Gesù sono importante.
Sono italiano e vivo in Italia dal 1972. Cresciuto in Francia, nel più bel dipartimento del sud-est, l’Isére ; I primi anni in un piccolo villagio in montagna, La Croix de la Pigne. Successivamente in un’altro piccolo villaggio che adesso non c’è più !, " L’ile de Falcon", nella profonda vallata di Sechilienne nelle gole della Romanche.
Poi un periodo di scuola alberghiera sopra Ginevra, nel dipartimento dell’Ain sullo Jura, e finalmente a Seyssinet e Grenoble fino al ’72.
Sposato Rita nel ’73 e poi dunque un’altroperiodo importante a Reggio Emilia, di là a Pistoia e finalmente in Lombardia iniziando da Gorgonzola, Gessate, Cambiago e per ultimo ( ? e chi lo sa ?) a Vimercate. Questo il mio itinerario geografico.

Sono nato in Luglio del 1950 a Catanzaro. (Nel vecchio ospedale di Catanzaro. Fatto straordinario perché tutti i miei fratelli sono nati in casa, all’infuori di me e del moi ultimo fratellino nato nel ’60 in Francia). Sesto di nove figli in una famiglia povera ma onesta con un padre boscaiolo e una mamma agli occhi miei unica e straordinaria.

Il mio racconto, la mia storia, la mia testimonianza di Figliuolo di Dio, deve iniziare con gli anni ‘20 !

Mio nonno materno Michele Simari e suo figlio, mio zio Antonio, emigrarono in Sud America come tanti italiani in cerca di lavoro e fortuna. Camminando un giorno per le vie di Buenos Aires, sono attirati da canti che sentono in un locale. Entrano, era una piccola Chiesa Evangelica Battista. Escono trasformati, avevano accettato Gesù nella loro vita.
Di ritorno in patria testimoniano del loro Signore aprendo così due piccole chiese evangeliche : una a Galatro (RC), un’altra a Ribolla (GR). La famiglia del nonno si apre all’Evangelo e mia mamma nata nel 1915 andava alla « scuola domenicale » !

50 Anni più tardi, L’Evangelo si ripropone alla mia famiglia tramite un testimone di quegli evangelici di tanti anni fa in Calabria. Un uomo che era giovanotto allora ma che nel ’65 essendo convertito al Signore diventa strumento per la conversione di mia mamma, mio padre e due dei miei fratelli. Domenico il maggiore che aveva trentun anni e Pasquale che aveva diciassette anni. Questo succede a Pasqua del 1965.

Il primo agosto di quell’anno, Pasquale muore in un brutto incidente stradale e la sua morte fu la scintilla che accese il fuoco del Vangelo per tutta la famiglia.
Per quanto mi concerna, la sua morte mi mise in grande crisi inquanto avevo una paura folle della morte non sapendo assolutamente niente di cosa mi potesse aspettare dopo. Eppure facevo il chierichetto servendo messa in due chiese ogni domenica ed essendo attratto da quell’ambiente misterioso della religione cattolica. Ciò nostante, Dio era per me lontano, misterioso e minaccioso ! Avevo paura del buio e mi rifugiavo in continue ripetiìzioni di « Pater noster ed Ave Maria ». Devo ammettere che la paura però passava !
Ma davanti al corpo martoriato ed irriconoscibile di mio fratello, non volendo ammettere che tutto era finito lì, supponevo una continuità della sua esistenza… altrove. Ma dove ? E se al suo posto fossi io ? Non avevo risposta. L’angoscia mi prendeva dunque ed ho cercato di dileguarla con le amicizie e le frequentazioni dei miei coetani, al bar, al cinema… e correndo dietro alle gonnelle.
Avevo ancora quindici anni quando da quella scuola alberghiera, che era un albergo a tutti gli effetti, scrissi ai miei genitori : « venitemi a prendermi o non sarò mai salvato ! » In quell’ambiente ho conosciuto e fatto cose di cui mi sono vergognato per molto tempo. Ma il Signore è stato buono con me, risparmiandomi quelle che mi avrebbero potuto lasciare il segno. Vennero i miei familiari e mi portarono via. Ho così conosciuto e frequentato la Chiesa Evangelica (dei Fratelli) di Grenoble. « la Mission Evangelique La Lumiere ». Là ho visto brillare l’amore fraterno tra quei fratelli e quelle sorelle. Ho frequentato assiduamente i loro incontri ed in particolare il gruppo dei giovani che si riuniva il sabato sera. Oramai vivevo le settimane in attesa dei week end per ritrovare ogiuno di loro.
E’ così che leggendo il Vangelo di Giovanni con loro, ed ascoltando Gesù che parlava a Niccodemo,(Giov. cap.3) che le luci si sono accese, le finestre, le porte si sono aperte. Non avevo più paura !
Avevo finalmente capito d’essere guarito dei miei peccati soltanto guardando a Gesù sul legno della croce così come gli ebrei erano guariti dal veleno dei serpenti guardando a quello di rame su un palo in mezzo al campo.
Ero finalmente guarito dal veleno del peccato credendo che Gesù è stato sul legno della croce proprio per me ribelle, peccatore destinato alla morte a causa del veleno che il peccato iniettava nella mia vita. Non avevo alcuna speranza di guarirmi da me stesso. Gesù ha accettato d’essere inchiodato alla croce per darmi la guarigione. Il perdono dei miei peccati. La vita eterna. Una vita abbondante che mi riempe di gioia e felicità.

Son passati quarantotto anni eppure credetemi, mi sembra ieri. In tutti questi anni, Gesù non mi ha mai lasciato solo. Malgrado le mie debolezze. Malgrado i miei difetti. Malgrado le mie cadute.

Ogni volta che torno al piede della Croce, lì, al Calvario, io trovo sempre : perdono, pace, gioia, speranza, certezza, amore e fede.

Cosa ne pensi ? Non ti sembra straordinario che il Vangelo possa produrre cose così belle ?

E tu ? Hai conosciuto Gesù il Signore ?

venerdì 16 settembre 2011

Ti amo Signore, e ti do la mia vita ancora oggi.

Guerino De Masi  scrive :


Non ho sonno !!! Sarà perché è il 28 luglio e compio 59 anni? Sarà stato il caffè? Quando mai ! Mi sono girato e rigirato, riflettendo e con mille pensieri che passano per la mente e nel cuore. E ho deciso, mi alzo e leggo quei passi della Scrittura che mi sono tornati in mente. Tra questi, ci sono quei brani che ho vissuto intensamente questi ultimi decenni. E sì, decenni! Oramai, la memoria riporta indietro da decennio a decennio... Questi ultimi due decenni hanno avuto un peso notevole nella mia vita. Un peso di esperienza che se avessi potuto scegliere, con la conoscenza del poi, certamente non avrei accettato.

- Poggiandomi su Lamentazioni 3, cerco ora di esternare i miei pensieri e condividere con te che leggi, quali sono stati i miei stati d'animo e quale sono le mie riflessioni, oggi, che compio 59 anni.

versetto 18 Io ho detto: «È sparita la mia fiducia, non ho più speranza nel SIGNORE!» 
Sì, mi è successo ! Ho detto: E' sparita la mia fede e la mia speranza ! Mi sono visto circondato da un muro. Sono passato per un tunnel di tenebre senza intravederne la fine. Delle pesanti catene mi hanno bloccato. Il grido della mia preghiera sembrava che mi si strozzasse in gola. Mi sentivo bersagliato, condizionato e ricattato da quelli che in altri tempi mi erano amici. Una profonda amarezza mi accompagnava quotidianamente. La pace che caratterizzava la mia vita era venuta a mancare. Trafitto dalle frecce del Signore, così mi sentivo davanti alla Sua Parola. Era l'afflizione che deriva dalle scelte errate e che non risparmia i credenti. Sono stato io l'artefice di tutta questa triste esperienza. Oggi ringrazio Dio se dietro tutti questi miei tristi sentimenti provati, posso vedere la mano di Dio che agisce affermando che è Lui che ha sviato il mio cammino squarciandomi mi ha reso desolato. Sì, perché, anche se la colpa è solo mia, Lui rimane sovrano e impeccabile nei suoi giudizi.


 Ciò che voglio richiamare alla mia mente. Ciò che mi fa sperare. Prostrandomi, me ne ricorderò sempre. La mia afflizione, il mio pellegrinaggio e la mia amarezza d'animo. Voglio proclamare la Grazia de Signore. La Sua Compassione infinita. Ogni mattina Lo voglio ringraziare per non avermi completamente distrutto. La Sua Fedeltà è davvero Grande. Ecco perché spererò ancora in Lui, perché è Buono verso chi lo cerca con speranza. Ho trascorso un tempo di solitudine e di silenzio. Dio me lo ha imposto! E stato davvero un grande bene per me stare zitto, nella polvere, portando il giogo e dover porgere l'atra guancia. Espressione familiare alle nostre orecchie, ma tanto difficile da capire e soprattutto da attuare.
Il mio Signore non mi ha respinto per sempre e ho intimamente sentito la Sua Compassione anche quando mi affliggeva, o piuttosto, quando ero afflitto per le conseguenze delle mie stupide scelte.
- L'uomo vive malgrado i suoi peccati !!! che affermazione ! Che contrasto con la nostra umana e diabolica logica. Se uno sbagli, deve pagare. Se pecchi, devi morire. Se sgarri dalle regole, sei tagliato fuori, etichettato, marchiato, bollato vita natural durante. E sì, perché non si tollera che qualcuno non sia così spirituale da non essere come tutti quelli del gruppo: ineccepibile sotto la maschera, tenendo a bada che non vengano allo scoperto quelle parti della propria vita non conformi agli standard che ti permettono di essere definito "dei nostri" !!!
- L'atra sera guardavo le nuvole con mia moglie, e riflettevamo come la pioggia, i fulmini e le intemperie, siano utili per le piante, per l'aria rigenerando l'ozono, e soprattutto, che sono per tutti. Fa scendere la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. E sì, l'uomo vive malgrado i suoi peccati... E' la Grazia di Dio che si rinnova ogni mattina.

versetto 40 Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al SIGNORE!

- Esaminare, valutare... in altre parole, ravvedersi. Non pensiamo che sia necessario solo e soltanto per la conversione che ci porta al divenire dei "Figli di Dio"! E' sicuramente una fase indispensabile, ma... non solo. Tutti i giorni, dobbiamo, debbo, tornare al Signore per poter elevare mani e cuore a Dio dei cieli.
Il Signore è perfetto nei Suoi giudizi. Ciò è valso per il suo popolo che finì in esilio e di questo Geremia tratta, ma è altrettanto valido oggi per me. Per te. Ho pianto, e piango ancora, pensando a quei tempi di chiusura del cielo per le mie preghiere. Ho confessato a Lui il mio peccato e la mia ribellione. Il suo castigo era inevitabile, come il castigo del padre sul figlio che ama. Piango su quanti, ancora lontani, forse, hanno bisogno di apprendere dalla disciplina divina, quanto Dio è misericordioso e pronto a perdonare.

Pensavo: è finita per me... Come uno che affonda nelle profonde acque. Non mi sono sentito da meno di Giona... e le alghe mi si attorniavano al capo imprigionandomi inesorabilmente sul fondo.
Ho invocato il Nome del Signore. Il Signore mi si è avvicinato e mi ha detto: "Non temere!

- Sono quasi tre ore che sto qua! L'alba si fa vedere... e anche se è un po’ nuvoloso, so che oggi sarà bello!
Così è della mia vita con Gesù, sta mattina del mio cinquantanovesimo anno.

 Ti amo Signore, e ti do la mia vita ancora oggi.
Fanne ciò che vuoi. Tanto so che nella Tua infinita bontà, hai solo cose speciali e meravigliose per me, come per ogni Tuo Figliuolo.
- Benedici, ti prego, i miei fratelli. Benedici chi sta leggendo queste righe. Benedici mia Moglie Rita, i miei figli , i loro compagni ed i miei nipotini.
- Costruisci un riparo attorno a loro ed aiutali ad imparare per esperienza qual sia la Tua volontà. Buona, perfetta ed accettevole.
- Nel Nome di Gesù.
Amen

giovedì 15 settembre 2011

Dissi al Padre celeste che se mi avesse lasciato viva Lo avrei seguito...

            Stavo ai giardini pubblici con un gruppo di amici  cercando, con il loro affetto, di rimuovere  le mie paure ed angosce.  Sentivo la mia vita scorrere via come la sabbia  da un  pugno chiuso. Il Signore ancora una volta mi parlava come Colui che dona la vita e se la può riprendere quando vuole, spesso senza preavviso; in questo caso dove mi sarei trovata?
           Sempre mentalmente, credo anche seccata, risposi al mio Creatore che solo la paura di una eterna dannazione poteva farmi accettare la sua signoria. Intanto il mio malessere cresceva, tanto da farmi dubitare di rientrare a casa viva. Mi ritornarono alla mente le parole che mia madre tante volte aveva rivolto a noi figli: «  il Signore vi ha donati a me e me a voi, come compagni di viaggio in questa vita terrena, Egli può riprendere ciascuno di voi quando vuole e mi sentirò di ringraziarlo per tutto il tempo che vi avrò avuto... l'unica cosa che mi darà dolore è il sapervi immersi in un eterno dolore .»
         Dissi al Padre celeste che se mi avesse lasciato viva Lo avrei seguito, più per paura che per amore, perché l'inferno mi terrorizzava, promisi inoltre di leggere per conoscerlo meglio. Il credere alla vita oltre la morte, al premio o alla condanna eterna, era per Lui, per il momento sufficiente, un punto di partenza, e, per quanto strana, accettò la mia preghiera rabbiosa .
        Tuttavia temendo che la morte potesse ancora colpirmi, cercai mia sorella perché riferisse a mia madre, in caso fossi morta, che tutto era a posto con Dio.  Rientrata a casa, con l'arroganza tipica dei giovani, visto che non ero morta e stavo decisamente meglio, preferii  non dire  niente a mia madre, ma il Signore intimamente mi ricordava l'accordo tra noi, così le raccontai l’accaduto ed iniziai a leggere la Bibbia.    
         Scoprii, con grande difficoltà e gioia nel contempo, che Quella Parola mi parlava, in particolare un versetto mi diede tanto coraggio liberandomi all'istante dalla paura della morte eterna; esso si trova nella lettera ai Romani, capitolo otto versetto uno: ”Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù”. Questo è stato il mio primo incontro e l'inizio del mio cammino con il mio Salvatore. Non sempre questo viaggio è stato in prima classe, come del resto si può leggere di tutti i servitori di Dio, ma ciò che conta è la fiducia dei suoi figli, in tutto quello che Egli ci dice.

II Parte       Nel mio cuore di bimba m’illudevo, sconvolgendo ancor di più la mia mente, che avrei potuto evitare la tragedia di mio padre e da quel momento in poi l’emozioni e i pensieri si sono deformati, creandomi un grande senso di colpa e di frustrazione.
Come un sasso buttato in uno stagno produce in superficie dei cerchi che si allargano  sempre più e sul fondo intorbidiscono l’acqua, prima apparentemente limpida, così nel tempo le paure andavano dilatandosi fino a diventare mostri.
       Se non giunsi a togliermi la vita è perché il Signore ogni volta mi fermava o facendomi ricordare il dolore provato dalla nostra famiglia per quell’evento drammatico o mostrandomi attraverso varie reti d’informazione i risultati mal riusciti di suicidi falliti.
       Era una continua lotta, delle voci interiori mi ripetevano: « non vali niente,  nessuno ti ama, sei un peso per te e per gli  altri, tanto valeva che la fai finita», il Signore invece mi parlava riconfermando il Suo amore: « Tu sei preziosa agli occhi miei e Io ti amo», « Sono morto per te.»,  «Siediti e aspetta, i tempi di Dio non sono i tuoi tempi ».Ero così stanca! Solo i farmaci in alcuni casi riuscivano a soffocare quei discorsi interiori, lasciandomi completamente vuota e priva di qualsiasi interesse.
        Dopo vari anni, quando ero già assuefatta ai medicinali, si aggiunsero infine anche allucinazioni mentali e visive, vedevo corpi straziati come se fossi all’interno d’un film d’orrore e non potessi in alcun modo uscirne. La notte, vagavo come un fantasma da una stanza all’altra, per accertarmi che i miei cari fossero vivi, ne spiavo il respiro e in alcuni casi li svegliavo quando mi sembrava che questo fosse eccessivamente leggero diventando di conseguenza un incubo per la mia famiglia.
      Eppure Qualcosa o meglio Qualcuno mi portava ad una semi lucidità ripetendomi:  « Ciò che vivi non è reale è solo immaginazione, non credere a ciò che senti o vedi.» Queste confusione mentale si aggravava di giorno in giorno, finché io stessa mi resi conto che era necessario un ricovero.
    Accertarono la gravità del mio stato e fui subito ricoverata, mi tolsero ogni cosa, per il mio bene, lasciandomi, dietro mia richiesta, le mie tre Bibbie. Fui bombardata di medicinali perdendo così anche il rifugio di quei versetti della Parola del Signore che per tanti anni mi avevano dato consolazione e speranza, luce nelle tenebre.
      Pure la Sua presenza penetrava  tutto il mio essere. A volte il terrore mi assaliva anche lì e sotto suggerimento di alcuni fratelli leggevo il Salmo 91, che mi procurava tanta serenità e fiducia in Dio, fiducia e serenità che trasmettevo anche ad altri malati ripetendo il Salmo ad alta voce. “ … LA SUA FEDELTA’ TI SARA’ SCUDO E CORAZZA …” Ho ricevuto negli anni consolazione e guida nella battaglia contro i miei giganti dall’ascolto di meditazioni bibliche e canti  del fratello missionario Scott Alan, in particolare “Canto della battaglia” 
        Questo è il testo :
 Quando senti nel sangue il freddo e la paura, quando la guerra ti chiama per nome con voce oscura fammi guidarti contro nemici che l'occhio non vede. Guarda in alto a Me nel momento che inciampa la fede. Quando il drago ti avvolge il cuore e stringe la presa, ricordati bene sono Io la Tua difesa. Le battaglie sia fuori che dentro non saranno rovina perché la guerra è Mia e la tua armatura è divina. In mezzo al fuoco e fumo, le frecce e sangue, Chiamami, sarò lì accanto a te. Ti sono scudo e spada, celeste armata, e sarò lì con te. Appoggiati a Me nel timore e scompiglio; fa di Me un rifugio, il tuo nascondiglio. Io sarò lì con te. Io sarò lì per te. Non dubitare di notte, verità conosciute di giorno! Sono Io il Guerriero maestoso, e presto ritorno. Perciò dammi le lacrime tue e aggrappati a Me! E alla fine del combattimento tornerò per te.

        A tutt’oggi prendo i farmaci e forse dovrò servirmene tutta la vita, ma ringrazio il Signore per tanti momenti di serenità che mi sta donando. Egli mi ha insegnato tante cose nel dolore, oggi sto sperimentando una cosa nuova. Ho sentito come Elia una voce: «Va' fuori e fermati sul monte, davanti al Signore ». E il Signore passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. Dopo  il terremoto, un fuoco; ma il SIGNORE non era nel fuoco.            
      Dopo  il fuoco, un suono dolce e sommesso.  1Re 19:11-12. La misericordia del Mio Salvatore è un balsamo al mio cuore.  Ho dentro di me un mare di parole che vorrebbero venir fuori per lodarlo e ringraziarlo, ma purtroppo non mi riesce di esprimerle appieno. Comunque le nostre battaglie sono quotidiane,  ma sempre in base alle forze che Egli ci dà, offrendoci, ogni volta,  una via per uscirne..
                                                                                                                                         S. L.

domenica 11 settembre 2011

Perchè mi è accaduto questo? Come ha potuto Dio farmi una cosa simile?”



La conversione di Amsel

Nel mondo accadono eventi terribili, e quando li leggiamo nel giornale, ci ritorna sempre la domanda: “Dio? Ma come può permettere tutto ciò?”
La domanda diventa molto più angosciosa quando siamo toccati personalmente: Magari uno dei nostri bambini che amiamo ci viene preso. Oppure ci viene inferto un colpo talmente duro da sconvolgere tutta la nostra vita. Allora la domanda non è più teorica, ma brucia come un fuoco dentro di noi: “Perchè mi è accaduto questo? Come ha potuto Dio farmi una cosa simile?” Non troveremo riposo finchè non avremo la risposta.

Fu qui che un giorno un minatore di nome Amsel mi aiutò enormemente: Era un uomo grande e forte, e non si preoccupava né di Dio né del diavolo. Ma un giorno rimase coinvolto nel crollo di una galleria. Mi fu riferito che era rimasto paralizzato agli arti inferiori. Così mi misi in cammino per rendergli visita. Lo trovai nel suo appartamento, seduto su una sedia a rotelle, circondato da alcuni compagni. Quando mi vide alla porta si mise a sbraitare:
“Ah, eccoti, uomo  dei miei stivali! E dov’era il tuo buon Dio quando mi è crollata addosso la galleria? Va’ al diavolo coi tuoi discorsi”.
Era una situazione tale che non riuscii nemmeno ad aprir bocca e me ne andai in silenzio. Ci furono però alcuni minatori che si preoccuparono di lui. Erano veri cristiani. Gli mostrarono la via che conduce a Gesù, sulla quale Dio ci dona la salvezza. E così ebbe inizio un grande cambiamento in quest’uomo. Trovò perdono per i suoi peccati e vera pace con Dio. Un giorno andai a trovarlo. Era nella sedia a rotelle, sulla strada davanti al suo appartamento. (Nel frattempo eravamo divenuti talmente amici da darci del tu.) Mi sedetti sull’uscio accanto a lui, poichè mi accorsi che mi voleva confidare qualcosa d’importante. Infatti cominciò:
“Sai”, mi disse, “ho la sensazione che non starò più a lungo su questa terra. Però so anche dove andrò quando chiuderò gli occhi. Quando sarò davanti a Dio mi prostrerò ai suoi piedi e lo ringrazierò di avermi rotto la spina dorsale”.
“Ma Amsel! Cosa dici?” esclamai.
Amsel sorrise e mi spiegò:
“Se non fosse capitato questo incidente, avrei continuato ad allontanarmi da Dio fino a giungere all’inferno. Ecco perchè Dio ha dovuto intervenire in modo così drastico, per attirarmi verso suo Figlio, il mio Salvatore. Sì, è stata dura. Ma è servito per la mia salvezza eterna”.
Fece una pausa, poi proseguì lentamente:
“E’ meglio entrare storpio in paradiso piuttosto che camminare con due gambe verso l’inferno”.
Presi la sua mano e gli dissi:
“Amsel, sei stato nella dura scuola di Dio. Ma non invano. Hai imparato la lezione”.

Testimonianza tratta da:Gesù nostro destino, pag. 86,87

venerdì 9 settembre 2011

Una sera, egli assembrò tutti i suoi effetti personali, deciso a mettere fine ai suoi giorni.

Un uomo aveva deciso di suicidarsi, ma ecco che trova ‘casualmente’ un pezzo di opuscolo che parlava della salvezza, fu l’inizio di una vita completamente nuova. E dopo 25 anni trovò pure ‘casualmente’ chi aveva messo quel trattato tra i suoi bagagli



Ogni operaio in fabbrica disponeva, di un piccolo armadio personale in cui un giovane impiegato a volte inseriva dei volantini evangelici. Ma uno degli operai prendeva la cosa molto male e faceva al giovane cristiano le osservazioni più offensive.
Venne la guerra del 1939 che disperse tutto il personale della fabbrica.
1965. Sul binario di una stazione, dei bambini radunati per una partenza per le vacanze cantano un cantico aspettando il treno. Un uomo che osserva la scena dopo un momento viene avanti e si rivolge al monitore: ‘…. Non mi riconosci? Sono quello che ti ha fatto tante meschinerie perché tu mettevi nel mio armadietto guardaroba degli opuscoli evangelici … Ti racconterò la mia storia’.
Egli era stato deportato nella Prussia orientale. Messo come taglialegna in un commando di foreste, egli aveva incontrato delle condizioni assai dure. La sera veniva rinchiuso nel porcile e per tre anni egli non ricevette notizie dai suoi genitori. Una sera, egli assembrò tutti i suoi effetti personali, deciso a mettere fine ai suoi giorni. Un pezzo di carta sudicio e spiegazzato attirò la sua attenzione. Vi lesse: ‘Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”. Era quello che restava di uno dei volantini trovati nel suo armadio: ‘Dio!’ gridò lui, ‘se tu esisti, donami delle notizie della mia famiglia’. Due giorni dopo, una sentinella lo portò al commando per consegnargli un pacchetto di lettere e un pacco della Croce Rossa.
Rimpatriato qualche mese più tardi, egli non era più lo stesso uomo, egli aveva trovato la sorgente della felicità, egli conosceva Gesù come Salvatore.

giovedì 8 settembre 2011

Il mio passato mi scorreva davanti agli occhi come un film, con le sue ombre, le sue macchie e le sue luci.

G.G.
Si trova là, sulla montagna, al bordo del bosco; una pista tagliata attraverso gli alberi permette di contemplare le alpi, i pascoli alpini ed il bosco. E quella... quella è la mia panchina.



Già dalla mia giovane età, mi rifugiavo spesso qui e mi sedevo sulla mia panchina. Il corso degli anni l'ha logorata. Un falegname l'ha riparata, ma resta sempre la mia panchina.Ritornandovi l'altro ieri, mi è sembrato di sfogliare le pagine del mio passato. Ma che ricordi!? Un ritorno al passato ed alle sofferenze per riparare gli errori commessi, tristezza o frustrazione?Ritorno alla nostalgia, per assaporare l'immagine ormai sbiadita dei vecchi bei tempi, nei quali si viveva senza porsi tante titubanti questioni o dolorose revisioni della vita passata.
No! Non è per questo sterile esercizio che ritorno alla mia panchina. D'altronte la vita è costellata di errori dovuti alla fragilità umana.  
Ero quindi là seduto sulla mia panchina. Momenti di grande pace. Nella mia solitudine Dio mi era molto vicino. Potevo aprirgli il mio cuore. Egli mi ascoltava. Sì, Sono certo che Dio mi ascoltava.
Cosa gli dicevo? "Grazie, grazie perla vita, con tutte le cose belle e brutte che mi ha portato. Grazie soprattutto per il tuo perdono, la tua pazienza, illimitata, la tua misericordia che non mi ha mai abbandonato.
Il mio passato mi scorreva davanti agli occhi come un film, con le sue ombre, le sue macchie e le sue luci. Sono rimasto un'ora intera sulla mia vecchia panchina. Alzavo lo sguardo e mi chiedevo con quale genialità Dio avesse inciso le alpi all'orizzonte. Ovunque intorno a me, la natura sembrava traboccasse di bellezza. Ed è Dio che ha creato ciò. Il mio eterno Padre, il mio amico fedele che ha camminato al mio fianco attraverso tutti questi anni. Egli mi ha protetto, aiutato, rincuorato nelle diverse fasi della mia vita, ed io so che Egli mi attende un giorno presso di sé in un meraviglioso cielo al di là di questo cielo visibile. All'improvviso fui strappato ai miei pensieri, dal rumore provocato da passi sulle foglie morte. Un ragazzino dall'aria birichina mi passava davanti. La mano nella mano della mamma, gli occhietti vispi. Il suo sguardo era tanto chiaro che mi sembrava di leggervi una domanda: "Sei completamente solo?"
E nel mio cuore gli risposi: "Sì... vale a dire no... Sono solo ma non realmente solo. Ti spiego il perché. Vedi, io ho un grande amico; ho fatto la sua conoscenza molti anni orsono. Egli mi conosce bene e mi ama in modo particolare; addirittura so che Egli mi amerà sempre, poiché Egli stesso me lo ha detto. Inoltre mi aspetta, poiché mi ha invitato presso di sé. Lui ha una casa molto bella!" Il mio piccolo ragazzino era ormai sparito dietro la curva del viale. Il giorno cominciava a cedere alle ombre del tramonto. Una indescrivibile dolcezza riempì l'aria fresca, inondando anche il mio cuore.   Era giunto il momento di ridiscendere a valle, per ritornare al mio vecchio alloggio. Questo luogo provvisorio che il mio grande amico mi ha concesso per un tempo. Mi voltai indietro per dire arrivederci alla mia panchina.
"No, io non sono solo e non sarò mai solo. Inoltre aspetto la primavera, una primavera che non avrà mai fine."

mercoledì 7 settembre 2011

I suoi occhi mostrarono un tale splendore ch’io non avevo la forza di guardarla.

Un pastore evangelico s’incontrò un giorno con un membro della sua comunità, l’anziano predicatore Jens. Riportiamo qui la loro conversazione:

“Jens, vorrei sapere per quale ragione ti sei convertito.”
L’anziano pescatore si sforzò di raddrizzare un po’ la sua schiena curva.
I suoi occhi splendenti guardarono il pastore, ma sembrava che non voleva parlare. Anzi sembrava di non vedere il pastore, ma qualcosa di molto più lontano. Sul suo viso ruvido e solcato da rughe si manifestò uno splendore festoso. Certamente il suo spirito si occupò di ricordi luminosi, felici.
“Forse è successo molto tempo fa?”
“Si, da allora è passato molto, molto tempo. Sono passati circa 30 anni.”
“E come è successo che ti sei convertito?”
“Come è successo? In un modo straordinario, meraviglioso. E’ successo a causa di una predica.”
“A causa di una predica? Ma quest’è una cosa del tutto naturale.”
“No, pastore, fu una cosa strana, sovrannaturale.”
“Dove hai sentito questa predica?”
“Non l’ho sentita, l’ho vista.”
“Tu l’hai vista?”
“Si, la vedevo ogni giorno, convivevo con essa. Nella mia vita ho sentito tante prediche, ma non mi impressionavano. Generalmente non sono importanti. Ma le prediche con le quali si convive tutti i giorni, quelle sono utili davvero.”
“Ma dunque insieme con che predica sei vissuto?”
“Con mia moglie morta.”

“Tu parli per enigmi. Non si può convivere con una donna morta.”
“Eppure si può pastore! Dio può farlo. E’ facile!”
“Raccontami!”
“E’ raccontato presto. Mia moglie ed io avevamo lo stesso carattere. Tutt’e due avevamo la testa calda, eravamo impetuosi. Spesse volte ci siamo scontrati duramente,
Poi lei s’è convertita. Per lo meno disse di essersi convertita. Ma io di questa conversione vedevo poco, soltanto all’inizio un po’. Dopo un certo tempo le cose tornavano allo stato di prima. Lei frequentava la radunanza, leggeva e pregava a casa. Inoltre mi faceva la predica, cioè mi parlava della mia iniquità. Mi disse : “Tu devi convertirti!” Qualche volte piangeva pure, per portarmi alla conversione.

Ma la sua condotta era cambiata ben poco, quasi per niente. Ed ogni tanto c’erano ancora degli scontri pesanti. Mi beffavo di lei, cercavo di provocarla e di stuzzicarla, perché odiavo quell’ipocrisia. E lei, con la sua religiosità, non riusciva a sopportare la mia reazione. Bastavano dunque poche parole per causare una guerra fra noi due. Dopo tali scontri tante volte lei piangeva, ma le sue lagrime non mi impressionavano.
Un giorno lei, essendo tornata dalla sua radunanza, mi disse: “Jens, ma non vuoi mai convertirti?”
“A cosa dovrei convertirmi?” domandai arrabbiato.
“Ad una nuova vita!”
“Hai tu forse una nuova vita?”
“Si, io ci credo, in tutta la mia debolezza. Jens, non guardare a noi, perché siamo deboli, ma guarda a Dio!”
“Dio, io non posso vederlo, ma posso vedere te. Ed il tuo cristianesimo non mi piace!”

Ma una sera, , tornò a casa dopo la riunione della sera . Vedendola quasi mi spaventai. Il suo viso fu bianco come questa parete qui. Non disse nessuna parola. Durante alcuni giorni era tutta silenziosa, non parlava quasi affatto. Temevo che stava per perdere la ragione.

Un giorno stetti seduto in una stanza, riparando le reti per la pesca.

 Allora lei venne e si sedette accanto a me. I suoi occhi mostrarono un tale splendore ch’io non avevo la forza di guardarla. Lei mi prese per la mano e mi disse: “Jens, ho pregato Dio di perdonarmi, perché con la mia condotta ho fatto disonore al Suo nome .Ho detto tante volte che sono santa ma di santità c’e poco in me , io ebbi dei sentimenti strani in quel momento , lei continuò e disse :”voglio chiedere perdono anche a te “.
Mai nella mia vita ho sofferto tanto quanto in quel momento .Se mi avesse rimproverato duramente sarebbe stato molto più facile per me .Da quel giorno in poi mia moglie era morta ma morta al peccato , mi capisce vero pastore ?.
“si capisco ma dimmi Jens da allora lei non s’è mai più arrabbiata ?”
Io facevo tutto il possibile per stuzzicarla , mi accorgevo specialmente all’inizio, che anche in lei c’era la carne ; lei mi capisce vero pastore ? Ma lei ormai aveva una forza uno spirito del quale prima non avevo sentito niente .Era al sicuro al coperto , nascosta da una potenza celeste , portava una corazza che la mia malvagità non poteva perforare .Era molto difficile per me, per la mia natura cattiva e malvagia , di dover guardare tutti i giorni un viso che rifletteva la pace divina e la gioia del cielo diventavo sempre più cattivo , ma la lei non si impressionava .Dopo tanto mi sembrava di odiarla odiavo quel Dio che abitava in lei , perché Lui mi condannava capivo : QUESTO E’ IL VERO CRISTIANESIMO ! lei non mi doveva più predicare perché lei stessa era una predica .Durante alcuni anni convivevo con questa predica e questa diventava sempre più bella .Alla fine diventò troppo forte per me mi dovetti convertire ! Così è avvenuta la mia conversione

martedì 6 settembre 2011

Senza il mio Dio non potrei vivere

All'età di 21 anni ero già molto stanca e delusa di tutto quello che vedevo intorno a me e mi chiedevo se ci fosse veramente Dio. E se c'era, dov'era? Le proposte della società e delle amicizie erano fatue, superficiali e l'apparire era più importante dell'essere. Sentivo un vuoto interiore che mi angosciava; il mondo, la storia, si ripetevano nei secoli: guerre, odio, violenze, interessi economici in primo piano. Come si poteva considerare l'uomo buono? Mi chiedevo come mai l'uomo, definito essere intelligente, fosse arrivato a ideare e compiere stragi e stermini di intere razze e popoli. Stringendo il cerchio, però, vedevo che il male era anche dentro di me, ero delusa anche di me stessa, finivo io stessa per non rispettare fino in fondo certi miei principi. Perchè tutto questo malessere, come si poteva essere coerenti con quello che diceva Dio? Le mie domande erano sincere e chiedevo una risposta a Dio stesso. La mia coscienza era però molto angosciata dagli interrogativi che mi ponevo sulla morte e sulla mia sorte nell'aldilà. Questi argomenti mi interessavano molto. Pregavo Dio chiedendogli cosa dovevo fare per essere pronta ad incontrarlo. Forse delle buone opere? Aiutare chi soffre? Che cosa dovevo fare? Certamente Dio aveva ascoltato quella preghiera. Una notte finalmente, stanca e aggravata da un peso interiore che sembrava schiacciarmi, sentivo di non appartenere veramente a Dio, nonostante tutti i miei sforzi sentivo che ero separata da Lui e lo invocai con tutta me stessa. Mi vennero alla mente le parole sentite una settimana prima a casa di una famiglia, erano degli amici evangelici, che mi avevano raccontato uno ad uno la loro testimonianza, dopo che io avevo chiesto loro che cosa avesse cambiato la loro vita e perchè si erano così convinti che Dio fosse la cosa più importante per loro. Perchè prima, tutto il paese sapeva che non erano credenti e che anzi, facevano tutto un altro tipo di vita. Ero rimasta molto toccata da queste persone, che parlavano, cantavano inni e mi raccontavano la loro storia, e sembrava che per loro Dio fosse reale e molto vicino. Ritornando così a quella notte, nella mia camera da letto, pregai Gesù con tutto il cuore di manifestarsi a me, lo invocai con tutta me stessa dicendogli che credevo che Lui fosse morto per me sulla croce, per caricarsi dei miei peccati. Improvvisamente in quel momento tutto mi era chiaro e comprendevo il suo sacrificio espiatorio, lui innocente, aveva pagato per me e mi aveva liberata da ogni colpa. Cominciai a sentire la sua presenza in modo tangibile in tutta la stanza e dentro di me, il mio cuore era leggero, libero e pieno di gioia, una gioia mai provata prima, non descrivibile a parole. Quel peso che sentivo era il peso del peccato che mi separava da Dio e che in quel momento era sparito, come tolto improvvisamente mentre sentivo una presenza spirituale dolcissima che mi consolava e mi perdonava: era Gesù! Gesù che io avevo invocato disperatamente. Non posso descrivere con parole questa esperienza che Dio nella sua misericordia mi ha fatto vivere, anche se il giorno dopo cominciai a raccontare ai miei famigliari e amici di aver incontrato Dio, non riuscivo a contenermi dalla gioia, e realizzai ben presto però che nessuno mi capiva. (Nessuno tranne i miei amici credenti evangelici). Ero talmente piena di pace e gioia che cercavo di spiegarlo meglio che potevo, ma per contro ricevetti molte umiliazioni, soprattutto nella mia famiglia.

SECONDA PARTE
Ero cambiata, rinnovata, piena di pace e di gioia, potevo anche perdonare cose che non ero mai riuscita a perdonare prima e mi rendevo conto che era un miracolo perchè potevo farlo solamente attraverso Gesù che operava in me. Iniziai a frequentare la chiesa cristiana evangelica vicina al mio paese e a leggere la Bibbia. Crescevo nella fede, volevo conoscere Dio sempre di più. Trovai un buon lavoro, anche se lontano e dovetti trasferirmi. Dopo alcuni anni conobbi un ragazzo che condivideva la mia stessa fede. Fu il classico "colpo di fulmine" e presto ci sposammo, iniziando una nuova vita insieme a Mantova. Dopo un anno era già in attesa di due bimbe gemelle.
A quel punto iniziò un capitolo molto doloroso della mia vita. Avevo 29 anni appena compiuti e un pancione enorme, di lì a poco sarebbero nate le mie due bimbe e sarei diventata presto mamma. Ma l'evento più atteso e più bello per molte donne si stava trasformando per me in una tragedia.
In una bellissima e calda notte d'estate, dopo la mezzanotte, nacquero Alice e Anna, era il 10 luglio 1997. Le bimbe erano sane e urlanti, le avevo potute vedere subito perchè mi era stato praticato sì il taglio cesareo, ma in anestesia parziale (epidurale). Sembrava tutto perfetto. Ma dopo poco tempo cominciai a sentirmi malissimo. Comparvero crampi insieme ad altri gravi malesseri, senza che i medici riuscissero a scoprirne la causa, anzi dicevano che era sicuramente l'effetto dell'anestesia e che si sarebbe risolto tutto molto presto. Intanto continuavo a stare molto male e il mio corpo non riusciva più ad espellere i rifiuti liquidi. Il mio stato si aggravò così tanto che dovetti essere trasferita d'urgenza in un reparto di terapia intensiva con attrezzature specializzate per la dialisi. La diagnosi: CID "coagulazione intravascolare disseminata", una complicazione mortale della gravidanza. Il mio sangue aveva formato dei coaguli, i quali mi avevano bloccato completamente entrambi i reni, con il rischio oltre tutto, che intasassero anche il cervello e i polmoni. Giunta in terapia intensiva, dovetti affrontare sofferenze atroci, che cercai di sopportare invocando Gesù. Infatti a causa dell'urgenza, mi furono inseriti nel corpo diversi cateteri, fra i quali uno alla giugulare, senza anestesia. L'ultimo non lo sentii neppure dato che il dolore era talmente forte da farmi perdere i sensi. Mi risvegliai in rianimazione, circondata da persone che sembravano morti ma che erano tenuti in vita da una macchina, uno spettacolo terribile. Io ero nell'anticamera della morte e sentivo quella minaccia incombere su di me. Il mio sangue continuava a produrre coaguli e i medici continuavano a somministrarmi anticoagulanti per diluirlo, ma il rischio era che le ferite non si cicatrizzassero più. Fra trasfusioni di sangue e plasma, ossigeno, macchinari mai visti prima, cateteri e flebo, il mio corpo era diventato una macchina irriconoscibile. Non era più il mio corpo, deformato dall'acqua che la dialisi doveva aiutarmi ad espellere e che aveva fatto aumentare di 30 kg il mio peso.
Due giorni dopo il parto, i medici non sapevano se sarei sopravvissuta. Bisognava attendere che fosse trascorsa la nottata, per vedere se ci fossero speranze di miglioramento. I miei famigliari erano disperati e mi guardavano attoniti attraverso un vetro. Nessuno, neppure mio marito, poteva entrare per salutarmi, neanche per l'ultima volta. Mio marito e tutta la chiesa pregavano intensamente per me ed io sopravvissi a quella notte. (FINE II PARTE)......

III PARTE Nonostante la situazione, fu straordinaria la forza che il Signore mi diede. Lo invocavo con tutta me stessa, misi la mia vita nelle mani di Dio, implorando la Sua misericordia per me e per le mie figlie. Chi oltre a lui avrebbe potuto fare qualcosa per me? Il recupero della mia salute procedeva a fasi alterne, ebbi diverse ricadute e non riuscivo a smaltire i farmaci di cui avrei avuto bisogno per poter riposare un po', e che mi causarono addirittura allucinazioni. Oltre ai reni, anche il cuore e i polmoni iniziavano ad essere compromessi (ed infine persi anche la vista per una settimana). Fu allora che arrivarono i momenti di autentica disperazione, e in questa disperazione cantavo con un filo di voce inni di lode a Dio, come segno che non volevo arrendermi e che lo volevo glorificare anche in quel momento. Un giorno mentre i medici sostituivano il mio plasma intossicato con quello fresco, il macchinario si ruppe disperdendo quasi tutto il mio sangue al di fuori del mio corpo. Non so come fosse possibile che restassi in vita. Le forze mi avevano completamente abbandonata e mi sembrava che la vita mi stesse lasciando, l'unica arma in quella situazione era continuare a cantare a Dio. I medici fecero riparare la macchina mentre io provavo una consolazione interiore e una inspiegabile certezza che Dio mi avesse messo vicino i suoi angeli. Non solo sopravvissi a quel terribile momento critico, (in cui i medici, mi confessarono dopo, stavano ormai perdendo le speranze per la mia vita), ma iniziai a stare meglio, giorno dopo giorno. Mi aspettava però una vita dipendente dalla dialisi e non saprei come avrei fatto ad affrontare tutto questo dovendomi occupare anche delle bambine appena nate. Dio mi aveva lasciata in vita ma avevo subito la perdita totale della funzione renale. Anche nella sofferenza Gesù era con me. Sapevo che lui mi amava anche se non capivo il perchè di tutto quello che mi stava succedendo. Cercavo più che potevo di tenermi stretta a Gesù. Negli anni a seguire ogni mattina, poichè avevo poche forze, lo invocavo per aiutarmi in quella che per me era una lunga ed estenuante giornata, chiedevo il suo aiuto per alzarmi, per fare alcune faccende, per andare a fare la dialisi, per tornare in auto da sola con il pericolo di emorragie (come tutti i dializzati autosufficienti), e nel pomeriggio per aiutare le bambine a fare i compiti: avevo bisogno della sua forza più che mai per affrontare le mie giornate serenamente e con il sorriso. Mi sentivo come Giuseppe nella prigione. Per concludere posso affermare che senza il mio Dio non potrei vivere, non avrei conservato la fede, la mia famiglia non sarebbe unita, non sarei ristabilita attraverso il trapianto di rene che arrivò sette anni fa e che mi ha consentito di ritornare a rivivere una vita normale, una nuova rinascita, e che ho accolto come un autentico dono e soccorso di Dio per liberarmi dalla vita attaccata ad una macchina. Assumo moltissimi farmaci ogni giorno per consentire al rene trapiantato di restare il più a lungo nel mio corpo, poichè senza questi farmaci antirigetto il mio corpo lo rifiuterebbe immediatamente. Questi farmaci potrebbero causare in futuro dei pericolosi effetti collaterali e malattie, ma anche questo problema ho dovuto affidarlo nelle mani di Dio per evitare di essere sempre in ansia. Al mio Dio in cui confido ho affidato la responsabilità del mio futuro, ogni cosa. Io e mio marito Paolo ringraziamo Dio per come ci ha sostenuto e per tutto quello che ha fatto per noi. Nelle avversità Dio è il nostro rifugio. Spero che questa mia condivisione possa incoraggiare qualcuno che sta cercando Dio o che si trova in qualche avversità. A Dio sia la gloria.