martedì 13 novembre 2012

"Perché mi è accaduto questo?

Nel mondo accadono eventi terribili, e quando li leggiamo nel giornale, ci ritorna sempre la domanda: "Dio? Ma come può permettere tutto ciò?"
La domanda diventa molto più angosciosa quando siamo toccati personalmente: Magari uno dei nostri bambini che amiamo ci viene preso. Oppure ci viene inferto un colpo talmente duro da sconvolgere tutta la nostra vita. Allora la domanda non è più teorica, ma brucia come un fuoco dentro di noi: "Perché mi è accaduto questo? Come ha potuto Dio farmi una cosa simile?" Non troveremo riposo finché non avremo la risposta.

Fu qui che un giorno un minatore di nome Amsel mi aiutò enormemente: Era un uomo grande e forte, e non si preoccupava né di Dio né del diavolo. Ma un giorno rimase coinvolto nel crollo di una galleria. Mi fu riferito che era rimasto paralizzato agli arti inferiori. Così mi misi in cammino per rendergli visita. Lo trovai nel suo appartamento, seduto su una sedia a rotelle, circondato da alcuni compagni. Quando mi vide alla porta si mise a sbraitare: "Ah, eccoti, prete dei miei stivali! E dov'era il tuo buon Dio quando mi è crollata addosso la galleria? Va' al diavolo coi tuoi discorsi."
Era una situazione tale che non riuscii nemmeno ad aprir bocca e me ne andai in silenzio. Ci furono però alcuni minatori che si preoccuparono di lui. Erano veri cristiani. Gli mostrarono la via che conduce a Gesù, sulla quale Dio ci dona la salvezza. E così ebbe inizio un grande cambiamento in quest'uomo. Trovò perdono per i suoi peccati e vera pace con Dio.

Un giorno andai a trovarlo. Era nella sedia a rotelle, sulla strada davanti al suo appartamento. (Nel frattempo eravamo divenuti talmente amici da darci del tu.) Mi sedetti sull'uscio accanto a lui, poiché mi accorsi che mi voleva confidare qualcosa d'importante. Infatti cominciò:
"Sai", mi disse, "ho la sensazione che non starò più a lungo su questa terra. Però so anche dove andrò quando chiuderò gli occhi. Quando sarò davanti a Dio mi prostrerò ai suoi piedi e lo ringrazierò di avermi rotto la spina dorsale."
"Ma Amsel! Cosa dici?" esclamai.
Amsel sorrise e mi spiegò: "Se non fosse capitato questo incidente, avrei continuato ad allontanarmi da Dio fino a giungere all'inferno. Ecco perché Dio ha dovuto intervenire in modo così drastico, per attirarmi verso suo Figlio, il mio Salvatore. Sì, è stata dura. Ma è servito per la mia salvezza eterna."
Fece una pausa, poi proseguì lentamente: "È meglio entrare storpio in paradiso piuttosto che camminare con due gambe verso l'inferno."
Presi la sua mano e gli dissi: "Amsel, sei stato nella dura scuola di Dio. Ma non invano. Hai imparato la lezione."

(Tratto da: Wilhelm Busch, Gesù nostro destino, Ebner 1994, pag. 86,87).
Quando guardiamo il lato inferiore di un tappeto persiano, vediamo un inestricabile intrico di fili che sembrano incrociarsi a caso. Però, appena giro il tappeto, si vede un meraviglioso disegno e si scopre che l'apparente disordine nascondeva un ordine perfetto. Quaggiù vediamo il tappeto degli eventi all'inverso, tutto ci sembra confuso e assurdo. Nell'eternità però vedremo il tappeto dal lato giusto e saremo stupiti di vedere con quale saggezza e arte Dio ci ha guidati sulla terra.
(Tratto da: Wilhelm Busch, Gesù nostro destino, Ebner 1994, pag. 81).

sabato 3 novembre 2012

Come sei riuscita a perdonare tua madre per il dolore che ti aveva provocato sin da bambina?

Ecco la storia di Aghi per riassumere in breve qualche anno della sua vita. Aghi ha 35 anni, è ungherese, di Budapest e ha due bellissimi bambini, da 11 anni vive in Sardegna.

La storia di Aghi era tormentata già dal grembo materno … infatti sua madre quando si rese conto di essere incinta, da subito ebbe un rifiuto per questa creatura e fece di tutto per interrompere la gravidanza, utilizzando anche metodi grossolani e molto pericolosi ma niente fu efficace, Aghi doveva nascere!

L’infanzia di Aghi fu molto triste, ricca di avvenimenti dolorosi che hanno segnato il resto della sua vita. Lei non ha mai visto suo padre, la madre non ha voluto farglielo conoscere. Quando aveva 1 anno Aghi fu messa in orfanotrofio perché la madre non voleva tenerla con sé.

Aghi era cresciuta da subito senza ricevere affetto, non sapeva cosa volesse dire essere amata o amare qualcuno, non aveva mai ricevuto un abbraccio, il contatto fisico era per lei come una violenza. Aghi si era dovuta fare forza da sola da bambina e questa solitudine l’aveva indurita tanto.

Quando aveva 12 anni la madre decise di riprenderla con sé ma da quel momento la vita di Aghi è stata ancora più difficile. Era come se la madre provasse odio nei suoi confronti, non riusciva a volerle bene, la vedeva come un enorme peso ed Aghi chiaramente non provava nessun affetto nei suoi confronti.

La madre di Aghi, già da quando lei era ragazzina aveva la brutta abitudine di dirle che era una sgualdrina e che nella vita avrebbe fatto solo la sgualdrina! Un giorno durante una lite tra le due la madre ha tentato di strangolarla ed è mancato poco che la uccidesse.

La prima esperienza col Signore Aghi la fece a 13 anni, quando leggendo la storia di Gesù in una chiesa, rimase così colpita da ritenersi comunque fortunata per il fatto che Gesù aveva dato la sua vita anche per lei e che lo aveva fatto come grande gesto d’amore!

Ma Aghi era una ragazzina triste, che spesso aveva pensato al suicidio ma proprio in quei momenti le riaffiorava in mente la storia di Gesù e capiva che il suicidio non era nella volontà di Dio.

La sua vita andava avanti con gravi maltrattamenti mentre lei diventava già una donna. A 17 anni la madre la mandò via da casa e lei trovò rifugio da un’amica e poi da uno zio …

Anche se appesantita dai problemi Aghi aveva trovato un lavoro in una sartoria e poi era riuscita ad affittare una stanza dove vivere. La sua vita sembrava finalmente serena. Iniziava ad avere amici, ad uscire, abitava in un paese vicino a Budapest. Aveva 18 anni.

Una sera un amico le propose di andare a fare un giro nella capitale, andarono in un bar dove trovarono un altro ragazzo. Quella serata sembrava non avesse fine, lei chiedeva di essere riportata a casa ma i ragazzi non volevano andare via. Poi Aghi andò in bagno e quando uscì non li trovò più, l’avevano lasciata nel bar….

Allora spaventata chiese al proprietario del bar e a sua moglie dove fossero i ragazzi e questi le dissero di non preoccuparsi che il giorno dopo sarebbero tornati a prenderla. Ma Aghi non si fidava, aveva paura e non sapeva cosa fare … Moglie e marito la tranquillizzarono, la portano a casa loro e apparentemente sembrava fosse al sicuro ma in realtà da quel momento iniziò la vera tragedia della sua vita …

FACCIAMO ENTRARE AGHI PER RACCONTARCI PERSONALMENTE IL RESTO DELLA SUA STORIA …

1) Aghi raccontaci cosa è successo quando a 18 anni ti sei ritrovata a casa dei proprietari del bar dove quei due ragazzi ti hanno abbandonata.

«A casa di quella coppia, al mio risveglio mi spaventai perché non trovavo più i miei vestiti e i miei documenti. Poi loro mi diedero altri vestiti da indossare ma erano molto volgari, una minigonna, una maglietta molto scollata e dei tacchi alti … non avevo mai indossato abiti così provocanti. Mi hanno detto che dovevo lavorare nella strada e andare con gli uomini. Io ero così ingenua e spaventata che non potevo credere a questa cosa e mi rifiutai. Ma quella era la realtà, l’uomo mi aveva portata per strada e mi aveva costretta a stare là per prostituirmi, nonostante io non volessi.»

2) Poi cosa è successo, come ti hanno costretta a fare ciò che volevano?

«Un giorno lo sfruttatore mi ha portato in una casa e mi ha buttato dentro una stanza buia dove c’erano voci di uomini, non so quanti erano ma mi hanno violentato in tanti. Poi lo sfruttatore mi ha portata via e anche lui mi ha violentata. Mi ha detto che ero di sua proprietà, che i ragazzi che mi avevano abbandonato nel bar mi avevano venduto a lui e che ormai io non potevo più scegliere, non ero più libera. Sono stata manipolata psicologicamente, trattata come una bestia, umiliata, controllata da altri che verificavano se lavoravo o meno per la strada e subivo violenze continue che mi facevano diventare succube di quei mostri. Dato che io continuavo a rifiutarmi, loro mi avevano costretto a prostituirmi mettendomi accanto un’altra prostituta esperta che veniva con me e i clienti per assicurarsi che io lavorassi e per prendere il guadagno.»

3) Poi vedendo che non ti eri ancora abituata alla vita di strada hanno cercato di venderti ancora ad un altro sfruttatore, chi era quest’uomo, cosa è successo?

«Volevano vendermi ancora ma poi mi son ritrovata tra un clan di mafiosi dove uno di questi mi ha rubata ed è scappato via. Sono stata violentata anche da lui, in una foresta dove nessuno poteva soccorrermi ed aiutarmi, ho vissuto un incubo ancora più brutto, non vedevo via d’uscita, sono rimasta scioccata a lungo senza riuscire neanche più a parlare.

Dopo questa violenza mi aveva comprata un altro sfruttatore, era uno dei mafiosi più pericolosi della città. Quest’uomo mi aveva portata a casa sua, era sposato con figli, lui continuava a picchiarmi, a violentarmi anche se la moglie era in casa. Spesso chiamava i suoi amici per abusare di me. Voleva distruggere la mia personalità, terrorizzarmi psicologicamente in modo che non potessi tentare di scappare.»

4) Qual è il ricordo più brutto che hai di quel periodo?

«Il giorno del mio diciannovesimo compleanno questo sfruttatore mi ha portato in un night perché aveva capito che in strada con me non faceva molti soldi. Nel night mi ha picchiata violentemente davanti ad altri uomini e poi mi ha costretta a ballare su un palco senza guardare nessuno negli occhi. È stato terribile, ero terrorizzata, ero piena di lividi, piangevo ma dovevo per forza ballare altrimenti mi avrebbe ammazzata.»

5) Poi hai ripreso a lavorare per strada, come sei riuscita a liberarti di quel terribile sfruttatore?

«Ho dovuto riprendere a lavorare nella strada, il guadagno era poco ma per non rischiare la morte a poco a poco ho dovuto sottomettermi a lui. Diverse persone venivano per strada e mi offrivano protezione ma io avevo paura di tutti, pensavo che ormai la mia vita non fosse più la mia, non mi fidavo di nessuno. Un giorno di disperazione ho chiesto a Dio di liberarmi dalla vita che facevo. Subito dopo si è fermato un uomo e mi ha detto che io non ero al mondo per fare la prostituta … Lui mi ha offerto aiuto e ho sentito che potevo fidarmi. Inizialmente l’uomo mi dava dei soldi per fare in modo che io non lavorassi e che comunque dessi il guadagno al mio sfruttatore senza venire massacrata di botte. Poi mi ha proposto di scappare promettendomi che mi avrebbe aiutata, senza volere niente in cambio … »

6) Questa infatti era la notizia grandiosa, che quest’uomo non aveva mai abusato di te e voleva solo aiutarti, finalmente una persona buona era arrivata in tuo soccorso.

«Si, in un attimo ho capito che quell’uomo era mandato da Dio … ho deciso di fidarmi e scappare con lui. Lui ha iniziato a cambiare la mia vita, mi ha comprato dei vestiti decenti, mi ha dato una casa dignitosa dove vivere, mi ha sostenuto economicamente per molto tempo. Gli avevo chiesto il motivo di questo gesto generoso e lui mi aveva detto che in passato una persona buona lo aveva tirato fuori da una vita terribile per cui ora lui voleva fare altrettanto con me, sino a quando la mia vita non si fosse ristabilita. Infatti è stato proprio così, quando mi sono reinserita nella vita normale lui è scomparso e non l’ho mai più rivisto.»

7) Poi è riapparsa tua madre nella tua vita ma purtroppo non per recuperare il rapporto con te …

«Nel frattempo io avevo trovato un lavoro dignitoso e mia madre aveva saputo dove vivevo. Mi ha proposto di tornare a vivere da lei e ci sono andata con la speranza di potere finalmente vivere bene. Mi sono trasferita da lei con tutto l’arredo e i soldi che l’uomo buono mi aveva lasciato. Ma un giorno, quando tutti i soldi erano finiti e mia madre si era venduta anche tutti i miei mobili, lei mi ha detto che dovevo fare di più perché i soldi non bastavano e i miei fratellini avevano fame. Mi ha detto che dovevo prostituirmi.»

8 ) Tua madre non sapeva della vita che avevi fatto poco tempo prima e di tutte le violenze subite. Come hai reagito a questa richiesta?

«Ero sconvolta, lei sin da bambina mi aveva sempre detto che ero una sgualdrina, mi aveva sempre trattata male ma non potevo credere alla sua richiesta, era sempre mia madre. Il problema era che ancora una volta ero stata manipolata psicologicamente e alla fine mi sono rassegnata e sono tornata a lavorare per strada, questa volta per mia madre e mio zio che era il mio protettore. Ero tornata alla vita pericolosa, dove ogni giorno rischiavo di essere uccisa da qualche pazzo, ero molto arrabbiata ma non sapevo come uscirne perché in casa non avevano da mangiare. In quel periodo per non pensare a quello che facevo e per avere il coraggio di affrontare la vita nella strada, avevo iniziato ad ubriacarmi.»

9) Un nuovo dramma era iniziato purtroppo e ancora una volta sei stata venduta …

«Per strada diversi sfruttatori volevano comprarmi e un giorno mia madre, sempre in cerca di soldi, ha deciso di vedermi. Il mio incubo era tornato, non potevo fare niente e la sola cosa che ho potuto decidere è stato scegliere l’uomo a cui essere venduta.

Quest’uomo non era violento come gli altri, mi ha portata a casa sua e mi trattava bene. Col passare del tempo ci siamo innamorati. Purtroppo con lui ho iniziato a fare uso di cocaina e anche se la vita non era perfetta per un po’ ho sperato che mi sposasse, desideravo una famiglia ma in realtà ne sono rimasta delusa. Un altro uomo mi aveva ferito. Da quel momento mi sono arrabbiata molto e ho stabilito che nessun uomo avrebbe mai più deciso per la mia vita! Avevo capito come dovevo trattare gli uomini e volevo vivere come una donna libera. Il problema è che continuavo ad usare cocaina e a bere molto.»

10) In che modo hai deciso di vivere da donna “apparentemente libera”?

«Nel frattempo avevo iniziato a lavorare nei night, ballavo e mi prostituivo, avevo molte conoscenze e il mio carattere era diventato molto forte. Non avevo più nessun protettore. Avevo iniziato a girare l’Europa, a lavorare nei locali più famosi e a guadagnare molto bene, avevo soldi, vestiti ed ero molto richiesta, mi sentivo sicura e finalmente libera. Ma la schiavitù da droga e alcool era sempre più forte.»

11) Come sei arrivata in Sardegna e come ha iniziato a cambiare la tua vita?

«Un’amica che viveva a Sassari mi ha chiesto di venire a trovarla, mi ha detto che c’era lavoro e che si stava bene. Allora sono arrivata qua, credendo di stare solo per un periodo e ho iniziato a lavorare in un locale. Là ho conosciuto un uomo di cui mi sono subito innamorata e che è il padre dei miei due figli. Con lui ho vissuto una bellissima storia d’amore ma la vita per strada continuava perché era la mia unica fonte di guadagno. Un giorno mentre ero per strada mi sono resa conto della mia condizione, di come vivevo la mia vita, delle mie dipendenze. Mi sono vergognata di me stessa, avevo già 30 anni, mi sentivo un fallimento, una donna che non valeva niente. Avevo capito che avevo ingannato me stessa per andare avanti, che avevo tenuto chiuso in una parte del mio cuore la mia vita terribile … Allora mi sono disperata e ho urlato a Dio di aiutarmi, non ne potevo più, mi odiavo, volevo morire. Subito dopo mi è stato chiesto di andare a Budapest per prendere delle donne e portarle a lavorare qua in un locale, avevo accettato pensando che così avrei potuto rivedere la mia famiglia che non vedevo da 6 anni …»

12) Cosa è successo quando sei arrivata in Ungheria?

«Quando sono arrivata ho visto le ragazze e ho avuto una sorta di rifiuto nel portarle via con me, mi sono resa conto che quel gesto non andava bene, quindi ho deciso di lasciarle. Poi ho rivisto mia madre e volevo tornare subito in Sardegna da mio figlio ma il mio passaporto era scaduto e non mi hanno fatto ripartire. Uno di quei giorni mi ha telefonato mia sorella, che era già una credente, mi ha detto che dovevo cambiare la mia vita, che dovevo affidarla a Dio e mi ha chiesto di andare a trovarla. Considerate che mia sorella non sapeva della mia vita e oltretutto per me era assurdo sentire parlare di Dio in quel modo, pensavo che lei fosse pazza. Ma poi ho deciso di andare a trovarla anche perché ero obbligata ad andare là per rinnovare il mio passaporto. Arrivata a casa loro però ho subito avvertito una grande pace e il giorno dopo ho deciso di andare al culto nella loro chiesa ma ero sempre incredula.»

13) Come ha fatto entrare Gesù nella tua vita?

«Quando sono stata nella loro chiesa ho sentito delle parole che mi sono entrate dritte nel cuore. Il giorno dopo con mia sorella abbiamo pregato e ho chiesto a Gesù di darmi un segno e di entrare nella mia vita.

Mentre dicevo questo in un attimo è passata davanti alla mia mente tutta la mia vita, tutti i miei sbagli, tutti i miei vizi e tutto quello che dovevo abbandonare. Poi ho avvertito la presenza di Dio e piano piano tutto il peso che avevo addosso si allontanava, la rabbia, il dolore scompariva, ho iniziato a sentirmi leggera, mi sentivo vuota da pensieri e una pace mai provata è entrata dentro di me.

Il giorno dopo ho salutato mia madre, raccontato a lei la mia esperienza e sono tornata a Sassari. Ero una donna nuova.»

14) Come sei riuscita a perdonare tua madre per il dolore che ti aveva provocato sin da bambina?

«Da sola non ci sarei mai riuscita. Mi ricordo che quando era nato il mio primo figlio avevo provato un amore immenso per lui, quando lo tenevo tra le braccia sentivo una gioia incredibile e di conseguenza ho sentito un odio grandissimo per mia madre, non riuscivo a capire come lei avesse potuto abbandonarmi, come lei avesse avuto il coraggio di vendermi e di contribuire alla mia distruzione. In quel periodo avevo provato una grande rabbia, ero stata molto male con quei pensieri … ma da quando ho conosciuto Gesù ho capito che dovevo perdonare anche lei, il Signore mi ha aiutato a guarire anche le ferite più dolorose.»

15) Quindi la tua vita è completamente cambiata, ormai sono passati 5 anni. Cosa hai capito ancora grazie all’aiuto di Gesù?

«Abbandonando la mia vecchia vita, ho capito i miei sbagli, grazie a Gesù sono riuscita a perdonare anche tutti i miei carnefici e me stessa. Mi sono sentita importante per la prima volta nella mia vita, ho capito che potevo finalmente vivere serena, senza guardarmi più alle spalle e dovermi difendere dagli altri. Gesù ha riempito il mio cuore, mi ha insegnato ad amare gli altri, ha dato un senso alla mia vita e mi ha dato la gioia di vivere! Il Signore infatti mi ha fatto trovare una vera famiglia nella chiesa, con fratelli che mi amano e mi hanno sostenuto nei momenti più difficili. Lui si occupa ogni giorno di me e dei miei figli e non mi fa mancare nulla.»

16) La tua è una storia incredibile, piena di speranza e ci dà la certezza che se Gesù ha salvato te può farlo con chiunque. Cosa vorresti consigliare alle donne presenti?

«Vorrei dire a tutte le donne che qualsiasi sia la vostra situazione non dovete disperare ma vi consiglio di affidare al Signore ogni peso. Voglio dirvi di non mollare, perché con il Signore possiamo affrontare qualsiasi problema, proprio come è successo a me.»

«Chi ci vede? Chi ci conosce?»

M’incantavo spesso davanti ad un negozio d’antiquariato, una piccola tazza di te attirò la mia attenzione. Un giorno entrai e chiesi al proprietario di poterla vedere. Era proprio bella non avevo mai visto una tazza come quella! Mentre l’ammiravo mi parve di sentire una voce, come se la tazza mi parlasse … «Io non sono sempre stata così. C’è stato un tempo in cui io ero terra e poi creta. Il mio maestro mi prese e mi rotolò e cominciò a colpirmi… e colpi su colpi e poi ancora colpi». Gridai con quanto fiato avevo in gola: «Lasciami stare!». Ma egli mi sorrise solamente dicendomi «Non ancora». «Poi mi mise su una ruota» continuò la tazza. Dopo questo trattamento cominciai a girare … girare … « Fermati .. mi gira la testa ! » gridai. Il maestro mi rispose «Non ancora».
Poi mi mise in un forno … non ho mai sentito così caldo, pensavo che volesse bruciarmi … e gridai … e bussai alla porta del forno. Lo potevo vedere attraverso l’apertura e potevo leggere attraverso le sue labbra quando Egli scosse la testa per dirmi: “«Non ancora».
Finalmente la porta si aprì … mi mise su uno scaffale e cominciai a raffreddarmi. « Questo va meglio » dissi . Ma subito dopo il maestro mi spazzolò … e mi dipinse interamente … le esalazioni della pittura erano orribili … e io pensai che sarei soffocata. Egli si limitò ad annuire ripetendo: «Non ancora».
Più tardi mi mise nel forno … non nel primo .. . ma in uno, due volte più caldo. Ero sicura che sarei bruciata tutta. Ho invocato, ho supplicato … ho gridato. Per tutto quel tempo potevo vederlo scuotere la testa e dire «Non ancora». Pensavo che non ci fosse speranza per me e che non ce l’avrei fatta. Ero pronta ad arrendermi, ma la porta si aprì ed egli mi prese e mi mise su uno scaffale. Un’ora dopo mi sporse uno specchio e disse «Guardati». Lo feci e dissi «Quella non sono io - non posso essere io! Sono troppo bella».
«Voglio che ti ricordi che so di averti fatto male quando ti ho battuta … ma se non lo avessi fatto saresti seccata. So che la ruota ti ha fatto girare la testa, ma se l’avessi fermata non avresti preso forma. So che ti ha fatto male il caldo nel forno, ma se non ti avessi messa lì ti saresti spezzata. So che le esalazioni erano sgradevoli quando ti ho spazzolata e dipinta, ma vedi, se non lo avessi fatto non ti saresti indurita e non ci sarebbe colore nella tua vita. Ora tu sei un prodotto finito, ora tu sei ciò che avevo in mente quando ho cominciato all’inizio con te! »
Il Signore dice: In mezzo a questo popolo Io continuerò a fare delle meraviglie, meraviglie su meraviglie; la saggezza dei suoi saggi perirà e l'intelligenza dei suoi intelligenti sparirà».
Guai a quelli che si allontanano dal SIGNORE in luoghi profondi per nascondere i loro disegni, che fanno le loro opere nelle tenebre e dicono: «Chi ci vede? Chi ci conosce?» Che perversità è la vostra! Il vasaio sarà forse considerato al pari dell'argilla al punto che l'opera dica all'operaio: «Egli non mi ha fatto?» Al punto che il vaso dica del vasaio: «Non ci capisce nulla?» Isaia 29:14-16
Dobbiamo avere fiducia nel nostro Artista celeste, sapendo di essere nelle Sue mani, siamo pure certi che la Sua opera è “molto buona”.

Se fossi morto che sarebbe stato di me?”


Sono stato portato in chiesa cattolica fin da piccolo, nonostante i miei genitori non fossero credenti praticanti. Non sono mai stato veramente convinto e pian piano mi allontanai da questa religione. Nel mio cuore, però, credevo fermamente all’esistenza di Dio; il Dio che “vedevo” era un Dio lontano, irraggiungibile, mi sembrava perfino cattivo.
Dentro di me continuavo a sentire tutta la delusione della vita, la solitudine, la tristezza e il vuoto lasciato anche da quelli che mi stavano intorno.
Pensando alla morte sentivo molto dubbio e paura. Se fossi morto che sarebbe stato di me?
Finalmente mi parlarono del vero Dio, quello che si è incarnato nella persona di Gesù di Nazaret. Dio ha lasciato il cielo perché il suo obiettivo era di salvare l’uomo. Egli aveva preso il mio posto sulla croce! Questo mi toccò al punto da rivalutare tutte le mie idee su Dio. Come mi sbagliavo! Egli mi ha così tanto amato da dare suo Figlio, il suo unico figlio, per salvare la mia misera vita. E’ proprio questo il messaggio del Vangelo.

    “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliolo affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)

Perché non mettere la mia vita al sicuro nelle possenti e amorevoli mani di Gesù Cristo? Ma cosa voleva dire questo per me? A cosa dovevo rinunciare per seguire Cristo?…
Lo Spirito Santo stava lavorando nel mio cuore per farmi capire che, nonostante fossi condannato a
causa dei miei peccati, Dio mi stava offrendo la libertà. Una libertà completa per fare, non quello che volevo io, ma la sua volontà, per vivere per Lui.
    “Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 6:23)
Pregando da solo, in camera mia, accettai Dio nel mio cuore come unico Dio, unico riferimento, unico Creatore e suo Figlio come unico Salvatore.
Ora la mia vita è cambiata: la pace di Dio è scesa nel mio cuore, ho delle certezze sul futuro e vedo Dio così come viene
presentato nella Bibbia: amorevole, paziente, vicino a quelli che lo cercano, giusto…
Questa grazia è così semplice e così grande che chiunque può accedervi.
Accetta Gesù Cristo come tuo personale Salvatore e Signore, riponi la tua fiducia in Lui e sarai salvato.
    “Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l'ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati.”

Difatti la Scrittura dice:
    “Chiunque crede in lui, non sarà svergognato.” (Romani 10:9-11)
Claudio

Tempo fa ho letto di una donna di 27 anni che disse: "

........."Sono stata via da casa, scuola, poi lavoro, e ne ho provate di tutte, non ultima una vita sessuale senza freno. Ho raggiunto però il punto dove dici: nella vita ci deve essere qualcosa di più, ma non l'ho ancora trovato".

Si, c'è qualcosa di più che può veramente soddisfare una vita. Vieni a Cristo, e troverai che Lui ti può dare quel "qualcosa di più" che hai cercato per tutta la tua vita senza trovarlo mai.

In tutta umiltà hai bisogno di venire a Cristo e dirgli: "O Signore, vieni nel mio cuore. Perdonami e purificami. Io mi affido completamente a Te". Forse sei stata battezzata o confermata in una chiesa, ma non sei ancora soddisfatta, e non c'è una sola certezza nel tuo cuore. Hai bisogno di un incontro personale con il Salvatore Gesù.

Gesù, e solo lui, poteva ridarmi pace con Dio.

Avevo solo tredici anni quando mio padre morì in un incidente stradale, e da quel momento smisi di credere che potesse esserci un Dio. Se ci fosse stato davvero non lo avrebbe mai permesso.
La nostra vita cambiò molto: mia madre era costretta a lavorare tanto, ed io e mio fratello passavamo la maggior parte del tempo fuori casa. Iniziai a fumare, a fare una vita senza morale, insieme agli amici e alla ragazza che stava con me. La moto, i capelli lunghi, l’orecchino.

Ero un ragazzo come tanti. Sentivo l’attrazione per le cose che trascendevano il mondo materiale. Con gli amici, d’estate, organizzavano sedute spiritiche. Un po’ per gioco, un po’ per curiosità, mi avvicinai ad un mondo che non si vede con gli occhi ma è reale quanto quello che tutti vediamo. Mi ero anche comprato un libro di magia ed avevo fatto un talismano (oggi so che queste cose sono vietate dalla Bibbia e in disgusto a Dio). Tutto ciò non aveva portato nulla di buono in me, anzi ero sempre più incerto del mio domani. In casa c’erano conflitti, la scuola andava malissimo e non potevo continuare così.
Mi ritirai da quella scuola per iscrivermi, in un secondo tempo, all’Istituto d’Arte. E fu una scelta guidata da Dio, perché proprio lì Lui toccò il mio cuore. Il mio professore di disegno sembrava conoscere bene la Bibbia, e rispondeva volentieri alle domande dei miei compagni sulle cose spirituali. Anch’io gli parlai delle mie esperienze nelle sedute spiritiche e gli feci vedere il talismano. Mi fece capire con la Bibbia che erano cose molto pericolose e che mi trovavo nel peccato. Mi invitò a mangiare una pizza e mi espose il piano di Dio per la salvezza dell’anima. Una cosa che fu per me come un grande “colpo in testa”:
“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.” (1 Cor. 6:9-10)
Dio non era quel vecchio con la barba bianca che mi ero sempre immaginato e che, alla fine, fa entrare tutti in paradiso purché non abbiano ucciso nessuno!!!
Non sarei entrato in cielo. Avevo rubato, bestemmiato, oltraggiato, commesso fornicazione, invocato idoli....
Dio è Santo e mi avrebbe condannato alla morte eterna, all’eterna separazione da lui. Cosa potevo fare? Potevo fare la pace con Dio? Avrebbe mai potuto perdonare le mie colpe?
Il Vangelo è il libro più bello che sia mai stato scritto. Il suo messaggio centrale è l’opera di Gesù. Egli è venuto per salvare i peccatori. E’ venuto per pagare, con la morte sulla croce, tutti i loro peccati e farli entrare in cielo.
Era una bella e soleggiata domenica quando entrai nella mia camera, m’inginocchiai e feci questa preghiera: “Dio mio, so di aver fatto tutte le cose che ti sono dispiaciute, di aver commesso tanti peccati e di non essere degno di entrare in cielo. Ma grazie che Gesù è morto per me, per salvarmi. Ti dono la mia vita. Ti chiedo di entrare nel mio cuore come Signore e Salvatore. Amen.”
Gesù, e solo lui, poteva ridarmi pace con Dio. Infatti è scritto:
“Giustificati dunque per fede abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.” (Rom.5:1)
Da quel momento ho visto la mia vita cambiare completamente.
Non riuscivo più a bestemmiare, e ogni cosa che sentivo intorno a me contro Dio mi faceva soffrire. Parlavo agli altri di Gesù e della pace che mi aveva dato. Ero sereno e il mio cuore traboccava di gioia. Quando andavo a dormire mi sentivo così contento e leggero che mi sembrava di volare. Ogni giorno era un piacere scoprire un po’ di più su Dio; leggevo la Bibbia e frequentavo la chiesa.
I problemi non mancavano, e c’erano ancora i momenti difficili, ma con Dio tutto aveva preso una luce diversa.

Grazie Signore di avermi convinto di peccato, ma anche di avermi fatto vedere la tua salvezza, cioè Gesù, che è morto sulla croce per pagare i miei peccati. Grazie di quel giorno che ho piegato le mie ginocchia e ti ho ricevuto come Signore, nel mio cuore e nella mia vita. E’ stata la cosa più meravigliosa che mi sia mai capitata e non tornerei indietro per tutto l’oro del mondo. Fa che tanti altri possano rinunciare a se stessi e trovare in te la loro salvezza.


Maurizio

lunedì 30 luglio 2012

“Nessun limite, nessun passo indietro, nessun rimpianto?”


…William Borden era un miliardario, laureato a Yale, un giovane bello e privilegiato. Dio lo chiamò
a sposare la causa delle missioni mondiali e lui disse, “ Si”. I suoi amici pensarono che fosse pazzo,
uno di loro gli scrisse : “ Ti stai buttando via.” Questo non lo fermò. Ma all’età di 25 anni, nel
1913, in viaggio per la Cina, Borden contrasse la meningite e morì. Lasciò un appunto mentre era
disteso morente, che diceva semplicemente, “ Nessun limite, nessun passo indietro, nessun
... rimpianto”. Tutta la sua vita fu all’insegna di questa affermazione. Un amico scrisse di Borden, “
Nessuno avrebbe potuto sapere attraverso la sua vita che era un miliardario, ma nessuno aveva
bisogno di aiuto per sapere che era cristiano.” Nel libro preferito di Borden, era sottolineata
questa frase “ La condizione umana suprema di pienezza dello Spirito è una vita interamente
arresa a Dio per fare la sua volontà.” Borden aveva fiducia nella promessa di
I Giovanni 2:17 –
“E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.”

Puoi sinceramente dire della tua vita.
“Nessun limite, nessun passo indietro, nessun rimpianto?”

Perchè/perchè no? Se no, di cosa hai bisogno per cambiare?

A cosa vorresti assomigliasse la tua
vita e che cosa ti rende capace di dire questo della tua vita?

In che modo puoi incoraggiare gli
altri a vivere nello stesso modo?

In che modo puoi continuare ad avere questo atteggiamento
anche se gli altri intorno a te non comprendono?

A cosa somiglierebbe la tua vita, in che cosa sarebbe diversa, se fosse “interamente arresa
a Dio per fare la sua volontà

Il nostro Dio, nostro Padre, è sempre pronto ad ascoltare il grido di un cuore sincero ed a perdonare.


Un giovane ritornava a casa dopo otto anni che non vedeva i genitori…
……..Era andato via di casa in malo modo e durante la lontananza aveva avuto diversi problemi con la legge, ritrovandosi persino in carcere. Poco prima di uscire dal carce...re, scrisse ai genitori ed espresse il desiderio di voler fare ritorno a casa ma egli voleva un segno del loro perdono. Ora, poichè prima di arrivare nella stazione del paese, il treno passava davanti alla loro casa, disse ai genitori: «Se passando davanti casa, vedrò un fazzoletto bianco sul ciliegio che c'è nel cortile, saprò che mi avete perdonato e scenderò dal treno. Se non lo vedrò, capirò che non mi avete perdonato e resterò sul treno per andare definitivamente lontano».
Mentre il treno si avvicinava alla casa, la sua preoccupazione si trasform...
ò in agonia. Non potendo sopportare più il suo ansioso stato d'animo, raccontò tutto al compagno di viaggio e concluse chiedendogli: «Per favore guarda tu dal finestrino e dimmi se vedi o no quel fazzoletto». Ad un tratto il suo compagno cominciò a gridare dalla gioia: «Presto, guarda! Non c'è un solo fazzoletto sul ciliegio, ce ne sono decine e decine!» Il giovane guardò dal finestrino e, con sua meraviglia, vide che il ciliegio era pieno di fazzoletti

Il nostro Dio, nostro Padre, è sempre pronto ad ascoltare il grido di un cuore sincero ed a perdonare.
“Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve;anche se fossero rossi come porpora, diventeranno
come la lana”
(Is. 1:18).

TI AMO

Per il suo compleanno, una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo apri e trovò... una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile di bronzo. Cadendo, l'involucro esteriore della palla si aprì apparve una palla più piccola d'argento. La principessa la raccolse subito.
Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio d'oro. Questa volta la principessa aprì l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi brillanti che facevano corona a due semplici parole: TI AMO.

Molta gente pensa: la Bibbia non mi attira. Contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo sforzo di rompere il primo "involucro", con attenzione e preghiera, scopre ogni volta nuove e sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto colpito dalla chiarezza del messaggio divino inciso nella Bibbia: DIO TI AMA.

martedì 26 giugno 2012

Provai diverse volte a togliermi la vita, tanto non credevo né in un Dio giudice, né nell'aldilà. ...

Manuela e... i ragazzi dello Zoo di Berlino!
Mi chiamo Manuela e sono tedesca. Voglio raccontare come ho incontrato Dio e come Lui ha cambiato la mia vita distrutta dall'alcool, dalla droga e dal peccato.
Sono cresciuta in una famiglia evangelica; in Germania la maggior parte delle persone sono evangeliche.
Da bambina frequentavo la Scuola Domenicale, ascoltavo le storie riguardanti Gesù e cantavo le canzoncine di lode al Signore. A sette anni ho chiesto a Gesù di entrare nel mio cuore e ricordo la gioia che ho provato perché fermavo tutti i bambini della scuola domenicale e dicevo entusiasta: “Jesus ist in mein Herz gekommen, Jesus ist in mein Herz gekommen” (trad. “Gesù è entrato nel mio cuore). Ma i bambini mi guardavano con occhi sbalorditi. Non mi capivano, erano troppo piccoli.
Da piccola pregavo Dio ogni sera, prima di andare a letto, prima di ogni pasto e ogni volta che andavo in chiesa. Ma crescendo iniziai a dubitare che lassù qualcuno ascoltasse le mie preghiere. I miei genitori litigavano giornalmente e io pregavo sempre: “Ti prego o Dio, falli divorziare, non li sopporto più”. Ma i miei non divorziarono mai.
A circa 10 anni decisi di fare una bella sorpresa a mia madre. Asciugai i piatti del servizio migliore e li appoggiai uno sull'altro; poi presi la torre di piatti per portarli in soggiorno. Ero troppo inesperta per prevedere il pericolo che correva il bel servizio e mia madre non era in casa. La torre di piatti non arrivò mai in soggiorno, cadde sul tappeto e si spezzò a metà. Unendo i piatti, li rimisi sul tavolo della cucina. SEMBRAVANO interi e pensai “l'unica soluzione è PREGARE”. Chiesi a Dio di unirli; non mi sembrava poi così complicato, visto che avevo già fatto il lavoro di unire ogni pezzo con la sua metà.
Non accadde niente....i piatti non si saldavano.....la mamma arrivò e mi presi una bella sgridata. Col passare degli anni mi convinsi che Dio non esisteva e che tutti i cristiani erano degli esaltati: dicevano di essere salvati MA SI AUTOCONVINCEVANO di esserlo; dicevano di sentire la presenza di Dio ma non vi erano prove scientifiche che lo attestassero. Tutto il loro dire doveva essere accettato per fede. Ma io non ne avevo più.
A 16 anni pensavo di aver raccolto prove a sufficienza che i “cristiani” sono ipocriti e falsi. Avevo visto cristiani litigare, dire bugie e fare il contrario di ciò che predicavano. Pensai che almeno io non prendevo in giro nessuno. Non credevo in Dio e mi comportavo di conseguenza.
Iniziai a fumare sigarette, andare in discoteca, fumare hashish, marijuana, prendere LSD, ecc. Era un progressivo cercare delle fasi di “sballamento” sempre più alto. Con gli amici cercavamo di scambiarci le “ricette” di mix alcolici che davano più “nebbia” e un giorno ... lasciai casa mia. Il mio stile di vita non era più compatibile con la scuola o il lavoro.
Anche il mio cervello non era più quello di prima. Sapevo che ragazze come me erano finite all'ospedale psichiatrico con danni irreversibili per aver mischiando farmaci e alcol come facevo io. Ma non m'importava. Mi sentivo padrona della mia vita e come tale “avevo il diritto di distruggerla”.
Di solito gironzolavo per la Germania facendo l'autostop. Quel giorno, non so perché, avevo deciso di prendere l'autobus. Non mi avevano mai beccato senza biglietto. Quel giorno mi beccarono. Dovevo pagare 100 marchi di multa ma avevo speso tutti i soldi. Decisi di andare in “quei pub” dove è facile abbordare chi i soldi li butta per qualche minuto di piacere. Mi ubriacai per non capire niente e salii sulla macchina del tizio che aveva accettato di darmi 100 marchi.
Fu l'inizio .... della fine.
Il mio ragazzo, scoperto dove ero arrivata, mi lasciò. Partii per Berlino e sempre a passaggi arrivai allo Zoo di Berlino. Passai la notte dormendo su una panchina di pietra, come tante altre persone e l'indomani mi unii ad un gruppo di ragazzi che vivevano spacciando droga. Mi accolsero come una persona speciale perché quando chiedevo soldi ai passanti tutti erano molto generosi. Poi loro decisero di fare più soldi e mi comunicarono che avrei dovuto prostituirmi per loro. Scappai e iniziai a lavorare vendendo riviste ma il mio principale era un poco di buono e per costringermi a fare delle foto porno mi rubò il passaporto. A quel tempo esisteva ancora il Muro di Berlino e senza passaporto era impossibile lasciare la città. Volevo cambiare vita ma vedevo che nonostante tutti i miei sforzi mi mettevo sempre nei guai.
Ormai non mangiavo più. Ero ridotta ad uno scheletro ambulante. Volevo cavarmela senza Dio ma non sapevo come uscire da Berlino. Pensai di farmi arrestare dalla polizia perché almeno in carcere sarei stata al sicuro. Fu così che cominciai la mia carriera di ladro. Entravo ed uscivo dai centri commerciali rubando vestiti, cibo, oggetti. Alla fine non sapendo più dove mettere le cose rubai una valigia, misi tutto dentro e ... mi avviai verso l'uscita.
Questa volta fui presa e finii in carcere. In cella mi ritrovai con una ragazza cleptomane. Lei era disperata. Mi disse che faceva parte di una delle famiglie più benestanti di Berlino e che fra poco sarebbe arrivato il padre per farla uscire. Le chiesi perché rubava e mi disse che non lo sapeva. Veniva seguita da uno psicologo e prendeva psicofarmaci ma non riusciva a smettere. Mi raccontò che per la vergogna aveva provato più volte a togliersi la vita ma non era riuscita.
Non sapevo cosa dire. Quella ragazza mi faceva pena. Lei mi chiedeva aiuto ma io mi sentivo impotente. Inizia a pensare a Dio. Ero sempre convinta che Lui non esistesse però pensai che se in qualche luogo un Dio c'era allora era di Lui che questa ragazza aveva bisogno.
Senza rendermene conto le parlai di me, come ero cresciuta in una famiglia evangelica e di Gesù che salvava. Lei mi chiese come mai ero finita in carcere ed io risposi che mi ero allontanata da Lui. Ebbi il tempo di raccomandarle di leggere la Bibbia e di cercare una comunità evangelica e suo padre, personaggio importante di Berlino, l'aveva già tirata fuori.
Quando uscì anch'io continuai a condurre la mia vita in piena ribellione. Se i miei mi portavano in chiesa, io durante la riunione aprivo le borsette alle vecchiette vicino a me e rubavo i loro soldi. Non ascoltavo nessuna parola della predica e indurivo solo il mio cuore. I miei genitori inveivano contro a me e mi dicevano che ero persa e che ormai non c'era più speranza.
Provai diverse volte a togliermi la vita, tanto non credevo né in un Dio giudice, né nell'aldilà. Una volta lo feci mentre ero ricoverata in un ospedale. Ero stata operata di appendice. Appena uscita dalla sala operatoria mi era stato raccomandato di non mangiare. Arrivarono i miei amici tossicomani e mi portarono dolci, succhi di frutta, ecc. Ingurgitai tutto e con la ferita fresca lasciai l'ospedale e andai in piazza. Quando tornai, di notte, fui rimproverata dai medici ma a me non importava niente. Non dissi niente di ciò che avevo fatto ma .... non mi accadde niente.
Dovevo avere un angelo speciale vicino a me perché cercavo spesso di farmi del male ma in qualche modo Dio aveva pietà di me anche se non me ne accorgevo.
Un giorno un'amica mi portò sotto un grande tendone per sentire come Cristo aveva liberato tanti ragazzi drogati. Io non ascoltavo ma la sera, andando a letto, mi colpivano i loro modi affettuosi e gentili. Tutti si volevano bene e, nonostante io andassi contro le regole del campo e non rispettavo le norme più elementari, loro mi rivolgevano mille attenzioni, mi portavano il pranzo a letto, mi davano la buona notte, mi abbracciavano, mi facevano regalini, ecc. Io ero sempre scorbutica e ribelle ma loro mi dicevano “io ti amo nell'amore di Gesù”. Sentivo che la durezza del mio cuore stava per sciogliersi e NON VOLEVO! Mi piaceva la mia parte di “DURA”; non avrei permesso a nessuno di cambiarmi.
Così l'indomani, verso l'imbrunire, scappai da quella missione e decisi di prendere il primo treno che partiva per qualsiasi destinazione. Arrivata vicino alla stazione andai a sbattere contro qualcosa d'invisibile. Cercavo di oltrepassarla ma era là, come una parete di vetro che non mi permetteva di andare oltre. Pensai che fosse effetto di qualche residuo di droga, ma non ne avevo presa. Ritornai indietro ma, visto che riuscivo a camminare speditamente, decisi di rifare la via per la stazione. Nello stesso punto mi ritrovai davanti a quel muro invisibile che mi bloccava. Riprovai per tre volte ma la parete non si spostava.
Iniziai ad avere paura. Pensai che dovevo essere impazzita e di corsa ritornai sotto la tenda. Era iniziata la riunione serale. Nessuno si era accorto della mia fuga. Mi sedetti vicino alla mia amica e cominciai a pensare: “Forse .... che quella barriera era stata messa da Dio perché voleva salvarmi?”
Il mio cuore duro lottava: “I cristiani sono falsi, bugiardi, predicano quello che non fanno”. Ma la mia tesi iniziava a vacillava. Dio mi aveva permesso di vedere e toccare che i veri cristiani esistono. Avevo vissuto e dormito con quei missionari per diversi giorni e vedevo bene che la loro vita era già una testimonianza in sé, senza necessità di prediche.
Iniziai ad ascoltare il predicatore.....parlava proprio di me. Di come io avevo ignorato la presenza di Dio ma Lui aveva continuato a proteggermi e amarmi in tutti questi anni. Non era il predicatore che parlava ma Dio che diceva: “Io ti amo di un amore eterno e nel mio amore ti ho attirato a me”. Sentì quell'amore portare tanto calore al mio cuore ... finché mi sciolsi. Iniziai a piangere e a sentirmi male per tutta la mia ribellione e per i miei peccati. Chiesi perdono a Dio e Lui mi fece sentire il suo amore e il suo perdono immediatamente. Ero ritornata dal PADRE e mi sentivo tanto bene.
Non ho dovuto lottare per togliere nessun vizio. Istantaneamente ero stata liberata dal vizio del fumo, dell'alcool, della droga e mi sentivo pulita come una bambina. Ero rinata e da quel giorno inizia a leggere la Bibbia e a dedicare la mia vita per gli altri. Capì che non sempre Dio risponde alle nostre preghiere come vogliamo noi ma non per questo il Suo Amore per noi si riduce. COSI' COME LUI E' ETERNO ANCHE IL SUO AMORE PER NOI E' ETERNO. Capì che accanto a tanti cristiani fasulli e superficiali ci sono anche quelli che amano Cristo al di sopra di tutto e tutti, servendolo come Egli è degno.
Sono passati venti anni da quella sera. Non mi sono mai pentita di aver dato la mia vita a Cristo. Oggi ho una famiglia meravigliosa, un marito dolcissimo con una pazienza immensa e dei figli che amano e servono Dio. Anche loro sono pienamente inseriti in una comunità evangelica dove l'amore di Dio non solo si predica ma soprattutto si pratica. Oggi vivo una vita serena ed equilibrata con la coscienza che OGNI COSA E' POSSIBILE A CHI CREDE.

sabato 5 maggio 2012

Lei ama Gesù, il mio caro Salvatore?



Un evangelista stava portando a termine una serie di conferenze contro l'ateismo. Si era soprattutto augurato di convincere un suo vicino incredulo, che aveva accettato di ascoltarle.
Alla fine dell'ultima serata, costui venne a trovarlo e gli confessò che un gran cambiamento si era prodotto in lui. Felicissimo e internamente un po' lusingato, il predicatore gli chiese quale dei suoi discorsi lo aveva particolarmente colpito e illuminato.
Il nuovo convertito lo guardò sorridendo: "Dio mi ha convinto ieri sera non per mezzo delle sue parole né con le sue argomentazioni, d'altronde molto giuste, ma per mezzo della semplice osservazione di una povera donna zoppa. Uscendo dalla sala, siccome l'avevo aiutata a scendere i gradini, mi ringraziò e mi chiese: Lei ama Gesù, il mio caro Salvatore? ...A queste parole sono rimasto come inchiodato sul posto, senza trovare una parola per rispondere. Aveva pronunziato le parole 'Gesù, il mio caro Salvatore' con una tale convinzione che era assolutamente impossibile dubitare che avesse trovato in Gesù un reale Salvatore. Allora mi sono detto: Che Salvatore straordinario deve mai essere Colui che dà una tale consolazione e tanta gioia a una povera invalida senza risorse ma sicuramente ricca della vera ricchezza! Tutto questo mi fece rientrare in me stesso, letteralmente sconvolto, finché riconobbi, piangendo, il mio induramento per aver così a lungo disprezzato e rigettato il Salvatore. Adesso, anch'io posso dire: 'Io amo Gesù, il mio caro Salvatore'."

domenica 15 aprile 2012

Penso spesso alla bontà che il Signore mi ha testimoniato durante tutta la mìa vita”

LA STORIA DI BETSY MOODY

Vedova a 36 anni, già madre di sette figli, dà alla luce due gemelli poco dopo la morte del marito che la lascia piena di debiti.I creditori non le danno tregua. Le fanno sequestrare perfino la legna da ardere messa da parte con fatica per riscaldarsi nel rigido inverno del Nord degli Stati Uniti. Betsy è oppressa dalla tristezza e disorientata: rifiuta di affidare i figli ad altre famiglie, come alcuni le consigliano di fare, ma come farà a nutrirli e a vestirli? Lei crede in Dio e gli espone la sua pena.
Un giorno, aprendo la Bibbia di famiglia, le cade lo sguardo su questo versetto: “Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere” (Geremia 49:11). Per lei è una risposta personale di Dio, una promessa d’aiuto. Ed è proprio ciò che è avvenuto grazie alla generosità di amici e cono scenti. Alla fine della sua vita scrisse: “Penso spesso alla bontà che il Signore mi ha testimoniato durante tutta la mìa vita”. Suo figlio Dwight, autorevole predicatore del 19° secolo, pronunciò sulla sua tomba queste parole: “Nel primo anno dopo la morte di mio padre, mia madre si addormentava piangendo. Ma davanti a noi si mostrava sempre serena. Questa è la sua Bibbia, consumata perché la leggeva di continuo. Tutto ciò che aveva di buono le proveniva da questo libro, e da esso ha imparato tutte le buone cose che ci ha insegnato. Se mia madre è stata una benedizione per coloro che la circondavano, è perché beveva a questa sorgente. La luce della vedova Moody ha brillato in questa casa per cinquant’anni. Quanto ti amiamo! Arrivederci, mamma”.

martedì 3 aprile 2012

Ma questa vecchia Bibbia parla ancora!

Storia autentica di una Bibbia che rimase seppellita nella terra per circa trecento anni e che è ancora oggi la convincente testimonianza del Verbo divino. Nel sedicesimo secolo, le regioni meridionali dei Paesi Bassi, la parte fiamminga dell’attuale Belgio, furono teatro di atroci persecuzioni. Molte famiglie cristiane dovettero fuggire, abbandonando ogni cosa, per cercare rifugio in Olanda oppure in Germania. Il vento dell’Inquisizione soffiò con forza tale da spazzar via ogni traccia di Protestantesimo e le Fiandre ignorarono la Parola di Dio per il lungo periodo di trecento anni. Aveva il nemico raggiunto il suo scopo? Era la causa del Vangelo perduta per sempre? Ascoltate piuttosto la storia che mi è stata narrata da uno dei pochi testimoni oculari, ancora vivente, oggi.Nel 1877, il pastore van den Brink, predicatore olandese, si recò nel Belgio per annunciare l’Evangelo, in una regione dove probabilmente, dal periodo dell’Inquisizione, nessun cristiano evangelico si era più stabilito. Il Signore pose il sigillo della Sua benedizione sul ministerio di questo fratello e, nel 1879, una piccola chiesa si ergeva nel villaggio di Roesselaere, nella quale un gruppo felice di credenti si radunavano regolarmente per adorare il Signore.Una domenica, il pastore van den Brink parlò sulla testimonianza di Paolo (Romani 1:16) : "Io non mi vergogno dell’Evangelo di Cristo; perch’esso è potenza di Dio per la salvezza di ogni credente…". Nel mentre ch’egli parlava con fervore ed autorità, notò, nell’assemblea, uno sconosciuto vestito da colono, che sembrava profondamente sconvolto da ciò che stava ascoltando e grosse lacrime gli solcavano le gote. La sua attitudine poco comune non passò inosservata al resto dell’uditorio; ma lo stupore dei fedeli raggiunse il colmo quando, alla fine del sermone, lo sconosciuto si alzò di scatto e gridò: "E’ scritto così anche nel mio libro!" "Che cosa è scritto nel vostro libro?" domandò il pastore. "Che l’Evangelo è la potenza di Dio per la salvezza di ogni credente. E ciò è vero, perché ne ho fatto l’esperienza personalmente!". "Qual'è dunque il libro che avete?". "E’ una Bibbia". Tutto l’uditorio aveva gli occhi fissi sul colono di cui era visibile l’emozione. Egli raccontò la sua storia. Alcuni anni or sono, disse egli, decidemmo, mio padre, mio fratello ed io, di costruire un pollaio dietro la fattoria. Scavando nel suolo, trovammo all’improvviso un voluminoso involto di vestiti legato con delle corde. Il nostro primo pensiero fu che forse il pacco avesse contenuto dell’argento, oppure oggetti di valore. Non trovammo alcuna difficoltànell’aprirlo, perché gli abiti erano in gran parte laceri. Grande fu la nostra delusione nel vedere che l’involto non conteneva altro che un vecchio libro la cui copertina e le cui prime pagine erano completamente deteriorate dall’umidità della terra. Nell’aprire il libro trovammo un foglietto di carta che portava la firma dei nostri antenati e sul quale erano state scritte le seguenti linee: Deponiamo qui la Parola di Dio che è stata sovente la nostra fonte di conforto nella persecuzione. Noi corriamo il rischio d’essere uccisi a causa della testimonianza dell’Evangelo e, per evitare che questo libro sia bruciato, lo sotterriamo qui e preghiamo dal profondo del nostro cuore: ‘O Dio, ridonalo ai nostri figliuoli, affinché essi possano trovare nelle sue pagine la gioia che noi possediamo. Mio fratello voleva rimetterlo nella terra. Potrebbe far scendere la maledizione divina sulla nostra famiglia, disse. Ma mio padre protestò: No, non dobbiamo fare ciò. Desidero sapere il mistero di questo libro. Lo terrò io da parte e domenica prossima lo leggeremo tutti insieme.Ecco ciò che avvenne: ci riunimmo insieme per leggere la vecchia ‘Bibbia’, la quale divenne per noi così preziosa che aspettavamo con ansia la domenica successiva per continuarne la lettura. Ben presto anche i nostri vicini furono interessati nella lettura della Bibbia ed il gruppo domenicale si ingrandì continuamente. Ma il libro parlava alle nostre coscienze e, poco alla volta, senza rendercene perfettamente conto, abbandonammo la via del peccato, dell’idolatria e delle tradizioni umane per osservare i precetti benedetti del nostro Signore. Per alcuni anni tenemmo i culti nella nostra cucina, innalzando a Dio preghiere, cantando cantici che noi stessi componevamo, e leggendo sempre il vecchio Libro. Ignoravamo completamente che potessero esserci altre persone che possedevano una Bibbia simile alla nostra. Ma, alcuni giorni or sono, qualcuno mi disse che anche qui vi era un grosso libro sul pulpito, così non potetti resistere al desiderio di venire, anche se mi avevano avvertito che voi siete protestanti. Come sono felice che anche voi possediate il medesimo libro che noi possediamo, e la stessa esperienza benedetta!"Oggi quella vecchia Bibbia è davanti a me, sul mio scrittoio. La figlia del pastore van den Brink, che al presente ha 80 anni, me ne ha fatto dono dopo avermi narrata questa storia meravigliosa. Questa Bibbia deve essere una delle prime edizioni della Parola di Dio in olandese. Lo stile ed il vocabolario sono difficili a comprendere per i fiamminghi dei nostri giorni. Il reggente di Roesselaere lavorò delle settimane per ricostruire le pagine deteriorate dalla terra; la Bibbia così completata fu nuovamente rilegata in cuoio molto resistente. Alcune pagine sono in parte stampate ed in parte manoscritte e le due parti laboriosamente attaccate assieme. Si possono ancora vedere le tracce dei vermi che sono penetrati nel libro e ne hanno roso le vecchie pagine. Oh! se questa Bibbia preziosa potesse parlare, quale storia ci racconterebbe! Una storia di lacrime, di prove e di sofferenze; ma anche di gioie gustate nel periodo stesso della persecuzione. Ma questa vecchia Bibbia parla ancora! Attraverso i secoli essa eleva la sua voce per proclamare che la Scrittura è la parola dell’Iddio vivente, seme indistruttibile che non cessa mai di portar frutto

"Stiamo pregando per te!"… Così continuava a dire mia madre quando veniva a colloquio

Mi trovavo in carcere a scontare una condanna di due anni e mezzo per spaccio di droga (l'ultima delle mie condanne), e fu proprio lì che mia madre un giorno venendomi a trovare mi parlò del Signore…
Entrando nel tunnel della droga, all'età di venti anni, sono diventato anche spacciatore per procurarmi così la dose giornaliera a me necessaria. Cercavo un rifugio che mi aiutasse ad evadere dai miei tanti problemi, invece mi sono trovato sempre più coinvolto in numerosi fattori negativi. Per prima era giunta la cocaina, poi l'eroina, e come conseguenza di quest'ultima, anche il carcere. Questo mio mondo mi aveva offerto veramente poco, e nessuno poteva aiutarmi e liberarmi: infatti, la mia condotta aveva allontanato da me amici, parenti e genitori.
Un giorno mia madre mi fece visita in carcere e ne rimasi meravigliato perché non era mai venuta a trovarmi. Mi raccontò che frequentava una comunità evangelica dove si pregava, si parlava di Gesù ed i credenti pregavano anche per la mia salvezza e liberazione. "Quando uscirai devi venire anche tu" - mi disse.
Questo mi lasciò alquanto indifferente, ma in seguito tutte le volte che veniva a trovarmi, mamma mi parlava di questo Gesù vivente, Salvatore e Liberatore. Sarà stato così, ma da quando i credenti pregavano per me, me ne succedevano di tutti i colori!
Ero in una cella di tre posti, quando un mio compagno fu sostituito con un giovane di circa venti anni. Il mio vecchio compagno ed io lavoravamo ed i soldi guadagnati ci venivano messi su un libretto. Io facevo il fabbro e lavoravo con una certa soddisfazione. Invece, questo nuovo compagno di cella, cominciò a farci dispetti di tutti i tipi, tanto che un giorno "facemmo a cazzotti". Risultato: cella di isolamento, spostamento in un altro braccio e conseguente perdita del lavoro.
Lì giunsero altre umiliazioni, e come se non bastasse, mi venne un foruncolo che diventò una ciste e mi provocava forti dolori. La notte si riempiva di pus e dava cattivo odore, al punto che i compagni di cella mi fecero andare in inferme-
ria. In seguito dopo forti febbri fui operato da sveglio; fu una vera tortura.
"Stiamo pregando per te!"… Così continuava a dire mia madre quando veniva a colloquio. E, meno male che pregavano per me!… Scoraggiato e stanco da tutte queste contrarietà dolorose, non desideravo più le intercessioni della chiesa.
Scontata la pena, mia madre mi riaccettò in casa dicendomi di seguire la "Via del Signore", ed io incominciai a frequentare con lei la chiesa. Ormai conoscevo l'ambiente comunitario da una ventina di giorni, ma non ero soddisfatto, tanto è vero che avevo riallacciato i rapporti con i vecchi amici per spacciare la vecchia "roba". Ero combattuto tra gli ultimi amici (la chiesa), ed i primi, finché una mattina accettai un appuntamento con una vecchia conoscenza, deciso ormai a riprendere quella vita. Ma inspiegabilmente invece di trovarmi al luogo convenuto, eccomi davanti alla chiesa (che era da tutt'altra parte); capii che non io, ma il Signore mi fece deviare la strada in questo modo indicandomi il cammino che dovevo seguire nella mia vita.
Entrai in chiesa. Era l'ora della preghiera. Mi misi anch'io insieme agli altri a ringraziare il Signore. Questo è stato il primo segno che Dio mi diede per poter nascere a nuova vita. Pensate, fino a quel momento non avevo più la gioia di vivere, non avevo né pace, né serenità, avevo perso anche il sonno, tanto che per poter dormire qualche ora mi imbottivo di sonniferi.
Da quando invece ho accettato Gesù Cristo come Salvatore, la mia vita è cambiata, ho ritrovato me stesso, ma non basta; il Signore mi ha provveduto anche un lavoro onesto ed una moglie cristiana con la quale cammino nella Sua via.
Ora sono felice di vivere e posso testimoniare a quanti si trovano OGGI nelle mie vecchie condizioni, che solo Gesù Cristo è potente a liberare, guarire, cambiare le situazioni e farci nuove creature in Colui che ci ha tanto, tanto amati.
"…Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, ecco son diventate nuove"… (2° Corinzi 5: 17).
ANONIMO

domenica 11 marzo 2012

Dio mi cercava


testimonianza di un medico



... "Certa è questa affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza"

(1 Timoteo 1:15,16)

Mia madre aveva pregato molto perché fossi un vero cristiano. Tuttavia, fin dai primi anni della mia vita di studente, rifiutavo il cristianesimo; arrivai al punto di vendere, per comprarmi degli alcolici, la Bibbia che mia madre mi aveva donato. Quel libro mi dava veramente fastidio. La mia vita senza Dio fece di me un uomo dai costumi dissoluti, anche se ero stimato per le mie qualità professionali.

Quando divenni medico ospedaliero, vidi ogni tipo di disgrazia. Un giorno fu portato nel mio ambulatorio un muratore, vittima di un incidente sul lavoro. Il suo stato era disperato ed egli ne era cosciente. Ma l'avvicinarsi della morte non lo preoccupava affatto. Fui profondamente colpito dall'espressione felice sul suo viso.

Dopo la sua morte, poiché non aveva famiglia, furono esaminati in mia presenza i pochi effetti contenuti nella sua borsa. Tra le altre cose si trovava una Bibbia. Quale fu la mia sorpresa quando riconobbi che era quella che mi aveva dato mia madre! La aprii: vi era segnato il mio nome come pure un versetto scritto da lei. Chiesi ed ottenni che il libro mi fosse assegnato. L'ultimo proprietario l'aveva certamente letta molto, a giudicare dai numerosi versetti sottolineati. Ero sconvolto. Dio mi cercava. Rispondeva alle preghiere di mia madre. Non ebbi requie fino al momento in cui accettai Gesù come mio Salvatore.

Quella Bibbia è diventata per me un gran tesoro: mi ricordava mia madre, un episodio della mia vita, e soprattutto era una testimonianza della grazia del buon Pastore che continua a cercare la sua pecora perduta finché la trova

Il mattino seguente i muri della mia camera erano sempre gli stessi,ma il mio cuore era stato cambiato dall’amore di Dio

Sono nato a Losanna nel mese di
luglio. I miei genitori, in procinto
di divorziare, non sapevano cosa
farsene di un bambino.
Oggi mia madre avrebbe sicuramente
abortito, ma all’epoca i bambini
venivano abbandonati alla
nascita. I miei primi sei mesi li trascorsi
in un asilo-nido aspettando
un “acquirente.”
Quando avevo sei mesi di vita, una giovane
coppia manifestò il
desiderio di adottarmi e di
colpo, mi ritrovai a vivere
con loro, senza essere
legalmente il loro bambino.
Mi hanno sempre trattato
come se fossi il loro
figlio. Ho avuto un’infanzia felice, ignorando
sia la mia vera situazione familiare, sia i pericoli
che ciò costituiva. In quel periodo i miei
veri genitori erano divorziati. Mia madre era
alcolizzata e né lei e né mio padre, desideravano
accollarsi la responsabilità di un bambino.
Mio padre faceva il venditore ambulante e fu
durante uno dei suoi giri che incontrò questa
giovane coppia desiderosa di adottare un bambino.
In qualche modo, “fui venduto porta-aporta!”
Raggiunta l’adolescenza venne il momento
dell’adozione legale e fu allora che mia
madre naturale si rifece viva, e rifiutò di dare il
suo consenso all’adozione. Ciò sarebbe significato
per me un “ritorno alle origini” al quale
mi opposi categoricamente. Attraversai allora
una profonda crisi d’identità. Realizzai
improvvisamente che, malgrado avessi ricevuto
molto affetto dai miei genitori adottivi, in
fondo non ero il bambino di nessuno! L’uomo
che mi amava non era veramente mio padre e
colui che avrebbe dovuto esserlo, non lo era mai
stato! Abbandonai gli studi e presto cominciai a
crearmi un mondo immaginario nel quale evadere.
Ma questo non portava ad una soluzione
duratura del mio problema. La realtà era là ad
aspettarmi, ogni volta che “ritornavo con i
piedi per terra”. Un notaio riuscì, esercitando su di lei
una pressione finanziaria, a convincere mia
madre naturale a dare il suo accordo per l’adozione.
I miei genitori adottivi avevano per
legge il diritto di ricevere CHF 1’000.00 di pensione
per ogni anno che avevo trascorso con
loro. E visto che avevo vissuto da loro per
quindici anni, il calcolo per mia madre fu facile
da fare. La povera donna, alcolizzata, risposata
nel frattempo con un uomo senza lavoro, fu
obbligata a dare il consenso. Ero stato, una
volta di più, l’oggetto di un commercio, e ciò
aggravava ancora di più il mio problema.
Pensai persino di suicidarmi e devo tutto all’amore
di Dio, se oggi sono ancora vivo.
È in quel periodo che mi ricordai che i
miei genitori adottivi mi avevano dato quella
che poi si rivelò essere una buona abitudine:
leggere la Bibbia. Decisi allora di cercare la
soluzione al mio problema nella Bibbia. Un
giorno, durante le vacanze, mentre lavoravo
alla biblioteca di Neuchâtel, decisi di leggere la
mia Bibbia e più volte fui confrontato con versi
biblici come: “Sei il mio figlio, oggi ti ho generato!”
Ciò mi colpì profondamente visto che
toccavano da vicino il mio problema.
Compresi che Dio mi parlava. Sapevo che quei
versetti parlavano principalmente di Gesù. Ma
Dio li utilizzava per dirmi: “Sei il mio bambino,
oggi ti dò una vita nuova.” La sera di quella
giornata estiva del 1963, dissi a Dio che
accettavo che fosse mio Padre e che volevo
essere il suo bambino. Era un passo di fede.
Non sapevo cosa sarebbe cambiato nella mia
vita, ma sapevo che era la sola strada giusta.
Tutta la mia vita cambiò! Il mattino seguente i
muri della mia camera erano sempre gli stessi,
ma il mio cuore era stato cambiato dall’amore
di Dio. Egli aveva molte cose da cambiare nella
mia vita, e continua ancora oggi a farlo.
Ho sperimentato personalmente che “se
qualcuno è in Cristo, è una nuova creatura; le
cose vecchie sono passate ed ogni cosa è stata
fatta nuova.”Francesco G.