lunedì 6 maggio 2013

Se domani mi fosse offerta una perfetta vista terrena, io non l'accetterei.

Fanny Cosby (1820-1915), la grande scrittrice americana di inni cristiani che, nella sua vita ne aveva composti quasi 8000, era cieca dalla nascita. Un giorno disse: "Sembra che sia stato inteso dalla beata provvidenza di Dio che io debba essere stata cieca per tutta la mia vita, e Lo ringrazio per quanto Egli ha disposto. Se domani mi fosse offerta una perfetta vista terrena, io non l'accetterei. Non avrei potuto cantare tanti inni alla gloria di Dio se fossi stata distratta dalle cose belle ed interessanti che ci sono attorno a me

Simone è una di esse!

Vorrei darvi la mia testimonianza riguardante la mia seconda gravidanza, dato che non capita a tutti di provare certe esperienze.

Tutto ebbe inizio verso la fine d’Aprile quando io e mio marito ritirammo le analisi. Il test di gravidanza era positivo!

Immaginatevi la gioia. Era la mia seconda gravidanza, avevo già una bellissima femminuccia ed il pensiero di avere un altro figlio, magari maschietto, ci riempiva di gioia.

Feci la prima ecografia verso la fine di Giugno e tutto sembrava procedere per il meglio.

Il feto era uno ed il resto era nella norma. Tutto bene fino alla seconda ecografia. Da quel momento, cioè dal 31 Luglio, iniziarono i problemi.

Il medico si accorse che qualcosa non andava, cioè la misura degli arti inferiori era di due misure più bassa della norma. Però non volle sbilanciarsi e decise di farci tornare il giorno dopo per rifare la misurazione.

Immaginatevi come passammo la notte. Io rimasi sveglia. Non riuscivo a togliermi dalla mente il pensiero del bambino anche se fin dall’inizio misi tutto nelle mani del Signore.

Avevo capito che forse qualcosa non andava, ma era tutto sotto controllo. Il Signore conosceva bene la situazione, perciò chiedemmo a Lui di aiutarci a stare tranquilli, di guidare i medici in questa situazione.

Il giorno dopo andammo all’ospedale al mattino presto. Questa volta, oltre ai femori, anche l’omero e la tibia risultarono due misure più piccole del normale. Così il medico iniziò a farci qualche domanda riguardo le nostre famiglie. Ci chiese se si fossero verificati casi di nanismo, mongolismo o qualcos’altro di significativo, ma da quello che ci dissero le nostre famiglie, non si era mai verificato nulla di tutto questo. Ci disse allora che l’unico esame per sapere qualcosa di più era l’amniocentesi, ma questo avrebbe potuto procurare danni al bambino.

Chiesi il perché della necessità di questo esame. La sua risposta fu immediata: "Se tu dovessi scoprire che il tuo bambino ha un problema, potresti rimediare facilmente con la sua eliminazione". Il medico mi consigliava di abortire, perché sicuramente, facendo quell’esame, qualcosa di grave sarebbe venuto fuori.

Fu proprio in quell’occasione che Eligio (mio marito) prese la parola e testimoniò della nostra fede. Gli disse chi eravamo, in cosa credevamo, e che quell’esame non l’avrei mai fatto perché comunque fosse stata quella creatura, essa era un dono di Dio e noi già gli volevamo bene così com’era, con problemi o senza.

Il medico rimase senza parole. In un secondo momento ci disse tramite una sorella, che lavora in quell'ospedale, che non aveva mai incontrato delle persone così tranquille e così fiduciose in Gesù tanto da accettare anche un bambino malato.

Sapere questo ci diede ancora più forza. Visto il suo interesse decidemmo di riprendere il discorso della fede con lui in una delle visite, che da quel momento in poi si fecero più frequenti.

Non vorrei annoiarvi con la descrizione di tutte le altre visite ed ecografie che feci. Andai anche all'ospedale di Cagliari. Anche lì mi confermarono che qualcosa non andava: c’era un problema alle ossa. Riassumendo alla fine le convinzioni dei medici erano le seguenti: - il bambino sarebbe stato senz’altro nano e, con molta probabilità, anche mongoloide.

Chi è mamma può capire come ho passato tutto il resto della mia gravidanza.

Finalmente il giorno del parto arrivò. Era il 18 Dicembre del 1998. Simone nacque con un parto spontaneo e piangeva come un disperato, perché aveva un femore fratturato. La frattura probabilmente era avvenuta perché lo avevano preso tenendolo per i piedini a testa in giù. Non mi dissero niente, anzi sembrava tutto a posto. Ma tre giorni dopo lo vidi tornare dall’ortopedia ingessato fin sotto le ascelle con le gambine divaricate. Tenne il gesso per un mese intero. In seguito siamo andati a Genova e li confermarono la malattia alle ossa, ma si misero a ridere quando sentirono che a Sassari ci avevano parlato di nanismo e mongolismo.

Un passo che mi ha aiutato molto è il Salmo 139. L’ho imparato quasi a memoria, Lo leggevo continuamente. Mi aiutava e mi consolava. Era il Signore che aveva formato quel corpicino dentro di me ed io lo amavo così com’era.

Pur essendo un bambino più fragile è bello, cammina, è intelligente, è felice, ed io ringrazio il Signore che me l’ha dato.

Che questa mia testimonianza possa aiutare chi dovesse trovarsi in difficoltà per qualcosa che non deve essere necessariamente la nascita di un figlio, ma in qualsiasi campo. Lo sguardo sia sempre rivolto al Signore. Lui sa sempre cosa è meglio per noi, come risolvere le situazioni. Egli ha sempre tutto sotto controllo. Fidiamoci di Lui.

Nel Salmo 46:8 leggiamo:

"Mirate le opere dell’Eterno;
il Quale compie sulla terra cose stupende"

Simone è una di esse!

Nora

"Ogni cosa è possibile a chi crede".

All'inizio dell'anno 1814, quando la guerra stava devastando l'Europa, delle truppe di Svedesi, di Cosacchi, di Tedeschi e di Russi si trovavano a circa mezzo miglio di marcia dalla città di Schleswig. Numerosi rapporti allarmanti sul loro modo di comportarsi li avevano preceduti e gli abitanti della città erano molto spaventati al loro avvicinarsi. C'era stata una tregua, ma doveva finire il 5 gennaio a mezzanotte, tempo che si avvicinava rapidamente, e tutti gli orrori della guerra e di una licenza sfrenata stavano di nuovo per abbattersi sui poveri abitanti di quel paese.
All'entrata della città di Schleswig, dalla parte dove si trovava il nemico, c'era una casa isolata, abitata da un'anziana e pia donna che, essendo venuta a sapere dell'avvicinarsi del nemico, pregava secondo le parole di un vecchio cantico che Dio "innalzasse un muro intorno a loro".

In quella casa abitavano lei, sua figlia che era vedova e suo nipote che era un giovane di venti anni.

Quest'ultimo, sentendo la preghiera di sua nonna, non poté fare a meno di dire che non capiva come ella potesse chiedere una cosa così impossibile come quella, e cioè che un muro fosse innalzato intorno a loro per difendere la casa dal nemico.

L'anziana donna, che era molto sorda, avendo capito ciò che suo nipote aveva detto, fece notare che lei aveva semplicemente voluto implorare la protezione divina per lei e per la sua casa, poi aggiunse: "Pensi che se veramente fosse la volontà di Dio di costruire un muro intorno a noi, questo gli sarebbe impossibile?"
Alla fine la terribile notte del 5 gennaio arrivò, e sul rintocco della mezzanotte le truppe entrarono da tutte le parti. La casa sopra menzionata era sul ciglio della strada e più grande delle case circostanti che erano solo delle piccole capanne, le quali furono presto invase dai soldati che chiedevano ciò di cui avevano bisogno in termini ingiuriosi e minacciosi. Gli abitanti della casa sul ciglio della strada ascoltavano con ansia, aspettandosi da un momento all'altro di sentire le intimazioni dei soldati alla loro propria porta.

Ma quantunque tutt'intorno a loro si sentissero il rumore confuso delle voci, l'incessante scalpitio dei cavalli, le buffonerie volgari e le risate fragorose, nessuno si avvicinò alla soglia della loro porta. A notte inoltrata l'esercito attraversò la città. Almeno quattro reparti di Cosacchi, feroci e mezzi selvaggi, formavano la retroguardia.



Era caduta molta neve tutto il giorno, seguita poi da una così violenta tempesta che i Cosacchi rinunciarono a proseguire la loro marcia e pensarono solo a rifugiarsi, loro e i loro cavalli, nelle catapecchie che si trovavano sul loro cammino e che per piccole che fossero furono subito più che piene. Simili ad una nube di cavallette, uomini e cavalli si scagliavano contro gli sventurati abitanti, divorando tutto davanti a loro. Che terribile notte per quelli che furono abbandonati alla loro mercé!
Ma in mezzo a tutto quel tumulto e a tutto quel disordine, la casa della donna di preghiera era tranquilla; neanche uno dei soldati di quella banda selvaggia che erano rimasti indietro, neanche un vicino spaventato, si avvicinò alla porta. Trascorsero le ore. Quelle anime che vegliavano si stupivano della loro meravigliosa conservazione; e mentre la fede e il timore possedevano alternativamente il loro cuore, apparve finalmente l'alba.

Ma ecco di nuovo le truppe in movimento, risuona la sveglia, il brutale Cosacco saccheggerà probabilmente ogni casa prima di andare lui stesso alla morte. La preghiera li preserverà ancora dal pericolo che li minaccia ora più che mai? Se finora, grazie all'oscurità e all'uragano che si è scatenato tutta la notte, essi sono sfuggiti all'osservazione, la luce del mattino li tradirà probabilmente e non saranno più risparmiati come altri. No, il Signore non libera a metà per abbandonare in seguito. La fede afferra ciò che gli appartiene e dice: "Non ti lascerò prima che tu m'abbia benedetto"; quell'anziana donna che vegliava là tremando, sperando e pregando, era più potente di tutto un esercito di crudeli Cosacchi. Sì, la sua casa è ancora protetta; non si è sentito nessun passo sul suolo, nessuna mano rude fa' tremare la porta.
Adesso che essi osano guardare di fuori scoprono subito i mezzi di cui Dio si è servito per la loro liberazione. La neve che era caduta così abbondantemente il giorno prima era stata ammucchiata dalla tempesta della notte ad una tale altezza fra la casa e la strada che ogni accesso ne era impossibile, e così un muro si era letteralmente innalzato intorno a loro, secondo la preghiera dell'anziana donna. "Vedi ora, figlio mio, esclamò ella, che era possibile a Dio di innalzare un muro intorno a noi per preservarci dal nemico?"

"Ogni cosa è possibile a chi crede".
Testimonianza tratta da: La Bonne Nouvelle (La Buona Novella) 1869 pag. 213-216

LEGGEVA CON LA SUA LINGUA

Oh, quanto amo la tua legge! E’ la mia meditazione di tutto il giorno" (Salmo 119:97)

LEGGEVA CON LA SUA LINGUA

Un credente norvegese che soggiornava per qualche tempo negli Stati Uniti, racconta la visita che fece ad un vecchio convertito, cieco, senza mani e semi-paralizzato. Sul pavimento di legno, tutto intorno a lui erano sparsi dei fogli di cartone perforati. Egli raccontò al visitatore l’incidente che lo aveva ridotto in tale stato di infermità. L’avvenire gli sembrava senza speranza, ma un giorno incontrò Gesù Cristo: «L’ho ricevuto come mio personale Salvatore, Egli mi ha dato la serenità; in me si è risvegliato il desiderio di leggere la Parola di Dio per poter meglio conoscere il Signore Gesù. La scrittura Braille non mi pareva essere di alcun soccorso poiché si decifra con... le dita ed io non ne avevo più. Un giorno ho creduto di udire la voce del Signore che mi diceva: «Impara a leggere con la tua lingua». Ho pregato per ricevere una Bibbia in Braille ed ho imparato a leggere così il Libro di Dio. Ho dovuto avere molta pazienza ma, alla fine, sono riuscit o nel mio intento». Gli domandai: «Gradirei che mi leggesse un versetto». Aveva la sua Bibbia davanti e con la lingua toccò leggermente i segni e tradusse: "Rallegratevi del continuo nel Signore" dalla lettera di Paolo ai Filippesi 4:4. Aggiunsi: «Quanti capitoli ha già letto nella Bibbia»? «Ho già letto tutta la Bibbia, parecchie volte» rispose il vecchio sorridendo. Quanti credenti (e non) hanno delle mani, degli occhi ed almeno una Bibbia, ma non hanno fame della Parola di Dio?

Nei mesi successivi i dottori non poterono fare a meno di Stupirsi

Nel film" Affrontando i Giganti" c’è un personaggio di nome LarryChiders. E confinato su una sedia a rotelle a causa di una malattia nominata sclerosi multipla, ma la sua visione della vita e il suo livello di fede superano di gran lunga quelli di tanti uomini. Egli incoraggia il figlio anon darsi per vinto quando le... cose si fanno difficili e crede fermamente Dio può fare impossibile, Ecco la sua testimonianza raccontata dai figli che per’altro sono gli autori del film
Ricordiamo bene quel giorno del 1984 in cui, mentre ci preparavamo per andare a scuola, notammo che papà era ancora a letto. Non era da lui alzarsi per ultimo. Di solito a quell’ora era già pronto ad andare a lavorare in chiesa. “Oggi papà ha bisogno di riposare ancora un po”, ci disse a mamma. Ma la storia si ripeté il giorno successivo e a settimana successiva. Apprendemmo allora che a papà era stata diagnosticata una malattia che chiamavano sclerosi multipla. Cadde ben presto in depressione e noi cominciammo a renderci conto di quanto la sua condizione tosse grave.
Nei mesi immediatamente successivi papà lottò per comprendere ciò che Dio stava facendo e perché gli stesse succedendo questo. Il suo corpo cominciò a perdere colpì e in breve sperimentò di tutto, da un estremo torpore a un dolore lancinante, I medici gli prescrissero una serie di farmaci sperimentali, ma nessuna cura definitiva. Gli fu detto che nei prossimo futuro avrebbe potuto perdere la vista, l’udito o ritrovarsi paralizzato. La cosa non spaventò soltanto lui, ma anche noi. Mentre mamma pregava e cercava di tenerci occupati, papà scivolò silenziosamente nella depressione più cupa.
Quando un uomo si rende conto di non poter proteggere la sua famiglia o provvedere per essa come vorrebbe, gli succede qualcosa. La sua autostima cola a picco, seguita dal suo atteggiamento nei confronti della vita. L’apatia e la depressione prendono presto il sopravvento e la speranza gli viene lentamente sottratta. Adesso sappiamo che la più grande prova di fede ha luogo quando ci si sente abbandonati da Dio.
Dopo sedici mesi di lotta per comprendere la propria sofferenza, papà toccò il fondo. Un giorno, mentre noi eravamo a scuola e mamma era al lavoro, si inginocchiò accanto al letto e diede sfogo a tutta la frustrazione e la confusione che aveva dentro. Pianse a dirotto davanti al Signore e disse a Dio che rinunciava a cercare di comprendere. “Prendimi con te o guariscimi, ma non lasciarmi così! Non posso più sopportare questo inferno personale! Gesù, tu sei il mio Signore e tu puoi fare tutto, ma non so dove tu sia in questo incubo! Ho confessato ogni peccato che mi è venuto in mente e ti ho aspettato, ma tu sei rimasto in silenzio! Perché, Signore? Perché non mi aiuti? Non sei il Dio che guarisce? Non puoi allungare il braccio e tirarmi fuori da questo baratro?”
Aveva deciso di servire Dio con la propria vita e di amare la sua famiglia con tutto ciò che aveva. Aveva condotto una vita integra e onorevole per poi ritrovarsi in quelle condizioni e perdere inesorabilmente le forze in mezzo a indicibili sofferenze. Ma la sua preghiera non si era conclusa lì. Tra le lacrime e il tremore prese anche un impegno più profondo. “Gesù, sebbene io non comprenda, ti loderò comunque, che tu mi guarisca oppure no! Non mi aliontanerò da te!”
Molti uomini, quando vengono messi alla prova, non si aggrappano al Signore. Molti rinunciano. Ma nostro padre non è così. Egli si aggrappò con fede sorprendente a un Dio sorprendente che vuole che viviamo la nostra vita in completa dipendenza da lui. Fu allora, mentre papà era in ginocchio, che Dio gli manifestò la sua presenza dopo mesi di silenzio. Ricordò amorevolmente a papà che io amava, che era con lui e che non lo aveva mai abbandonato. Allora papà si alzò, si vestì e iniziò il resto della sua vita.
Una fede rinnovata
Nei mesi successivi i dottori non poterono fare a meno di Stupirsi. Sobbo ne papà non fosse completamente guarito, la malattia rallentò. ConIirìuivì
sperimentare bruciore e torpore, ma il suo atteggiamento cambio e il  morale migliorò.
Lo notammo tutti. Papà aveva qualcosa di diverso. Faceva tutlo (:io che era necessario per non mancare agli appuntamenti con la nostra scuola e agli eventi della chiesa, Pregava con un nuovo zelo e ci parlava del suo rinnovato impegno nei confronti di Dio. Eravamo sbalorditi.
Anche altri lo notarono. “Che cos’è successo a Larry Kendrick?” chiedevano. “Pensavamo che sarebbe peggiorato, non migliorato”. Ma a guarigione era fondamentalmente interiore. La sua fede in Dio non si basava più sulle benedizioni accordate da Dio, ma sul fatto che Dio è degno di lode e di adorazione a motivo di chi egli è e non soltanto per ciò che egli fa per noi.
Papà cominciò a prepararsi per il prossimo incarico da parte di Dio quando gli venne chiesto di insegnare nella scuola cristiana che Stephen e io frequentavamo. Subito dopo che ebbi conseguito il diploma, la scuola chiuse e centinaia di studenti non sapevano dove andare. Allora Dio diede a papà la visione di una scuola nuova e lui ci rese partecipi delle sue speranze al riguardo. “Serviamo un Dio che apre porte che nessun uomo può chiudere”, era solito ripeterci citando la Bibbia (Apocalisse 3:7). Ma sulla carta sembrava non avere senso! Aveva bisogno di insegnanti, strutture e fondi e di suo non aveva quasi niente! Ma credeva nella presenza di Dio in quel progetto ed era determinato a non darsi per vinto. Vedemmo papà fare ciò che adesso siamo soliti chiamare “preparazione in vista della pioggia”. Pregava e allo stesso tempo andava avanti per fede.
Nel 1989 fondò la Cumberland Christian Academy usando le strutture di una chiesa locale. Diversi insegnanti e ottantuno studenti si imbarcarono nel progetto e sebbene molti lo reputassero impossibile, la nuova scuola salpò.
Nel corso degli anni immediatamente successivi, la frequenza salì a quattrocento studenti e vennero inaugurati nuovi campus. Molti studenti si convertirono a Cristo e vennero incoraggiati a vivere con fede perseverante. li corpo di papà continuava a indebolirsi, ma la sua fede non faceva che crescere.
Oggi la scuola è al suo diciottesimo anno di vita e Larry Kendrick è ancora il preside e viaggia tra i vari campus parlando agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie dalla sua sedia a rotelle motorizzata. Papà non riesce più a stare in piedi, ma continua a intercedere per noi e per i suoi tredici nipoti ogni giorno. Quando la gente nota il suo impegno per Dio e il suo atteggiamento positivo nonostante le dure sfide impostegli dalla malattia, comincia a considerare i propri problemi in maniera differente. Adesso ci rendiamo conto che proprio i suoi limiti fisici gli permettono di avere un maggiore impatto spirituale su tutti coloro con cui entra in contatto.
Le frecce di papà
Durante gli anni di papà a Cumberland, Shannon, Stephen e io completammo gli studi al college. Shannon andò a lavorare per la IBM, mentre Stephen e io frequentammo il seminario e rispondemmo alla chiamata di Dio al ministero a tempo pieno. Negli anni immediatamente successivi, Dio diede a ognuno di noi una moglie devota. Su nostra esplicita richiesta fu nostro padre a celebrare i matrimoni, dando a ognuno di noi un dono speciale. Di fronte ai familiari e agli amici ci impartì la sua benedizione di padre. Parlò del suo grande amore per noi e dell’accettazione incondizionata delle sue nuove figlie. Ci garantì la sua amicizia e il suo sostegno in preghiera per tutta la vita e disse che, come frecce del suo arco, ci scoccava nel mondo affinché facessimo la volontà di Dio. Ogni giovane dovrebbe sentirsi rivolgere queste parole dal padre. Fu uno di quei momenti indimenticabili che ci riempì completamente il cuore